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Resta alta l’attenzione per l’imminente caduta della Stazione spaziale cinese, fuori controllo dallo scorso anno. L’ampia zona su cui la Tiangong-1 potrebbe impattare comprende anche l’Italia centro-meridionale. Ma niente paura, l’attività di monitoraggio è continua e la Protezione civile è a lavoro per le misure da approntare nel caso, ancora “improbabile”, di una caduta sul territorio nazionale.

IL TAVOLO TECNICO

Sulla vicenda è attivo un tavolo tecnico a cui partecipano, oltre alla Protezione civile, l’Agenzia spaziale italiana (Asi), il consigliere militare della presidenza del Consiglio, i ministeri di Interno, Difesa ed Esteri, l’Enac, l’Enav e l’Ispra. Inoltre, l’Asi partecipa al monitoraggio internazionale, avendo coinvolto il Centro di geodesia spaziale situato a Matera.

DOVE E QUANDO

Secondo quanto comunicato nell’ultimo aggiornamento, la più recente stima dell’Asi definisce il primo aprile come data nominale, con intervallo di confidenza di circa 48 ore per raggiungere il 95% di certezza. L’impatto dovrebbe dunque avvenire tra il 29 marzo e il 3 aprile, in una zona che va dal 44esimo parallelo nord al 44esimo sud, un’area immensa che per il 70% è coperta dall’acqua. Lo scorso giovedì, l’aggiornamento dell’Ufficio per la Space Debris dell’Esoc, il centro dell’Agenzia spaziale europea (Esa) che si occupa delle operazioni spaziali, aveva presentato una finestra temporale e spaziale più ristretta, affermando che la caduta era attesa tra il 30 marzo e il 2 aprile, dal 43esimo parallelo nord a quello sud. In questo secondo caso, l’Italia sarebbe coinvolta da una linea che collega Macerata e Assisi in giù.

NORME DI AUTOPROTEZIONE

Ad ogni modo, tali finestre sono destinate ad accorciarsi via via che si avvicina l’impatto. La certezza assoluta sul quando si avrà solo un paio di giorni prima, mentre sul dove si dovrà attendere che la Stazione raggiunga i 90 chilometri di altitudine, quando inizierà a bruciare e mancheranno solo 6 ore all’arrivo a terra dei diversi frammenti. Attualmente il “Palazzo celeste” (questo vuol dire il nome Tiangong) dovrebbe pesare 7.500 chilogrammi, distribuiti in un proiettile di oltre dieci metri per 3,5 di diametro.

Alcuni dei frammenti che verranno prodotti dal passaggio in atmosfera, come ha confermato la Protezione civile diramando delle “norme di autoprotezione”, potrebbero perforare tetti e solai, anche se è “poco probabile” che riescano a provocare il crollo di edifici. Tra le altre cose, la Protezione civile consiglia di mantenersi ad almeno 20 metri di distanza da eventuali frammenti che arrivino a terra. La preoccupazione è legata al fatto che potrebbero contenere idrazina, una sostanza particolarmente tossica e corrosiva. In linea di massima, il consiglio è di evitare i luoghi aperti e di stare lontani dalle finestre, magari ai piani più bassi e comunque in corrispondenza dei muri portanti o sotto le volte delle porte. Tutto questo, lo ripetiamo, nel caso di un impatto che resta molto improbabile sul territorio del nostro Paese.

IL RUOLO DI VITROCISET

Allo sforzo nazionale per il monitoraggio della Tiangong partecipa anche Vitrociset, azienda italiana dell’aerospazio. La società guidata da Paolo Solferino, che col nuovo Piano industriale punta forte anche sul settore spaziale, da due mesi supporta la fase di studio (condotto da Asi, Inaf e Difesa), in particolare per le caratteristiche dei sensori radar (e stima dei costi associati) dedicati al tracking del rientro della stazione cinese. “Il contributo di Vitrociset per il rientro della Tiangong è fondamentale”, ci ha spiegato Solferino. “I sensori radar nazionali che sono stati presi come riferimento nella fattibilità sono operati dai nostri ingegneri specialisti presso il Poligono Interforze di Salto di Quirra (Pisq)”, ha aggiunto il manager. “Questi radar sono particolarmente adatti a seguire la traiettoria della Tiangong; il primo MFDR-MR è un sensore di tracciamento monostatico, il secondo BIRALES è un sensore di sorveglianza radar bistatico, il cui trasmettitore TRF, interamente di nostra progettazione e produzione, è posizionato al Pisq, mentre il ricevitore, Croce del Nord dell’Inaf, è posizionato a Medicina vicino Bologna”. Si tratta, ha rimarcato Solferino, “dell’impiego di assetti facenti parte di un settore altamente strategico per il nostro Paese, comunemente definito Space surveillance and tracking (Sst), per la sorveglianza e riconoscimento di oggetti, anche di piccole dimensioni come nanosatelliti o detriti spaziali, alle basse orbite di rotazione intorno alla terra”.

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La Stazione spaziale cinese, i consigli della Protezione civile e il ruolo di Vitrociset

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