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Il presidente di Cipro del Nord Mustafa Akinci si è detto favorevole a una “soluzione provvisoria” per risolvere la questione delle esplorazioni di idrocarburi nella zona economica esclusiva di Cipro. Il problema, secondo le parole di Akinci, troverebbe fondamento nella percezione greca-cipriota che “tutto gli appartenga”. Parole ferme che non lasciano spazio a fraintendimenti e che mettono in chiaro una volta per tutte la posizione di Ankara nella faccenda: “Concedendo le licenze per esplorare, stanno cercando di mettere la Turchia contro le società straniere e gli stati di appartenenza”, ha aggiunto il leader Akinci.

Mustafa Akinci si è mostrato comunque propenso ad una mediazione e ha riferito inoltre che “bisogna trasformare il mare a largo di Cipro da un’area di controversie a una di cooperazione”. La proposta avanzata prevederebbe anche l’istituzione di un comitato congiunto composto dalle entrambe le fazioni cipriote. Una soluzione che naturalmente permetterebbe ad Ankara, in nome di una “ricchezza comune”, di avviare delle proprie esplorazioni.

Inizierebbero dunque a dissolversi le nubi intorno alle prossime mosse turche sulla questione del controllo delle riserve di idrocarburi? Queste dichiarazioni, non dobbiamo comunque dimenticare, si pongono a margine in un’escalation di tensioni che vanno ormai avanti da più di dieci giorni. Infatti, la crisi scaturita dal blocco della piattaforma Saipem 12000, fermata dalla marina militare turca nella zona economica esclusiva di Cipro, va allargando sempre di più i suoi confini, mettendo a rischio la stabilità di una un’intera regione, senza esclusioni.

Ad oggi, inoltre, le ingenti forze dispiegate dalla marina turca comprenderebbero anche una fregata, una corvetta, due barche d’assalto, due sottomarini e una nave cisterna. Una presenza massiccia che viene giustificata dalla Turchia con le missioni di sorveglianza che la marina starebbe conducendo tre mesi. Ma la realtà ci pone di fronte a una situazione dai labili contorni di certezze e, la presenza della nave cisterna e di un’unità di rifornimento, potrebbe significare che Ankara conti di mantenere a lungo il blocco della piattaforma di bandiera Italia. Una soluzione che, quindi, si direbbe ancora lontana ma che inizia pian piano a sbloccarsi.

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