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Dopo gli allarmi dell’intelligence sui cyber attacchi di Mosca, un altro fendente americano colpisce Vladimir Putin a poche ore dall’incontro di domani con Donald Trump a Helsinki. E le parole, stavolta, sono destinate a far ancora più rumore, perché giungono dal cuore della Casa Bianca e, in particolare, da uno dei più stretti collaboratori del presidente: il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton.

LE PAROLE DI BOLTON

Considerato un ‘falco’ repubblicano a causa delle sue posizioni intransigenti nei confronti soprattutto dell’Iran, il politico e avvocato statunitense, già rappresentante permanente alle Nazioni Unite, ha detto ai microfoni di Abc News che trova “difficile credere che Putin non sapesse delle interferenze russa nelle elezioni americane.

IL TIMORE DEGLI APPARATI DI SICUREZZA

Le parole di Bolton arrivano a poche ore dagli avvertimenti del direttore della National Intelligence Dan Coats, che ha definito massima l’allerta sulle intrusioni informatiche di Mosca (“Fu nei mesi precedenti all’11 settembre che, stando all’allora direttore della Cia George Tenet, il sistema lampeggiò rosso. E quasi due decenni dopo, sono qui a dirvi che l’allarme rosso lampeggia nuovamente”, ma soprattutto a seguito di un avanzamento decisivo in una delle inchieste americane più importanti degli ultimi anni, ovvero quella chiamata a far luce proprio sulle interferenze di Mosca nelle presidenziali del 2016 che hanno decretato la vittoria di Trump: il cosiddetto Russiagate.
Tutti segnali, evidenziano gli analisti, della grande preoccupazione che l’intero apparato della sicurezza statunitense nutre nei confronti dell’incontro tra la Casa Bianca e Putin.

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