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Gramsci affermò che “la storia è maestra, ma non ha scolari”. Triste, ma sembra che sia proprio così. Quel pessimismo sembra giustificato. Abbiamo assistito negli ultimi tempi ad un crescendo di violenze verbali e ora anche fisiche a danno di minoranze: omosessuali, rom e sinti, migranti e richiedenti asilo. Alla base di tale odio c’è come sempre la distinzione noi/loro.

Cambiano col tempo queste definizioni: chi siamo noi? chi sono loro? Esclusione e discriminazioni sembrano tornare strumenti di battaglia politica. Siamo tutte e tutti colpevoli di questa deriva pericolosa. In Italia, l’odio profondo che covava sotto le ceneri della storia è esploso in  modo netto già nel 2013, quando la prima donna nera eletta in Parlamento e poi diventata ministra, Cecile Kyenge, fu aggredita da più parti con insulti misogini e razzisti, non solo da gente comune, il che era già osceno, ma da illustri rappresentanti delle istituzioni e di importanti partiti che avevano fino a quel momento governato il Paese, come Calderoli della Lega Nord e Salvini oggi.

In quel momento la reazione doveva essere più forte e netta contro questi agitatori di odio. Ma la reazione dei più è stata troppo timida. Il fatto che il Senato abbia negato, a suo tempo, l’autorizzazione a procedere contro Calderoli, fu un precedente pericoloso. Oggi, in Italia ma non solo, le violenze anche fisiche contro le minoranze sono diventate sempre più spregiudicate e frequenti.

Se in Italia le cose vanno male, in Germania forse anche peggio. Dopo l’assassinio di un 35enne, accoltellato durante una festa a Chemnitz, in Sassonia, la polizia ha fermato due ventenni di origine straniera. Questo è stato sufficiente per scatenare una reazione nella città di una violenza impressionante. Fomentato da AfD, il partito di estrema destra ora in Bundestag, si è riunito un corteo con circa 2000 manifestanti espressione di gruppi neo-nazisti come NPD, Hooligans e altre formazioni della destra estrema extra-parlamentare. Si sono verificate violenze e aggressioni, tanto che è stato sconsigliato ai migranti di farsi trovare in giro da fonti ufficiali, poiché il livello di odio e violenza è stato tale che Chemnitz è diventata una polveriera. Era letteralmente caccia allo straniero.

Poca polizia presente a presidiare la manifestazione, sfociata in gesti che in Germania sono stati fino a poco fa impensabili: gente orgogliosa di fare il saluto nazista in piazza vomitando odio contro gli stranieri, tutti. Un odio generalizzato e un preludio di ciò che potrebbe essere.

La storia non si ripete mai uguale a se stessa. Ma è facile ritrovare in quanto accade in Europa, tra Italia e Germania, passando per l’Austria, la Polonia e l’Ungheria, similitudini sconcertanti. Come ha detto Liliana Segre in un’intervista che mi ha concesso per CILD pochi mesi fa.

Quindi, che fare? La difesa dello stato di diritto e dei valori che hanno fondato l’Unione Europea così come i principi alla base delle nostre costituzioni non si difendono da sé e non sono da soli sufficienti a garantirci la pace. Ciascuna e ciascuno di noi ha un dovere morale, storico, etico, sociale e politico affinché quello che è accaduto non si ripeta e che ciò che abbiamo ottenuto, al prezzo di milioni di morti innocenti, non vada perduto. Serve una resistenza civile grande: reagire con urgenza e forza a questa deriva xenofoba ed estremista, poiché lo smantellamento dei presidi di civiltà che abbiamo costruito nei decenni passati sono a rischio e questo significa un pericolo per tutte e tutti.

Non permettiamo che questi focolai di odio e razzismo, per quanto virulenti, abbiano gioco facile e che si sentano liberi, parandosi dietro una presunta illimitata libertà di espressione, di far precipitare le nostre società, di nuovo, nell’oscurità profonda degli estremismi e dei fascismi.

Reagire, ora e con forza, non rimanendo indifferenti davanti a chi offende e minaccia, ma parlare e dimostrare che nel nostro tempo e nella nostra società non c’è spazio per odio, razzismo, xenofobia, omofobia, misoginia e qualsiasi altra patologia del passato. Diciamo no. Agiamo!

Violenza e fascismo. A Chemnitz è il caos

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