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“L’atlantismo è per me una forma culturale, prima che politica. Il forte legame con gli Stati Uniti rimane essenziale per il nostro Paese. È un valore fondamentale anche nella formazione delle coscienze dei giovani”. A parlare è Gianni De Gennaro, presidente di Leonardo e del Centro Studi Americani in un’intervista a Il Sole 24 Ore.

“Qui al Centro Studi Americani, con le nostre conferenze e i nostri seminari, ospitiamo moltissimi ragazzi. E, in un passaggio come questo in cui esistono poche certezze, la diffusione della cultura e del dialogo, della ricerca e del confronto intellettuale è una bussola utile per dare un senso alle cose”.

L’istituto di via Caetani è cruciale nell’architettura diplomatico-culturale di De Gennaro. “Al Centro Studi Americani stiamo lavorando sui settant’anni del Piano Marshall, – spiega – il grande programma politico ed economico degli Stati Uniti con cui l’Europa trovò una sua strada verso il futuro dopo il disastro della Seconda guerra mondiale. Penso che quello sia un modello utile per provare a ripensare il destino dell’Africa. Le migrazioni bibliche sono il risultato di condizioni economiche e sociali estreme. Oltre all’accoglienza, diventa indispensabile immaginare, in particolare in Europa e dall’Europa, interventi strutturali nel sud del Mondo”.

Presente, passato e futuro si incrociano, inevitabilmente. Nel ricordare quindi il “vecchio atlantismo”, un periodo in cui si fronteggiavano i due blocchi, le democrazie occidentali e il socialismo reale, l’ex capo della Polizia ricorda “il capo dei servizi segreti di Gheddafi. Era un fine intellettuale, un professore universitario. Le carovane che portavano i migranti dai Paesi confinanti con la Libia passavano per il deserto. Mi raccontò che il capocarovana più imprendibile era cieco. Guidava quelle lunghe file di uomini toccando la sabbia del deserto e decidendo così dove andare. L’esercito di Gheddafi non riusciva a catturarlo”.

“Oggi – spiega De Gennaro – noi siamo come quel capocarovana cieco. Il profilo delle dune della Storia è diverso da quello del vecchio mondo. Dobbiamo provare ad auscultare la sabbia per capire come si stanno riconfigurando gli equilibri”.

L’America ha espresso alla Casa Bianca Donald Trump, un outsider rispetto alle tradizioni del Partito Repubblicano e del Partito Democratico. “Nonostante tutti i cambiamenti – riflette De Gennaro – il nostro rapporto privilegiato con gli Stati Uniti ha una sostanza e un metodo che si sono costruiti negli anni Ottanta e che ho potuto toccare con mano nella mia attività professionale. La solidità di questa relazione è continuata anche quando, da una parte e dall’altra dell’Atlantico, sono cambiati i governi e i loro orientamenti politici. C’è una continuità di fondo: nella sicurezza, ma non solo”.

(Fonte: Sole 24 Ore – Adnkronos)

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