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Sì, Donald Trump ha mantenuto la promessa, ovvero tagliare le tasse alle imprese americane (qui lo speciale di Formiche.net). Ma potrebbe non aver calcolato proprio tutto. E cioè, se è vero che con meno soldi da versare allo Stato le aziende possono aumentare la propria spesa per gli investimenti e l’acquisto di beni, allora è anche vero che molto dipende dal mercato cui si rivolgono. Se comprano in Cina, per esempio, allora la mossa di Trump rischia seriamente di rivelarsi un boomerang. Almeno secondo l’opinione degli economisti di Credit Suisse, tra le maggiori banche d’affari al mondo.

Secondo il capo economista di Credit Suisse, James Sweeney, è tutto molto semplice. Con più risorse a disposizione le imprese hanno più spazio di manovra per investire, se non fosse che il grosso della spesa sta interessando proprio la Cina, che Sweeney considera la “fabbrica del mondo” sbilanciando il deficit commerciale. E così proprio mentre Trump impone pesanti dazi alle importazioni a difesa dell’industria Usa, il taglio delle tasse rischia di vanificarne l’effetto. “La riforma fiscale voluta da Trump spinge il deficit in misura maggiore perché le aziende acquistano beni capitali per lo più in Asia”, ha spiegato da Hong Kong l’economista del Credit Suisse.

L’economista ha affermato che la Cina rappresenta circa il 30% della capacità produttiva globale, una situazione che si protrarrà nel futuro. Il che significa che le tensioni commerciali tra le due maggiori economie del mondo non sono destinate a ridursi. Al contrario. Trump ha spesso puntato il dito contro la Cina per le sue pratiche sleali nel commercio internazionale, incolpando il gigante asiatico del massiccio deficit commerciale, che lo scorso anno ha toccato il massimo storico di $ 275,81 miliardi. Il problema fin qui evidenziato rischia anche di avere ripercussioni sul dollaro. “Il peggioramento del disavanzo delle partite correnti”, ovvero Usa e Cina, “è uno dei motivi per cui Credit Suisse detiene una posizione ribassista sul biglietto verde. Questo nonostante il rafforzamento dell’economia spingerà la Federal Reserve ad aumentare di ben quattro volte il costo del denaro nel 2018”.

E pensare che proprio il taglio alle imposte deciso da Trump, i suoi effetti, domestici, li aveva avuti. WalMart ha recentemente deciso di alzare da 10 a 11 dollari il salario minimo orario dei propri dipendenti americani dislocati in 4.700 punti vendita, concedendo un bonus una tantum fino a 1.000 dollari per tutti quei lavoratori che ne hanno i requisiti. Vale a dire per chi ha oltre vent’anni di anzianità.

Nato golfo muro

Un boomerang per Donald Trump. Così il taglio delle tasse rischia di favorire la Cina

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