Skip to main content

Quale è l’età ‘ideale’ per andare in pensione? Su questo tema ci si sta accapigliando in campagna elettorale. Cerchiamo di fare chiarezza, senza parteggiare per gli schieramenti in campo. In un sistema, come quello italiano e di un’altra trentina di Paesi, NDC (Notional Defined Contribution), in cui la spettanze pensionistiche sono basate sui contributi versati e sul montante che si è accumulato (in base a parametri e coefficienti definiti per legge) non ci dovrebbero essere ‘età legali’ né ‘di vecchiaia’ né di ‘anzianità’ come illustrato su Formiche dell’8 febbraio.

Tali ‘età legali’ sono discriminatorie nei confronti di cui vuole andare in pensione presto e si accontenta di un assegno basso ed anche di chi vuole e può continuare a lavorare sino a tarda età. Ad esempio, il mio ‘maestro’, Isaiah Frank alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies di Washington ha insegnato quattro corsi l’anno (e supervisionato diverse tesi) sino all’età di 85 anni, quando ha smesso a ragione di un cancro che ne ha causato il decesso tre anni dopo. Era considerato un grande docente di economia internazionale sino a quando ha dovuto lasciare; e per lui, presente in università dalle 9 alle 18, l’insegnamento e i contatti con gli studenti erano un toccasana.

È comprensibile, invece, che chi ha un lavoro pesante o ripetitivo, voglia andare in pensione prima, specialmente se ha altri redditi con cui integrare una rendita più bassa e gli possa essere consentito di farlo. In più di una ventina di Paesi NDC, la decisione su quando e come andare in pensione è lasciata agli individui. Nei Paesi dirigisti, e vincolisti, è fissata per legge. Può anche essere ragionevole fissarla se si è in una crisi economica o in una fase di ‘transizione previdenziale’ (da un sistema ad un altro).

La legge Fornero può essere considerata uno di questi casi sia perché l’Italia era nel pieno di una crisi economica e finanziaria sia perché, malauguratamente, nel 1995, su richiesta dei sindacati, governo e Parlamento optarono per una transizione di 18 anni (non 3 come fece in quel periodo la Svezia) causando varie distorsioni che si è, poi, cercato di curare mettendo ‘pezze’ qua e là , senza un disegno organico.

A questo punto, occorre chiedersi se è economico e socialmente preferibile mettere vincoli collegati all’età anagrafica o agli anni in cui si sono stati versati contributi. Sotto il profilo economico e sociale, i secondi (ossia il nesso agli anni di contributi versati) sono preferibili al primo (l’età anagrafica). La ragione è l’aspettativa di vita che varia in funzione dei redditi e dei ceti sociali.

Tutti sanno che in un Paese povero come l’Etiopia l’aspettativa di vita alla nascita non tocca i 50 anni mentre in Italia e altri Paesi europei supera gli 80. Pochi, però, in Europa riflettono che un fenomeno analogo si ha all’interno dei Paesi del continente vecchio. Uno dei maggiori istituti di ricerca tedeschi, il DIW di Berlino, ha pubblicato in questi giorni uno studio approfondito (Discussion Paper No.1698), di cui sono autori Peter Haan, Daniel Kempter e Holger Luthen, sull’aumento del differenziale di longevità secondo i redditi nella vita attiva e le implicazioni distributive per i sistemi pensionistici.

I dati parlano chiaro: il divario di longevità è aumentato da quattro e sette anni tra benestanti e poveri negli ultimi quaranta anni. Non so se l’Istat abbia pubblicato studi analoghi. L’ultimo rapporto del Ministero della Salute documenta, però, che dal 2008 è aumentato il numero di coloro che, passati 65 anni, non hanno una buona qualità della vita – sono tutti nelle fasce di reddito basse e non possono permettersi sanità di livello, ricorrendo anche a finanziamenti privati. In breve, vincoli basati sull’età anagrafica sono regressivi sotto il profilo sociale. Ciascuno ne tragga le conclusioni che ritiene per eventuali proposte legislative.

pensione

A quale età è meglio andare in pensione? La risposta negli studi internazionali

Quale è l’età ‘ideale’ per andare in pensione? Su questo tema ci si sta accapigliando in campagna elettorale. Cerchiamo di fare chiarezza, senza parteggiare per gli schieramenti in campo. In un sistema, come quello italiano e di un’altra trentina di Paesi, NDC (Notional Defined Contribution), in cui la spettanze pensionistiche sono basate sui contributi versati e sul montante che si…

