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Sugli F-35 ci rimettiamo alle decisioni del Parlamento, ma è nostro dovere evidenziare la differenza tra ciò che potremmo e non potremmo fare a seconda di tale scelta. È quanto emerge dalle parole del generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, intervenuto oggi in audizione di fronte alle commissione Difesa di Camera e Senato. Il numero uno dell’Arma azzurra ha evidenziato le difficoltà dettate da “un regime di limitatezza della spesa”, una “coperta troppo corta” che potrebbe determinare l’erosione di capacità determinanti per la Difesa del Paese. A fronte di questo, la Forza armata è comunque riuscita a mantenere elevati livelli di efficienza, portando a compimento la vision che lo stesso Vecciarelli aveva lanciato due anni fa, al momento del suo insediamento: “Un’Aeronautica 4.0, sempre più coesa e sempre più utile al Paese”, tutta orientata “alle nuove tecnologie, all’Internet of Things, al mondo cyber e ai big data”.

I NUMERI DELL’AERONAUTICA

Oggi, ha ricordato il capo di Stato maggiore, “l’Aeronautica dispone di 43.700 unità, di cui 39mila militari e circa quattromila civili”. I numeri sono destinati però a scendere: “Una delle problematiche più grandi discende dalla legge 244 del 2012, che ha ridotto di settemila unità il nostro personale”. Al momento, ha aggiunto Vecciarelli, “siamo riusciti a ridurlo di 1.500 unità, questo vuol dire che nei prossimi sei anni (entro il 2024, ndr) dobbiamo rinunciare a 5.300 unità e che per mantenere l’efficienza del sistema dovremmo chiudere distaccamenti minori e concentrare le risorse umane sugli enti più grandi”. La seconda questione riguarda la provenienza del personale aeronautico: “Il 67% viene dal sud” e “solo il 9% dal nord”, nonostante “le esigenze di impiego ci portino ad impiegare il 25% del personale al settentrione”. Ciò significa due cose: “Che chi entra in aeronautica probabilmente non ha molte possibilità di impiego”, e “che oggi l’Aeronautica si presenta come la più grande azienda del Sud e delle Isole”.

LE ESIGENZE OPERATIVE

Passando alle capacità, il generale ha definito “elevata” la qualità dei mezzi in dotazione all’Arma azzurra. La quantità è invece “sufficiente” a livello generale, ma “non sufficiente” per alcune applicazioni, in particolari per “i sistemi di “information e decision superiority”. La quantità “è limitata anche per l’ingaggio di precisione e la sorveglianza dello spazio aereo, mentre è assolutamente limitata la qualità dei sistemi antiaerei e antibalistici, settore in cui ho il dovere di segnalarvi che siamo arrivati a numeri molto bassi”, ha spiegato ancora Vecciarelli. Inoltre, “la quantità è limitata per quanto riguarda il settore dell’ingaggio di precisione, dell’intelligence e sorveglianza e quindi degli Apr (aeromobili a pilotaggio remoto, ndr)”. È addirittura “molto limitata per gli aspetti di sorveglianza dello spazio aereo con velivoli pilotati di early warning per cui abbiamo solo due sistemi”.

SE LA COPERTA PER LA SPESA È CORTA

Ciò si lega inevitabilmente alle scelte dettate “da un regime di limitate disponibilità di spesa; la coperta è corta”, ha chiosato il generale, aggiungendo il rischio, in futuro, “di dover rinunciare a qualcosa”. A livello del personale, “la figura di cui abbiamo più bisogno è quella degli analisti, nonché delle figure legate al mondo cyber; non si forma un operatore cyber dall’oggi al domani”. Lo stesso si può dire per le infrastrutture, su cui pesa in maniera significativa il budget risicato. “Iniziamo ad avere significativi problemi con le infrastrutture legate ai sistemi d’arma vetusti, così come con gli alloggi e gli edifici”, ha notato Vecciarelli. “Ammodernarle costerebbe da 400 a 500 milioni, mentre per rimettere a livello di terzo millennio le infrastrutture logistiche ci vorrebbero almeno 150 milioni”. Eppure, “il budget attuale dell’aeronautica è di circa 18 milioni l’anno”.

TRA P.2HH…

Diverso il discorso sui nuovi velivoli. Le qualità sono “eccellenti” per tutti i programmi previsti di sostituzione, che riguardano la linea per l’addestramento (con i 345 e 346 di Leonardo), i droni (con il programma P.2HH) e i caccia di quinta generazione F-35, che andranno a sostituire Tornado e AMX. Proprio gli ultimi due sono però al centro del dibattito politico. Le commissioni Difesa di Camera e Senato affronteranno a breve lo Schema di decreto ministeriale da 766 milioni di euro per l’acquisto di venti P.2HH, realizzati insieme da Piaggio Aerospace, azienda ligure di proprietà del fondo emiratino Mubadala, e il campione nazionale Leonardo. L’esigenza operativa per questi velivoli di classe Male è evidente, ma “nella mia mente – ha aggiunto Vecciarelli, che sul tema era già intervenuto in un’audizione specifica – i P.2HH sono a disposizione di tutto il Paese, delle università e del ministero dell’Ambiente”, data l’ampia possibilità di impiego.

…E L’F-35

D’altra parte, il Joint Strike Fighter è ancora al vaglio del ministero della Difesa guidato da Elisabetta Trenta, che oggi è tornata sul tema nell’intervista al Corriere sulla Sera, ribadendo la linea delle “valutazioni tecniche”. “Riconfermo il mio modo di essere militare – ha detto Vecciarelli – noi ci rimetteremo a quelle che saranno le decisioni del Paese e del Parlamento”. Ad ogni modo, “da parte mia ho la responsabilità di indicarvi i limiti di certe operazioni lì dove avremo certi mezzi o non li avremo”, ha aggiunto il generale, lamentando anche “di non aver mai avuto la possibilità seria di illustrare analiticamente e razionalmente cosa significa avere o non avere aeroplani di quinta generazione, cosa fanno rispetto agli altri e il rapporto costo-efficacia”. Sulla questione, il capo di Stato maggiore si è detto comunque “consapevole che, in questo momento, il ministro ha molto ha cuore quello che sta a cuore anche a me: che il personale di tutte le Forze armate possa lavorare in maniera serena”.

vecciarelli, Aeronautica

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