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Il capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, Gadi Eisenkot, è stato intervistato dal giornale saudita Elaph e ha detto che il suo paese è pronto a scambiare informazioni di intelligence e militari “con tutti paesi arabi moderati” per poter contrastare l’espansionismo iraniano in Medio Oriente.

PERCHÉ È IMPORTANTE

Si tratta di una notizia per almeno tre ragioni: primo, un altissimo funzionario del governo israeliano che si fa intervistare da un media saudita è un’eccezionalità unica (i due paesi infatti hanno relazioni diplomatiche ufficialmente interrotte); secondo, Gerusalemme che parla di Islam moderato con Riad, ossia con la culla del radicalismo islamista wahhabita; terzo, l’idea di una condivisione di informazioni nell’ottica di un contrasto a un nemico comune, l’Iran, arriva alla fine di dieci giorni drammatici per la stabilità regionale.

L’ASSERTIVITÀ SAUDITA

Tutto è il frutto di una politica super assertiva che il futuro re saudita, Mohammed bin Salman, sta spingendo da mesi (e contatti in piedi da anni), alzando il livello del contrasto a Teheran, nemico geopolitico regionale, anche cercando di inquadrare il suo Paese come riferimento dell’Islam moderato. Bin Salman sta coinvolgendo tutti i Paesi sunniti alleati (i satelliti sauditi nel Golfo), anche se la narrativa settaria è in parte abbandonata nelle dottrina politica del policy maker saudita: il suo contrasto si basa su questioni più politiche e di interesse, e per questo trova la sponda israeliana (la Repubblica islamica sciita considera sia il Regno sunnita che lo stato ebraico nemici esistenziali, contro cui giocare le proprie mire regionali, e viceversa).

I PASDARAN NELLA REGIONE

Eisenkot ha sottolineato nell’intervista il modo con cui Israele e i Paesi arabi potrebbero unire le forze per contrastare “l’Iran: la più grande minaccia della regione”: condividere informazioni di intelligence e coordinarsi. Gerusalemme ha un occhio continuo sull’Iran: dal 2011 le intelligence israeliane hanno per esempio tracciato in modo continuo i movimenti delle milizie combattenti che Teheran ha mobilitato sul teatro siriano, e molto spesso ha direttamente colpito i convogli con cui i Pasdaran iraniani passavano armi (anche più sofisticate) agli Hezbollah libanesi, il principale dei gruppi politici armati che l’Iran usa come vassalli per giocare influenza in Medio Oriente.

UN’APERTURA “SENZA PRECEDENTI”

Il generale israeliano ha detto a Elaph che i due paesi sono già d’accordo sulle intenzioni iraniane e che Israele ha sempre avuto “alta considerazione dai paesi moderati della regione”. Interrogato sulla condivisione dell’intelligence israeliana con l’Arabia Saudita, ha insistito: “Siamo pronti a condividere le informazioni se necessario. Ci sono molti interessi reciproci tra loro (l’Arabia Saudita, ndr) e noi “. L’intervista – descritta dal quotidiano israeliano Haaretz come “senza precedenti” – ha richiesto l’approvazione politica israeliana al più alto livello, data la mancanza di relazioni diplomatiche con l’Arabia Saudita. C’è un simbolismo profondo che, fa notare il Guardian, è stato progettato per mostrare un rapporto più caldo tra Gerusalemme e Riyad in pubblico, un asse emergente sostenuto dagli Stati Uniti contro l’Iran. “C’è un’opportunità per formare una nuova coalizione internazionale nella regione con il Presidente Trump”, ha aggiunto Eisenkot: “Abbiamo bisogno di portare avanti un piano strategico ampio e globale per fermare la minaccia iraniana”.

 

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