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Come potrà comporsi il quadro euromediterraneo legato al dossier idrocarburi dopo il completamento del gasdotto Turkish Stream, pronto all’80%, da parte di Gazprom? Quali scenari si apriranno anche al termine dei lavori del Nord Stream 2, che vede l’Ucraina bypassata?

Le strategie del colosso russo si confrontano, nel medio-lungo periodo, con la nuova geografia di gas e alleanze, con i numeri record e le variabili legate alla Turchia. Fatti, analisi e scenari.

QUI GAZPROM

Gazprom sta per ultimare il gasdotto Turkish Stream, che fornirà gas russo alla Turchia attraverso il Mar Nero a partire dal prossimo anno. È completo all’80%, ha detto il Ceo Alexei Miller. Sta inoltre pianificando l’apertura del gasdotto Nord Stream 2 entro la fine del prossimo anno, scavalcando l’Ucraina, in accordo con Berlino.

Una strategia che passa da due elementi: la realizzazione dei grandi progetti di esportazione di Gazprom in Europa che continuano appunto col Nord Stream 2; e i numeri che vedono, da gennaio a oggi, esportazioni per oltre 133 miliardi di metri cubi di gas in Turchia e nell’Ue, con un aumento del 5,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Il gasdotto Turkish Stream è al momento poggiato su 1.500 chilometri di tubi già assemblati, a quattro anni dall’annuncio effettuato dal presidente Putin ad Ankara nel dicembre 2014, in sostituzione del gasdotto South Stream che sarebbe stato costruito in cooperazione con i paesi dell’Ue.

La prima linea del gasdotto sarà destinata al mercato turco, mentre la seconda alla fornitura di gas ai paesi dell’Europa meridionale e sud-orientale. La capacità di ogni linea raggiunge 15,75 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

TREND

Dall’ultimo consiglio di amministrazione è emerso che Gazprom, al 31 dicembre 2017, disponeva della più grande quantità di riserve di gas naturale nel mondo, pari a 35,4 trilioni di metri cubi. Numeri che saranno oggetto di una ulteriore valutazione legata all’adozione di una nuova classificazione russa delle riserve, accanto alle previsioni del registro statale. Queste procedure dovrebbero essere completate entro la fine del 2020.

Emerge che entro il 2040 il colosso provvederà a sviluppare il nuovo programma per minerali e materie prime dopo aver aggiunto 852,9 miliardi di metri cubi alle sue riserve, stabilendo così un record assoluto. Ha inoltre annunciato un aumento del 65% dei suoi profitti netti nella prima metà del 2018, ovvero 630,8 miliardi di rubli (7,9 miliardi di euro), mentre il suo fatturato è salito del 24% a 3,97 miliardi di rubli.

SCENARI

Il quadro che vede in prima fila il Turkish Stream e il Nord Stream 2 viene arricchito da un’altra componente: le nuove esplorazioni nella regione Nadym-Pur-Taz, nella Repubblica di Sakha (Yakutia) e nella regione di Irkutsk, oltre che nel giacimento offshore Artico. I tre bacini sono il Mare di Barents, il Mare di Kara e il Mare di Okhotsk.

I giacimenti scoperti lì, che hanno influito sulle riserve complessive di gas, potranno essere implementati entro il 2021 grazie allo sfruttamento dei giacimenti di Leningradskoye e Yuzhno-Kirinskoye. Per un trend generale che, quindi, vedrà il gas fortemente presente in Europa anche grazie alle nuove strutture come il Nord Stream 2, il Tap e il Turkish.

I titoli dedicati vanno molto bene alla borsa di Mosca, con l’indice del petrolio e del gas in aumento: Gazprom guadagna l’1%, Lukoil l’1,3% e Surgutneftegas l’1,7%. Il motivo risiede nel fatto che i prezzi dell’energia maggiorati, sommati al rublo indebolito, hanno visto i profitti del secondo trimestre lievitare per i maggiori gruppi petroliferi e del gas.

Gazprom al momento è al primo posto della spesa complessiva, e anche il leader nello sviluppo di gas e petrolio midstream: entro sette anni investirà 71 miliardi di dollari per 18 condotte.

Sullo sfondo la cornice europea. In Germania la società tedesca Uniper ha dichiarato di essere “pienamente impegnata” nei confronti del gasdotto Nord Stream 2, nonostante “un brutto presentimento” per le sanzioni statunitensi contro la Russia. La stessa Uniper, riportano alcuni media, avrebbe stipulato un contratto con l’impegno di prestare circa 900 milioni di euro a Gazprom per coprire un decimo dei costi di costruzione di Nord Stream 2.

Mentre in Turchia i timori per una eventuale destabilizzazione istituzionale, proprio alla vigilia della conclusione dei lavori del Turskish Stream, potrebbero essere stemperati dall’idea del governo tedesco di sostenere finanziariamente le banche turche in sofferenza.

Spina nel fianco l’Ucraina, con il presidente Petro Poroshenko certo sul futuro della diatriba per le perdite sui contratti del gas: “I russi non ci controlleranno e non ci metteranno mai più in ginocchio con il ricatto del gas. Inoltre abbiamo vinto la causa presso la corte di Stoccolma e i russi pagheremo all’Ucraina una perdita di 4.6 miliardi di dollari”.

twitter@FDepalo

 

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