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Si fa presto a mettersi il cappello da Robin Hood con tanto di arco e frecce. E lanciare lo slogan di una manovra “per il popolo”, togliere ai ricchi per dare ai poveri. Ci ha provato, riuscendoci, questa mattina Luigi Di Maio, prima di chiudersi nella stanza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, per un nuovo vertice sulla manovra, insieme a Giovanni Tria, Paolo Savona e Matteo Salvini.

“Quella che stiamo facendo sarà una manovra del popolo che aiuta gli ultimi e fa la guerra ai potenti. Dentro ci saranno il reddito di cittadinanza, il superamento della Fornero e i soldi per i truffati dalle banche. Sarà per questo che provano continuamente a mettere i bastoni tra le ruote al MoVimento 5 Stelle? Noi andiamo avanti! State al nostro fianco”, ha scritto Di Maio su Facebook. Dunque, nessun cambio di previsione e tutte le misure del contratto (sulle pensioni per la verità bisogna ancora capire il meccanismo per la quota 100, qui l’intervista all’economista Mauro Marè) dentro la legge di Bilancio in via di stesura. Con un dubbio di fondo. Sarà davvero una manovra del popolo, come afferma il capo dei 5 Stelle?

A sentire Domenico De Masi, sociologo che proprio per il Movimento ha curato alcune ricerche sul lavoro, la risposta è “dipende”. Da che cosa? De Masi ha le idee chiare. “Di Maio ha parlato di una manovra per il popolo? Sono contento ma per essere tale ci debbono essere precise condizioni. Se per esempio ci fosse la flat tax allora non sarebbe per nulla una ex finanziaria calibrata sulle fasce deboli. Se invece ci fosse il reddito di cittadinanza senza la tassa forfettaria, all’ora sì, quello che dice Di Maio sarebbe vero”.

Questione di misure, quindi. “Sì, di contenuti, può dirlo forte. La flat tax è solo un vantaggio per i ricchi, nulla più. In un Paese dove poche famiglie detengono la ricchezza di sei milioni di nuclei, non abbiamo un motivo al mondo per immaginare una tassa forfettaria. L’unica cosa che conta è la redistribuzione del carico fiscale, quello serve. E basta. Che cosa ha ottenuto Bush figlio negli Stati Uniti con un modello di flat tax? Niente, se non quello di tagliare le imposte sui ricchi”, attacca De Masi.

Tutt’altra storia il reddito di cittadinanza. “Questa sì che sarebbe una misura del popolo e per il popolo. Guai a pensare che sia uno stimolo a non lavorare, a non cercarsi un’occupazione perché tanto si prendono i soldi. La misura, così come com’è è ben concepita perché prevede, per esempio, corsi di formazione obbligatori per i titolari del reddito. Sono paletti ben precisi”.

De Masi allarga l’orizzonte della sua analisi, anche al tema delle pensioni. Anche qui i dubbi sono assai pochi. “Una pessima idea pensare di attaccare la legge Fornero. Per un motivo molto semplice, l’età si sta allungando. Qualcuno mi spieghi perché dovremmo smettere di lavorare prima. L’età, lo dicono le statistiche, si sta allungando quindi se proprio vogliamo dirla tutta col passare del tempo l’asticella deve salire. Tra quindici anni la speranza di vita si sarà allungata ancora di più e allora bisognerà rivedere tutto”.

Tutto però torna al punto di partenza, sarà una manovra del popolo? “Dipende se vince Di Maio o Salvini. Non credo che quest’ultimo abbia l’interesse verso i poveri. Però cresce nei sondaggi e sta rubando consensi al M5S. Direi che lo sta scalando. Faccio un previsione, azzardo. Credo che si metteranno d’accordo, Di Maio non rinuncerà al reddito e Salvini alla flat tax. Sarà una manovra un po’ per i ricchi e un po’ per i poveri. I classici piedi in due staffe. Molto italiano, alla fine, no?”.

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