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Tim e governo italiano mai così vicini. Il progetto per la separazione della rete più volte caldeggiato dall’esecutivo, per creare due distinte società, una dei servizi, l’altra per il network, ha registrato oggi uno sprint importante. Lo si è capito al termine dell’incontro al ministero dello Sviluppo Economico di questa mattina tra il ceo di Tim, Amos Genish e il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda (nella foto). Governo e società Tlc, controllata dai francesi di Vivendi, hanno infatti trovato l’intesa di massima sullo scorporo della rete.

IL VERTICE GENISH-CALENDA

Il dato uscito dal vertice a Via Veneto è questo. Il prossimo 6 marzo il board di Tim esaminerà, unitamente al nuovo piano industriale, anche il progetto di separazione della rete dei cavi. Rete che verrà conferita a una società distinta dalla casa madre Tim ma controllata al 100% dalla stessa. Non è un caso che lo stesso Calenda abbia usato toni enfatici per commentare l’incontro con Genish e la relativa intesa che ne è scaturita, che confermano la ritrovata sintonia dopo le frizioni dell’era Flavio Cattaneo, ex ceo del gruppo telefonico, ora al comando di Ntv. “È un dato epocale perché di questa cosa si parla da 20 anni e per la prima volta viene presentato un piano razionale, articolato che prevede una societarizzazione della rete”. D’altronde, e non è un mistero, il governo italiano ha più volte auspicato lo scorporo della rete Tim.

LA SINTONIA TRA TIM E GOVERNO

Decisamente euforico anche Genish, il manager israeliano chiamato dal patron di Vivendi, Vincent Bollorè, alla guida della controllata Tim. “È stato un incontro molto positivo. Abbiamo presentato un’ipotesi di evoluzione volontaria del modello di separazione della Rete, risultato dell’importante lavoro di collaborazione avviato con l’Agcom (l’Autorità per le comunicazioni, ndr). Si tratta di una proposta che porterebbe alla creazione di un’entità legale separata controllata al 100% da Tim, con un alto livello di corporate governance”, ha dettagliato Genish, che ha incassato anche le lodi dello stesso Calenda, il quale ha definito il lavoro del manager di Tel Aviv, “buono e coraggioso”. Tornando a Gehish, “questo progetto è un enorme passo avanti che segnerebbe una svolta epocale creando un modello di parità di trattamento di tutti gli operatori unico in Europa”, ha detto.

I PROSSIMI PASSI

Adesso resta da capire quali siano i prossimi passi. Il progetto di scorporo presentato oggi dai vertici dell’ex Telecom, è comunque solo allo stadio preliminare. Adesso è atteso alla prova del board, chiamato a pronunciarsi il prossimo 6 marzo. Parallelamente dovranno lavorare le autorità italiane, l’Agcom su tutte, per dare tutte le necessarie autorizzazioni. D’altronde, per ammissione dello stesso Calenda, si tratta di “un’operazione molto significativa in termini di numeri: va fatta presto, con tutte le cautele e attenzioni, ma bene”. Sullo sfondo rimane comunque la questione della possibile quotazione della nascente società della rete. Ma su questo il responsabile dello Sviluppo non si è sbilanciato più di tanto. “Adesso siamo un pezzo prima, bisogna fare tutti i passaggi”. Tradotto, prima lo scorporo, poi si verà.

LA QUESTIONE GOLDEN POWER

C’è un ancora un altro fronte però, quello della golden power. Esercitata dal governo italiano lo scorso ottobre, decisione contro la quale la stessa Tim ha mosso ricorso al Colle. Ma, giova ricordarlo, di questo oggi non si è parlato allo Sviluppo, come chiarito da Calenda. “Non si è neanche fatto cenno, loro lo hanno dovuto fare”. Semmai, è assai probabile che le istituzioni abbiano una rappresentanza all’interno del board della nuova società. Ancora una volta è stato Calenda a dare indicazioni. “C’è la normativa sul golden power che prevede una persona di gradimento nel board di Tim, così sarà nella nascente società della rete”.

LA POLEMICA CALENDA-FASSINA

A pochi minuti dalla fine dell’incontro con Genish, è scoppiata la polemica tra lo stesso Calenda e l’ex viceministro all’Economia, Stefano Fassina. Quest’ultimo ha attaccato Calenda invitandolo “a essere un po’ più cauto sulla proposta di Tim di separazione legale delle sue reti di trasmissioni. La rilevanza per la sicurezza nazionale e per la nostra democrazia delle reti Tim e in particolare di Telecom Sparkle non può essere garantita semplicemente dal trasferimento degli asset a una società ad hoc comunque controllata da Tim. Qualunque sia la soluzione per la governance. È necessaria, invece, la nazionalizzazione della rete attraverso la società delle reti di Cdp. Soltanto così si può tutelare il nostro interesse nazionale”. Pronta la risposta via Twitter di Calenda. “Stefano sono 30 anni che chiediamo la societarizzazione della rete anche per ragioni di trasparenza e sicurezza. Ora questo primo passo è a portata di mano. È una cosa importante poi quando vincerai le elezioni rinazionalizzerai tutto, pure i panettoni”.

 

Ecco come Tim e governo trovano la sintonia sullo scorporo della rete

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