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Il centro-destra galoppa al 36% trainato da Forza Italia (Fi 17,9%, Lega al 12,3%, Fdi al 4,6% e Noi con l’Italia all’1,2%), i Cinque Stelle sono il primo partito ma non riescono ad andare oltre il 27,6%, seguiti dal Pd (23,6%) che guida la coalizione di centro-sinistra a quota 27% (con Civica Popolare all’1,5%, Più Europa all’1,2% e Insieme con lo 0,8%), mentre Liberi e Uguali si arresta al 5%. In coda un inaspettato 2,7% di Potere al Popolo e le Destre/Casa Pound con l’1,5%. Questo il quadro delineato dalle ultime proiezioni di voto di Lorien Consulting, società di ricerche di mercato del WPP Group.

Giovedì la direttrice generale di Lorien Elena Melchioni ha presentato gli ultimi rilievi elettorali al Tower Floor di piazza Venezia nello studio di Curtis, Mallest-Prevost, Colt e Mosle LLP in occasione dell’evento “Elezioni 2018 what’s next?”. L’incontro è stato animato da un dibattito, moderato dal giornalista Frediano Finucci di La7, cui hanno preso parte alcuni candidati dei più importanti partiti in corsa: Guido Crosetto (Fdi), Giuliano Fedriga (Ln), Carla Ruocco (M5s), Luciano Nobili (Pd), Piercamillo Falasca (+Europa), Deborah Bergamini (FI), Anna Falcone (Leu), Emilia Garito (10 volte meglio). Le proiezioni di Lorien precedono l’ultimo sondaggio della società, prima che cali la scure, questo 16 febbraio, del blackout dei sondaggi previsto dalla legge, che da qui al 4 marzo lascerà spazio alle tradizionali “corse di cavalli” e agli immancabili “conclavi” elettorali.

LE PROIEZIONI LORIEN

Un primo appunto, i dati vanno contestualizzati: il campione preso da Lorien, ha spiegato la Melchione, è di 1000 persone, e alle ultime intenzioni di voto ha risposto solo il 74% degli interrogati. Per di più il Rosatellum bis non rende la vita facile ai sondaggisti: l’analisi dei collegi impone lo studio di “una distribuzione capillare e differenziata”, e inoltre “per i partiti tra l’1% e il 3% la ripartizione dei voti può cambiare tantissimo”. Fatte le dovute precisazioni, il quadro parla chiaro: il centro-destra continua crescere, ma è Silvio Berlusconi ad avere il timone, non Matteo Salvini. La forbice non è da poco, 17,9% i forzisti, 12,3% la Lega, mentre Giorgia Meloni non riesce ancora a toccare quota 5% e Noi con l’Italia è ben lontano dal 3% indicato come obiettivo minimo. Se ne risentirà il leader del Carroccio, che proprio in questi giorni, mal sopportando la (ennesima) investitura del Cav, inaudita alteram partem, di Antonio Tajani come candidato premier, era tornato a riproporre la sfida iniziale: chi nella coalizione otterrà più voti salirà a Palazzo Chigi. Il centro-sinistra di Matteo Renzi ed Emma Bonino, azzoppato da Leu di Grasso e Boldrini, verso cui, rivela lo stesso studio Lorien, “è migrato il voto della sinistra”, non regge il passo e deve stare a guardare uno scontro a due fra 5 stelle e centro-destra preannunciato da tempo. Attenzione però, perché a volte si dimentica che è il presidente della Repubblica a dare l’incarico di formare un governo. Nel 2013 Giorgio Napolitano incaricò il primo partito, allora il Pd di Bersani. Oggi il primo partito sono i Cinque Stelle, ma se Sergio Mattarella scegliesse di interpellare la forza con il più grande gruppo parlamentare, il centro-sinistra potrebbe tornare in pista. Di più, indiscrezioni giornalistiche delle ultime ore parlano di un capo dello Stato propenso a scegliere non un partito né un gruppo, bensì la“personalità” che ha più chances di creare una maggioranza.

LE BARUFFE FRA PD E +EUROPA

All’ultimo piano della torre di piazza Venezia, vista Vittoriano, i candidati invitati al dibattito hanno preso atto delle ricerche di Lorien, chi con un sorriso smagliante (Bergamini, ad esempio), chi invece più scettico, come Carla Ruocco, sicura che le settimane finali sgonfieranno i numeri della coalizione di Berlusconi. Il clima a tratti si fa teso, ma a bisticciare non sono gli avversari dichiarati. I battibecchi sono anche e soprattutto interni alle coalizioni, e questo è un indizio non da poco. Falasca difende la linea pro-austerity di Emma Bonino, “una delle figure più credibili del panorama politico”, e bacchetta i dem. “Sono uscite negli ultimi giorni indiscrezioni per cui se +Europa fa più del 3% ruba dei parlamentari al Pd” lamenta il candidato, per poi ammonire: “Se qualcuno insuffla determinate analisi nel PD faremo in modo che non lo faccia più, perché è controproducente”.

I candidati del centro-destra si dividono su una domanda che da tempo aleggia nel dibattito pre-elettorale: in caso di ingovernabilità (quasi certa, lo dimostrano le proiezioni Lorien) Berlusconi salterà il fosso per un Nazareno bis, in barba a impegni, lettere, contratti con gli italiani? Bergamini nega convinta, “ci metto una mano sul fuoco”, Fedriga si dice “ottimista” sulla solidità della coalizione.

FLAT TAX PROTAGONISTA

È lei la vera star della campagna elettorale: la flat tax. Poco importa che vi siano o meno le coperture, un italiano su tre (33%) la ritiene credibile, spiega la direttrice di Lorien, perché “è un punto contestualmente nuovo, credibile, che ha raggiunto gli italiani”. Non sorprende allora che il centro-destra sia avanti nei sondaggi, tanto più che solo una promessa elettorale, rivela Lorien, riscalda gli elettori più della flat tax: l’abolizione della legge Fornero (36% degli intervistati), tanto cara a Salvini, un po’ meno a una parte dei forzisti. “Se le proposte del Cd sono popolari non vuol dire che siano fattibili od opportune” commenta stizzito il boniniano Falasca. La flat tax svetta alta nei sondaggi anche sul cavallo di battaglia dei pentastellati, il reddito di cittadinanza. Ruocco difende il jolly del Movimento: non una misura assistenziale, ma per “ricollocare i giovani con un percorso di formazione”.

 

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