Il rilancio internazionale di Leonardo passa da Tel Aviv

In attesa del Piano industriale che sarà presentato a fine gennaio, il rilancio internazionale di Leonardo è già partito, a iniziare da Tel Aviv. L'amministratore delegato del Gruppo, Alessandro Profumo, è stato in Israele per incontrare i rappresentanti della difesa e delle grandi aziende nazionali del settore. “Israele per noi è un partner di eccellenza: il Paese, le sue forze armate e le imprese…

Il tesoro è sempre più grande di quello che hai stretto tra le mani

Ci sono nomi immediatamente evocativi di geografie umane e territoriali. Nomi cari ad autori del calibro di Tonino Guerra, Mario Soldati e Andrea Zanzotto soltanto per fare un esempio. Il titolo di una interessante mostra che verrà inaugurata sabato 27 gennaio alle ore 18.00 nel Museo del Paesaggio di Torre di Mosto, in provincia di Venezia, ha questa connotazione immediatamente…

d'alema

A proposito di politica e giustizia, ecco D'Alema che chiede l'arresto di Tap

In questi mesi è cresciuto il dibattito circa gli effetti economici delle dispute giudiziarie che corrono il rischio di minare il tessuto produttivo italiano, ben prima dell'esito dei doverosi processi. Il famoso cortocircuito legato quasi sempre alla incapacità politica di governare i processi. Bene. Tutto questo per dire che sarebbe stato impensabile immaginare un ex presidente del Consiglio e leader…

irn, fiscal compact

Soldi pubblici per gli affari con l'Iran. L'allarme di Washington

L'Italia rischia un clamoroso fuorigioco. Da Washington e da Tel Aviv si guarda con attenzione, e con stupore, alle mosse italiane nel rapporto con l'Iran. Quando ancora imperversano le polemiche relative alle modalità con cui il regime di Teheran ha spento le proteste che avevano infuocato il Paese (con circa 3.700 arresti e non poche violenze) e nelle ore in…

Troppa incertezza per fare accordi con l'Iran. Da Washington l'opinione di Brian Katulis

In occasione dell’accordo stipulato dal governo italiano per investimenti del valore di cinque miliardi di euro in Iran, Formiche.net ha raccolto le valutazioni di Brian Katulis, senior fellow del Center for American Progress e uno dei maggiori esperti di sicurezza internazionale a Washington. Katulis ha ricoperto posizioni di prestigio presso il National Security Council, il Dipartimento di Stato e della…

salvini, Luigi Di Maio, costituzionali

Se il governo Salvini fa crescere il governo Di Maio

La lettura mattutina del Corriere della Sera ha riservato più di un mal di pancia fra gli esponenti più acuti di Forza Italia. Il leader della Lega ha rilasciato una intervista nella quale si è espresso parlando di governo Salvini. Il governo Salvini smonterà la obbligatorietà dei vaccini, cancellerà la legge Merlin sulle prostitute che però saranno tassate ed ancora…

Salvini? Noi siamo vaccinati. Parla Maurizio Lupi

Nessun veto, nessun obbligo, ma la volontà di portare avanti un progetto politico che guardi al 2023 senza cercare lo scontro, ma provando a costruire una nuova idea di Italia. È questa l'estrema sisntesi del pensiero di Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Noi con l'Italia, intercettato da Formiche.net a margine della conferenza stampa di presentazione del simbolo del nuovo partito…

Elezioni 2018, perché Stefano Parisi potrebbe correre fuori dal centrodestra

Il dado non è ancora definitivamente tratto, ma quasi. Alle politiche in programma il prossimo 4 marzo Stefano Parisi potrebbe presentarsi da solo, fuori dall'alleanza di centrodestra che comprende Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e la quarta gamba di Noi con l'Italia. Non è detto che vada così, ma a questo punto è assai probabile, almeno a giudicare dalle parole…

elezioni, m5s

Gentili partiti, le elezioni non sono Sanremo. Un minimo di serietà, please!

La campagna elettorale per le politiche del 2018 è partita subito in grande. Dopo una primitiva incertezza iniziale, non destinata tuttavia ad esaurirsi, relativa alle alleanze previste dalla quota maggioritaria, eccoci giunti al momento delle sortite quotidiane e dei cosiddetti spot, segnati spesso da contraddizioni che si consumano dalla mattina alla sera. Questa, d’altronde, è la politica, si dirà. E…

×

Iscriviti alla newsletter