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Fra i vari problemi della Regione Sicilia figura certamente la sanità. A certificarlo è la Corte dei Conti di Palermo, nella relazione allegata al rendiconto 2016, pubblicata lo scorso luglio. Nel documento i magistrati analizzano la situazione contabile, ed evidenziano le varie criticità del sistema sanitario dell’isola.

LE CIFRE

In Sicilia lo stanziamento complessivo per la spesa sanitaria, nel 2016, si è attestato su 12 miliardi e 45 milioni di euro, ovvero il 57% della spesa totale della Regione. Ma c’è un problema: non tutti i soldi vengono trasferiti al sistema sanitario regionale. Sarebbe quasi normale (nel senso che anche altrove capita), se non fosse che la quota, in Sicilia, è troppo bassa. Lo scrive la Corte: “Uno specifico aspetto di criticità è quello relativo al mancato rispetto da parte della Regione della soglia minima relativa ai trasferimenti delle risorse per il finanziamento del Servizio Sanitario regionale”. La quota siciliana, nel 2016, era del 92%, a fronte di una soglia minima attesa del 95%. Peraltro il trend è in peggioramento rispetto al 2015.

GLI ADEMPIMENTI NON RISPETTATI

La Sicilia, inoltre, non ha rispettato alcuni adempimenti di legge che avevano la finalità di riassestare i conti pubblici, in particolare in riferimento alle aziende sanitarie, molte delle quali registrano bilanci in rosso. La legge 208 del 2015, infatti, regolamentava la rinegoziazione dei contratti di fornitura e l’adeguamento dei piani di rientro delle aziende, finalizzati al contenimento della spesa. Ma, bacchetta la Corte, in Sicilia alcuni obblighi non risultano attuati.

Per di più le aziende sanitarie pagano in ritardo i fornitori nel 41% dei casi. “Riguardo ai tempi medi di pagamento permangono aspetti di criticità per i quali risulta auspicabile una maggiore celerità delle procedure”.

SERVIZI A RISCHIO

I conti traballanti della Regione pongono in dubbio anche i servizi, specialmente in prospettiva futura. Un esempio? La Corte dei Conti lamentava la mancanza di una previsione specifica di stanziamento per l’erogazione dei LEA (i livelli essenziali di assistenza) nel 2018 e 2019. E si parla di una cifra di 131 milioni di euro, cifra che la legge Regionale ha poi previsto.

La Regione, secondo gli obiettivi che si era prefissata, entro il 2015 avrebbe dovuto completare la riorganizzazione e la razionalizzazione dei laboratori, l’attività di contrattualizzazione per l’acquisto di prestazioni dai privati e la formalizzazione dei contratti con alcune aziende ospedaliere. Eppure, sottolineano i magistrati, “nel corso del 2016 sussistono alcuni adempimenti non ancora attuati”. C’è da dire che la Regione ha provveduto alla riorganizzazione della rete ospedaliera, un altro degli obiettivi posti. Resta da capire se l’abbia fatto bene. “Gli effetti potranno essere valutati, sia sul piano economico che relativamente alla qualità dei servizi, solo in un momento successivo” ricorda la Corte.

LA SITUAZIONE CONTABILE

Sul fronte contabile, la sanità siciliana rispetto al 2015 ha aumentato sia i ricavi (del 2%), che i costi (0,48%). Cala lievemente, dello 0,7%, la spesa per il personale, anche se “i costi sostenuti per il personale a tempo determinato evidenziano un disallineamento”. Il motivo? Il blocco delle assunzioni, che ha indotto le aziende a sopperire assumendo dipendenti a tempo determinato.

In Sicilia è troppo alta – o, comunque, più del previsto – la spesa farmaceutica: il 16% del totale della sanità, a fronte di una previsione del 14,85%. Uno dei dati più significativi è però la spesa pro capite, cioè quanto ogni cittadino contribuisce al finanziamento dei servizi sanitari. In Sicilia, contrariamente al resto d’Italia, questa cifra è in calo.

LE STRUTTURE

Un capitolo a parte meritano le strutture: sono vecchie e spesso inadeguate, e lo dimostrano le ingenti spese per le manutenzioni (4,5% del totale), e per i costi di “affitto” di attrezzature e impianti (15,5%).

Gli ospedali siciliani, inoltre, vanno ammodernati: un esempio? La Regione deve tuttora adottare una serie di interventi per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari e l’adeguamento alle normative anticendio, stabiliti da una legge del 1988. Ballano 5 milioni di euro, e la Corte evidenzia come tali risorse “non risultino ancora impegnate”.

Si registra poi un problema gestionale: molte le aziende sanitarie, invece di centralizzare gli acquisti di beni e servizi, spesso si muovono in autonomia. Fatto che costituisce, per la Corte dei Conti, una “rilevante criticità” anche per i relativi numeri: su 4.998 procedure di acquisto, oltre la metà, 2758, è stata avviata in autonomia. Correlato a questo c’è il problema delle proroghe dei contratti che, sottolinea la Corte, “in 237 casi è avvenuto senza lo svolgimento delle ordinarie procedure di evidenza pubblica”. Insomma, chi garantisce che il prezzo stabilito nella proroga fosse davvero il più competitivo sul mercato?

Infine, le Asl sono pesantemente indebitate (principalmente con i fornitori): la cifra complessiva tocca i 2 miliardi e 650 milioni di euro. Sembra alta? Rispetto al 2015, è in calo di 110 milioni, circa il 4%.

Elezioni Sicilia, tutti i rilievi della Corte dei Conti sulla spesa sanitaria della Regione

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