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Il Partito Socialdemocratico tedesco resta la seconda forza politica in Germania. La SPD, secondo i sondaggi, seppur in forte calo rispetto alle previsioni del momento noto come “effetto Schulz”, è data tra il 20% (INFRATEST) e il 23% (FORSA). Fino a pochi mesi fa la SPD era data attorno al 28% in rimonta rispetto al 2013, quando arrivò al 25.6%. L’effetto Schulz, però, non sembra essersi materializzato.

DUE NOTIZIE SUI CONTENUTI

La SPD è stato il primo partito a pubblicare il programma elettorale. Già prima delle vacanze estive. Un programma molto corposo e articolato, anche questo disponibile in versione ridotta in diverse lingue, ma non in italiano. Ci sono però due versioni interessanti: una di un minuto e una di dieci minuti con dei video.

I temi della SPD sono trasversali e ampi, come quelli della CDU. Il tutto risponde alla logica del Volkspartei, il partito popolare, quello ampio, aperto che cerca di intercettare il più ampio consenso possibile. Tuttavi, ci sono differenze che emergono. La SPD punta molto su un vasto piano di investimenti pubblici che riguarda:

  1. le politiche attive del lavoro (fattore Q, dove le agenzie del lavoro devono puntare sulla ri-qualifica delle persone in disoccupazione);
  2. quelle della famiglia (con i posti gratuiti per gli asili, la possibilità di avere incentivi economici per entrambi i genitori che intendono rinunciare a una % di tempo lavorato per accudire i figli o gli anziani, la cura delle persone anziane, investimenti sul settore della salute con piani di assunzione per infermiere/i e per assistenti sanitari);
  3. l’istruzione, con l’abbattimento delle tasse  e con un sostegno più forte ai prestiti per lo studio;
  4. maggiori investimenti nella pubblica sicurezza e nelle assunzioni di 15.000 poliziotti, esattamente come la CDU su questo aspetto;
  5. e un piano di controlli dei rincari degli affitti a livello federale.

Inoltre, un ruolo importante giocano le politiche per l’integrazione e la lotta all’esclusione sociale. In primo piano la lotta alla povertà infantile, alle discriminazioni lavorative tra uomo e donna, così come tra chi proviene da classi sociali più modeste. Un ruolo importante lo gioca anche quello dell’uguaglianza di genere: nel programma c’era scritto come obiettivo per il 2018 il matrimonio egualitario. Realizzato, invece, già in questa legislatura proprio su spinta della SPD. Infine, una chiara posizione contro le spese militari per una politica che sostenga e promuova effettivamente la pace.

Con un candidato come Martin Schulz, poi, la SPD non poteva non avere un capitolo dedicato tutto all’Europa, alla politica estera comune. Una linea diametralmente opposta a quella di AfD per esempio, ma che si discosta anche da quella della FDP. Un’Europa forte e coesa come obiettivo di pace. Schulz ricorda spesso, infatti, il ruolo svolto dalla SPD in 153 anni di storia. Del senso del progetto europeo come progetto di pace. E questo si traduce anche in un rafforzamento certo della Germania, quella democratica.

I temi che ricorrono spesso, in tutti i settori citati sono quelli della “giustizia sociale” e della “equità”. Sono gli elementi costitutivi delle politiche socialdemocratiche. Specie nel mondo del lavoro: dove, a differenza di decenni fa, non si guarda più alla quantità (un lavoro, qualsiasi esso sia a qualsiasi retribuzion), bensì un lavoro di qualità: che sia dignitoso, che garantisca alla persona e alla sua famiglia di vivere dignitosamente. Niente di nuovo, per noi, che questo lo abbiamo scritto in Costituzione.

La SPD offre un programma con obiettivi molto concreti e ben strutturati. Analisi raffinate e sicuramente molto ben presentate. Il problema si presenta sul piano della comunicazione di questi progetti, obiettivi.

LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE

Il problema della SPD sembra essere quello della credibilità. Dopo anni di grande coalizione, dove la SPD è stata partner di minoranza della CDU, diventa difficile emergere come alternativa. Come già osservato, Die Linke appare più credibile. Tanto che usano questo concetto nella loro propaganda. Il programma della SPD, non c’è dubbio è quello più ambizioso, pragmatico, realistico e promettente.

Ma il punto è: poi lo farete? La domanda emerge da numerosi confronti avuti anche con iscritte ed iscritti alla SPD. O con normali elettrici e/o elettori. Gli anni di co-governo hanno logorato l’immagine della SPD. Anche nel confronto tv tra Merkel e Schulz, il problema si è posto, con la cancelliera a ricordare a Schulz che, dalla Grecia alle poliiche interne, la SPD era “dabei” (presente).

Comunque, la scelta comunicativa non è delle migliori. La campagna elettorale, benché ricca di spunti e di temi, si è concentrata sulla figura di Martin Schulz. Il motto: Es ist Zeit ossia “è tempo!” viene associato prima alla necessità di più “giustizia” (sociale) e poi a “è tempo, di Martin Schulz!”. Credo sia una dimostrazione positiva di unità del partito (Schulz dopotutto è stato eletto col 100% dei voti di delegate e delegati), ma è anche un segno di debolezza: una personalizzazione, seppur positiva, della narrazione si paga poi in termini di voto.

 

Vediamo qualche esempio:

Poi ci sono i manifesti che mettono insieme, temi e immagini. Il messaggio è più complesso di quello trasmesso per es. da AfD ma anche della CDU. Il target è intergenerazionale. E va alla ricerca di una “solidarietà” tra chi oggi ha e chi domani rischia di non avere niente (il caso delle pensioni) e tra chi oggi guadagna più di altri, solo perché, magari, uno è donna e l’altro è uomo.


Ultimo aspetto della comunicazione da sottolineare è l’uso diffuso dei social media e dei video. Da questo punto di vista SPD non ha niente da invidiare ad FDP, che hanno dimostrato, come si è detto, una grande abilità nell’uso dei mezzi di comunicazione social.

Di seguito il video-spot di Schulz: immagini e voce narrante. Argomentazioni che giocano molto sull’emotività e sull’empatia. Un ritorno, diciamo così, a un approccio socialdemocratico anche nel modo di comunicare.

https://www.youtube.com/watch?v=fXN-qwQipJs

Il secondo spot è quello dove appare Martin Schulz come candidato. Una chiara personalizzazione e un tentativo di capitalizzare sul leader.

https://www.youtube.com/watch?v=kHxDK8Yas38

IN CONCLUSIONE

La campagna poteva vertere di più sui temi, sulle parole, sui concetti, come ha fatto Die Linke, e accompagnarsi alla figura carismatica di Schulz. Ma l’enfasi si è spostata troppo sulla persona, tanto che i media hanno parato di “effetto Schulz” per mesi, ipotizzando miracoli elettorali che poi si sono dimostrati, almeno nei sondaggi, inesistenti. Tutto questo ha penalizzato la SPD, che poteva (può) aspirare a molto di più di un 23%. Perché è un partito antico, che ha una storia, sempre onorata da Schulz (per fortuna!) e che ha davanti un disagio sociale pesante, che rischia di esplodere.

La SPD è in crisi, come tutta la socialdemocrazia in Europa, ma resta la seconda forza della Germania. Il 24 settembre non ci saranno grandi sorprese. Ma la SPD potrebbe fare meglio del previsto. Tuttavia, la sua crisi identitaria va di pari passo con il venir meno, negli ultimi anni, di politiche chiare e nette, alternative appunto, al centro destra della Merkel.

Un nuova grande coalizione potrebbe significare un vero tramonto per la SPD. Di troppo pragmatismo, infatti, rischia di morire. In molti, infatti, ipotizzano che se i numeri ci sono dovrebbe creare una coalizione di sinistra con verdi e Die Linke (cosa assai improbabile), oppure restare all’opposizione, rinunciando a posizioni di potere. Ma almeno riscoprirebbe se stessa.

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