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Due iniziative emblematiche, il Progetto Bromo e la costellazione Iris², cercano di rispondere al dominio di Starlink e di affermare l’autonomia tecnologica del continente in un settore cruciale per la competitività globale. Sebbene diversi negli obiettivi e nella struttura, questi progetti condividono una missione comune: rendere l’Europa protagonista nella New space economy, superando le sfide della frammentazione industriale e della regolamentazione.

Il Progetto Bromo, nato dalla collaborazione tra Airbus, Thales e Leonardo, rappresenta una delle mosse più ambiziose dell’industria spaziale europea. Il suo nome, ispirato al vulcano indonesiano Bromo, riflette il potenziale esplosivo dell’iniziativa. L’obiettivo è creare un polo satellitare integrato, capace di competere con il modello verticalmente integrato di Starlink, che ha portato Elon Musk a lanciare oltre 5.000 satelliti in orbita in pochi anni.

Seguendo il modello di successo di MBDA, leader europeo nel settore missilistico, il Progetto Bromo mira a unire competenze e risorse per accelerare l’innovazione e ridurre i costi. Tuttavia, la strada è abbastanza accidentata: le normative antitrust europee, la frammentazione decisionale e le difficoltà finanziarie dei protagonisti mettono a rischio il progetto. Airbus, ad esempio, ha annunciato 2.500 tagli nel settore spaziale entro il 2026, mentre Thales sta negoziando la riduzione di 1.300 posizioni. Anche la necessità di una governance agile, capace di rispondere ai rapidi cicli di investimento e innovazione, rappresenta un ostacolo significativo. “Se aspettiamo che i governi si mettano d’accordo su una strategia comune, è molto difficile andare avanti”, ha dichiarato Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo.

Il Progetto Bromo deve affrontare anche un divario tecnologico significativo. Starlink ha rivoluzionato il settore con una rete di satelliti in orbita bassa (Leo) che offrono bassa latenza e resilienza. Al contrario, l’Europa è tradizionalmente legata ai satelliti geostazionari, più grandi e complessi, ma meno flessibili e più costosi.

Accanto al Progetto Bromo, l’Unione europea ha lanciato Iris² (Infrastructure for resilience, interconnectivity and security via satellite), un progetto pubblico-privato che mira a garantire connettività sicura ai governi europei e capacità per il mercato commerciale. Il contratto di concessione è stato assegnato al consorzio SpaceRise, composto da operatori come SES, Eutelsat e Hispasat, con il contributo di subappaltatori tra cui Thales Alenia Space, Airbus e Telespazio.

Entro il 2030, Iris² prevede il lancio di 290 satelliti distribuiti su diverse orbite, un approccio che punta a contrastare il modello distribuito di Starlink. Tuttavia, il progetto ha già incontrato ritardi: l’offerta iniziale di Thales Alenia Space e Airbus è stata scartata per i costi elevati, stimati tra i 6 e i 10 miliardi di euro. La scelta di SpaceRise rappresenta una svolta, ma pone interrogativi sulla capacità dell’Europa di rispettare le tempistiche e mantenere il controllo operativo su un’infrastruttura critica.

Il Progetto Bromo e Iris² condividono la stessa ambizione: ridurre la dipendenza dell’Europa da attori esterni, come Starlink, e consolidare una presenza strategica nello spazio. Tuttavia, le loro prospettive sono complementari. Mentre il Progetto Bromo punta a creare un campione industriale europeo capace di competere sul mercato globale, Iris² si propone come un’infrastruttura critica per garantire la sicurezza e la resilienza dei governi europei.

Questa sinergia, se ben gestita, potrebbe rappresentare un vantaggio strategico per l’Europa. Tuttavia, la frammentazione decisionale e la complessità regolatoria restano ostacoli importanti dove senza una visione politica chiara e una strategia industriale unitaria, il continente rischia di perdere terreno in un settore che sta ridefinendo le priorità economiche e geopolitiche globali.

 

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