Skip to main content

Da “portavoce silenziato” del Dipartimento di Stato ad astro nascente della public diplomacy americana: è questa la parabola in ascesa di Heather Nauert, che nell’arco di poche ore si è vista proiettata ai vertici della diplomazia statunitense dopo mesi difficili, di vero e proprio isolamento, durante i quali era stata quasi spinta alle dimissioni da Rex Tillerson e dal suo staff.

La vicenda di Heather Nauert è particolarmente significativa per comprendere l’umore con cui il Dipartimento abbia vissuto l’epopea Tillerson, contrassegnata da profonde contraddizioni, ed il modo in cui gli alti ranghi della struttura abbiano accolto la decisione del presidente degli Stati Uniti di licenziare il Segretario di Stato e nominare al suo posto l’ormai ex direttore della CIA, Mike Pompeo.

Da tempo circolava la voce, trapelata dai piani alti di Foggy Bottom, di una rottura definitiva del rapporto mai facile tra Tillerson e un ambiente – quello dei funzionari e diplomatici statunitensi – che avrebbe faticato non poco ad accettare la scelta iniziale di Donald Trump di piazzare ai vertici della struttura una persona così lontana dal mondo della diplomazia.

Durante un intervento al Wilson Center di Washington DC, fu Jane Harman – ceo del think tank e profonda conoscitrice dell’establishment americano– a definire atipico (“quite unusual”) il curriculum di Tillerson, usando un ossimoro per descrivere la distanza abissale che ha sempre separato l’uomo dall’establishment di Foggy Bottom.

All’interno del Dipartimento i lunghi mesi a guida Tillerson avevano provocato malumori e finanche dure contrapposizioni. In questo ambiente si inserisce la storia di Heather Nauert, chiamata dalla Casa Bianca di Donald Trump a gestire l’immagine di Foggy Bottom. Una carriera da anchor alla Fox News alle spalle, lontana tanto dal mondo di Tillerson quanto dall’establishment del Dipartimento.

Sin dall’inizio dell’esperienza in diplomazia Nauert aveva compreso che sarebbe stata una corsa in salita. L’ex ceo della ExxonMobile l’aveva isolata e messa da parte, confinata in una posizione di scarso rilievo ed esclusa dal giro che conta. Come puntualmente descritto da Associated Press, la portavoce del Dipartimento era stata persino esclusa dai viaggi istituzionali del Segretario. Così per mesi aveva accarezzato l’idea di mollare tutto e tornare alla vecchia professione. Nonostante le difficoltà, la giovane portavoce ha fatto buon viso a cattivo gioco, prediligendo una strategia alternativa a quella del Segretario. Così ha portato avanti viaggi e missioni in giro per le ambasciate e i consolati nel mondo con un programma alternativo a quello di Tillerson, lontano miglia e miglia dalle rotte del Segretario.

Non è un caso che quando è arrivata la notizia via Twitter del licenziamento, la Nauert si trovasse in visita nella striscia di Gaza. Colta di sorpresa, la portavoce avrebbe deciso di tornare a Gerusalemme per capire in che modo affrontare la situazione. Solo dopo poche ore sarebbe arrivata la notizia del licenziamento in tronco anche per Steve Goldstein, sottosegretario per la public diplomacy che in più di una occasione si era schierato dalla parte di Rex Tillerson. In quello stesso momento giunge la chiamata dalla Casa Bianca con cui si chiede ufficialmente ad Heather Nauert di prendere il posto di Goldstein. Una svolta radicale, che nell’arco di poche ore inverte i rapporti di forza all’interno del Dipartimento.

Dunque, dopo gli aggiustamenti iniziali e i provvedimenti necessari a rendere operativa un’organizzazione che proprio in queste ore va mutando, si apre uno scenario completamente nuovo a Foggy Bottom.

La Nauert viene posta ai vertici della struttura e diviene quasi all’improvviso una delle personalità più autorevoli nella diplomazia americana. Insieme a Nikki Haley è oggi tra le donne più influenti nella storia del Dipartimento.

Così si chiude l’epopea Tillerson e si apre una nuova fase per l’articolata struttura che rappresenta gli Stati Uniti nel mondo. Ancora una volta, si vede il tocco inconfondibile di Donald Trump, quel tocco dalle scelte inaspettate e dalle decisioni non convenzionali, quasi imprevedibili.

