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Triste e vergognoso, al limite della sopportazione, che un ministro dell’Interno rifiuti e irrida i migranti eritrei giunti in Italia, giocando sulla loro pelle in nome della retorica arcigna dei “porti chiusi”. A parlare è Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, nel suo editoriale di oggi in cui non risparmia ai “presunti appassionati della nostra patria” parole durissime nei confronti della posizione politica assunta dal leader della Lega di tenere costretti in porto sulla nave Diciotti i migranti provenienti in gran parte dall’Eritrea.

“Nessun essere umano può essere lasciato o rigettato nel pericolo, che si tratti del mare o di “lager” altrui. A nessun essere umano può venire negato il diritto di essere guardato in faccia e di essere riconosciuto – bambino, donna, uomo – nella sua condizione reale e nella verità del suo bisogno”, scrive Tarquinio.

Una politica con la minuscola, sottolinea il direttore del quotidiano dei vescovi: “Le persone di cui parliamo stanno subendo l’ultima ingiustizia di una catena già troppo lunga, e la subiscono proprio nel nostro Paese e di nuovo per una deliberata azione della nostra politica (e la minuscola, qui, non basta a dirne la pochezza). Con un ministro e capopartito che li rifiuta e li irride, minacciando una crisi di governo, giocando sulla loro pelle in nome della retorica arcigna dei “porti chiusi” (mentre in realtà approdi avventurosi continuano in altri punti delle nostre coste) e arrivando a progettare di riprecipitarli tutti nell’inferno libico”.

“E se – afferma in conclusione Tarquinio – è legittimo e del tutto condivisibile l’obiettivo del governo Conte di responsabilizzare l’Europa concordando una nuova e più efficace regola di accoglienza comunitaria nella Ue di richiedenti asilo ed emigranti” è invece “illegittimo ed è vergognoso perseguire tale obiettivo, e forse anche altri, più spregiudicati, “usando” persone inermi prese “in ostaggio” dopo il sacrosanto intervento umanitario che le ha sottratte a un rischio acuto e imminente”.

Parole al vento? Per Libero sì. “La parte di Chiesa che predica l’accoglienza sempre e comunque predica nel deserto”, scrive questa mattina il direttore Pietro Senaldi. Perché in realtà, chi si professa credente, avrebbe idee ben diverse sull’immigrazione e su come il governo sta affrontando la questione. E secondo il sondaggio pubblicato da Libero, i risultati “non ammettono appelli”.

In base a quanto emerge dalla ricerca del centro studi Analisi politica fondato e diretto dal demoscopo Arnaldo Ferrari Nasi, per gli elettori credenti il ministro dell’interno “è la persona più degna di fiducia anche sul tema dell’immigrazione. Non solo – continua Libero – il 77% di loro vorrebbe che il leghista accentuasse la linea dura”.

L’emergenza clandestini inoltre compatterebbe i cattolici ancor più delle battaglie storiche della Chiesa con l’effetto di far spostare l’elettorato credente verso il centrodestra e la Lega. Il sondaggio dimostrerebbe infatti come la scollatura tra gerarchie ecclesiastiche e credenti sul caso immigrazione sia più profonda che su altri temi, quali aborto, eutanasia e matrimoni omosessuali. E se 5 anni fa i fedeli si dividevano equamente tra centrosinistra e centrodestra, oggi il rapporto è 39% e 61% con il partito di Salvini che fa la parte del leone raccogliendo il 31% delle intenzioni di voto cattoliche che cinque anni fa non superavano il 4%. Crollano invece il Pd dal 29% al 19% e Forza Italia dal 33 all’11%, mentre è in salita M5S dal 20% del 2013 al 26% attuale.

“Salvini – scrive Senaldi – sembra essere il solo consapevole che ogni ora che gli immigrati passano in più sulla nave, il suo consenso sale. Agli occhi della gente il ministro dimostra di saper tenere il punto e la Diciotti al molo carica di immigrati è assurta a simbolo delle colpe, dell’egoismo e delle ambiguità dell’Europa”.

Così Avvenire scomunica il Capitano della Lega (confortato da Libero)

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