Dalle ceneri del Dipartimento a guida Tillerson, rinasce dunque la fenice di Heather Nauert e di buona parte della diplomazia statunitense. Solo il tempo potrà spiegare quanto stabile sarà il nuovo percorso intrapreso.

terrorismo, nauert italia

Chi è Heather Nauert, l’astro nascente del Dipartimento di Stato Usa

Da “portavoce silenziato” del Dipartimento di Stato ad astro nascente della public diplomacy americana: è questa la parabola in ascesa di Heather Nauert, che nell’arco di poche ore si è vista proiettata ai vertici della diplomazia statunitense dopo mesi difficili, di vero e proprio isolamento, durante i quali era stata quasi spinta alle dimissioni da Rex Tillerson e dal suo…

Marco BIAGI

Ricordando Marco Biagi e contro una lettura ideologica del lavoro

Ricordando Marco Biagi non possiamo non considerare quanto il lavoro abbia subito in Italia un sovraccarico ideologico che ne ha negativamente condizionato la regolazione da leggi e contratti e ha indotto, caso unico al mondo, una endemica propensione alla violenza fino all'omicidio nei confronti di persone che a vario titolo se ne sono occupate. Si è certamente conclusa la stagione…

Ecco come la crisi in Venezuela si aggrava. Anche sul fronte militare

Circondato da 152 galline e le verdure di un orto urbano, Nicolás Maduro ha commemorato i cinque anni della morte del presidente Hugo Chávez in un evento ufficiale nell’Accademia Militare di Caracas. Durante il discorso, Maduro ha chiesto alla popolazione di coltivare nei giardini e nelle case e ha sfruttato l’occasione per ricordare il dovere di essere fedeli a Chávez e…

Il dopo Afrin e la prima pietra della nuova ottomanizzazione targata Erdogan

La conquista da parte di Erdogan di Afrin segna la plastica estensione del nuovo corso di Ankara, dove la politica estera è di fatto teleguidata dall'ottomanizzazione turca che in Siria trova il suo baricentro, anche in chiave mediorientale. Ma con l'ombra di un possibile genocidio, come i leader politici curdi denunciano e in attesa di un altro banco di prova…

PAPA FRANCESCO, pace

La differenza fra gioventù e giovani? La spiega Papa Francesco. Così

"Questa riunione pre-sinodale vuol essere segno di qualcosa di grande: la volontà della Chiesa di mettersi in ascolto di tutti i giovani nessuno escluso". Con queste parole Papa Francesco si è rivolto ai giovani dei cinque continenti che si sono ritrovati durante la riunione pre-Sinodo che si è tenuta oggi nel pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae di Roma. "La…

nativi digitali, Web Young Computer Millennials Generazione Z

Essere nativi digitali non basta. Il valore dell'educazione e dell'accesso alla tecnologia

Di Paolo Ferri

Mentre per gli adulti Internet non è strutturalmente implicato nella loro identità personale, tutte le generazioni nate dopo che Internet aveva già fatto il suo ingresso nelle abitazioni private considerano il mondo digitale parte integrante del proprio io. Ne consegue che l’autorappresentazione di sé su WhatsApp o Instagram costituisce parte integrante della propria identità. Considerando la Rete come non aliena…

Perché è necessario riaffermare i principi del cattolicesimo liberale. Il faro di Sturzo e De Gasperi

È auspicabile, dopo la chiara sconfitta della sinistra, dei movimenti qualunquisti e rancorosi nelle ultime elezioni del 4 marzo, recuperare un percorso finalizzato a mettere insieme le forze politiche dell'area laica, cattolica, riformatrice (Centro), guardata sempre con attenzione e interesse da molti settori del Paese, per dar vita a governi efficienti e stabili. Il risultato delle recenti elezioni dice che…

Generazione Z Giovani Young

​I giovani della generazione Z non sono alieni. Non dimentichiamolo!

Di Fausto Colombo

Una vecchia e ormai discreditata teoria (che potremmo definire determinismo tecnologico) sostiene che le tecnologie emergenti abbiano conseguenze importanti sulle generazioni che le vivono durante la loro fase formativa: i baby boomers sarebbero stati segnati dalla televisione e i millennials dalla Rete, come ora la generazione Z lo sarebbe dai social media e dagli smartphone. Questa teoria nasce dall’osservazione che…

Prospettive globali per le aziende del Mid Market: imprenditori italiani tra ottimismo e incertezza

Secondo Deloitte in Italia, il 56% degli imprenditori guarda con ottimismo al futuro, ma dovrà destreggiarsi in un clima di incertezza Il 36% dei dirigenti italiani si aspetta di aumentare i dipendenti a tempo pieno nel 2018 M&A, occhio al rimbalzo: in Italia un terzo delle aziende intervistate pensa di definire un’operazione di acquisizione di altre aziende, mentre, il 26%…

Cairo e il compleanno de "L'economia" del Corriere

[caption id="attachment_542853" align="aligncenter" width="640"] Urbano Cairo_-Assemblea azionisti Rcs[/caption] Oggi si parla tanto di startupper. Del fenomeno, a suo modo, Urbano Cairo è stato un precursore. Ho seguito il suo percorso imprenditoriale da quando si è "messo in proprio" su PrimaComunicazione (giornale che da sempre leggo con avidità per conoscere protagonisti e vicende del mondo della comunicazione, del marketing e dell'editoria),…

×

Iscriviti alla newsletter