Skip to main content

Guivedì (come se per l’amministrazione Trump non fosse già abbastanza), uno dei più importanti e influenti senatori del Partito Repubblicano, Lindsay Graham (dal South Carolina), giovedì s’è fatto portavoce di un gruppo ristrettissimo di colleghi (bipartisan) che sta preparando un disegno di legge per impedire di licenziare uno special counsel senza prima la sentenza di un processo federale. È ovvio che il quadro temporale veda la legge riferirsi direttamente a Robert Mueller, che il dipartimento di Giustizia ha messo come consulente speciale a capo dell’inchiesta Russiagate, e alle intenzioni espresse nemmeno troppo sommessamente dal presidente Donald Trump.

CHEK AND BALANCE

Graham dice al Wall Street Journal che “abbiamo bisogno di un [sistema] di check-and-balance” specifico per la questione. “Uno special counsel non può essere licenziato quando sta per indagare sul presidente o sulla sua squadra, a meno che tu non abbia una revisione giudiziaria”: Graham vorrebbe che un eventuale licenziamento ricevesse prima l’approvazione di un giudice federale, il quale dovrà avere il compito di verificare che le richieste avanzate dall’amministrazione siano legittime.

LEGARE LE MANI A TRUMP

Graham non è nuovo a proposte di legge a effetto, e il disegno dovrà ancora passare per tutto l’iter legislativo, dunque al momento non è chiaro dove andrà a finire. Ma dietro ci si può vedere un’altra mossa potenzialmente tossica del partito, che se dovesse ricevere il consenso delle camere, porterebbe sulla scrivania di Trump un decreto che ne limita – come nel caso delle sanzioni a Russia, Iran e Corea del Nord – i poteri. Il senatore ha espresso anche un parere da politico esperto e navigato (fu uno dei “managers” dell’impeachment contro Bill Clinton): durante un’intervista alla MSNBC ha detto che se Trump dovesse fare una qualche mossa per licenziare Mueller sarebbe la fine della sua presidenza (ed è anche un modo per far passare la sua proposta come una forma di tutela).

IL PIANO E LO SCONTRO COL DOJ

In questi giorni la Casa Bianca ha aperto uno scontro con il dipartimento di Giustizia e il suo segretario, Jeff Sessions, accusato da Trump di aver tradito la sua fedeltà quando decise di ricusarsi dal Russiagate perché impelagato in conversazioni non chiarite con l’ambasciatore russo a Washington. Il piano dietro agli attacchi di Trump potrebbe essere: indurre Sessions a lasciare, per sostituirlo con qualcun altro non-ricusato in grado di ri-intestarsi l’indagine e dunque licenziare Mueller. Una sorta di riedizione del Massacro del sabato sera di Richard Nixon (poi si sa come finì).

PER TRUMP SAREBBE UN (ALTRO) PROBLEMA

In una proiezione futura e positiva fino in fondo della (chiamiamola così) legge-Graham: Trump potrebbe anche porre il veto – che a sua volta potrebbe essere rovesciato dal voto di due terzi della Camera e del Senato. Ma oltre l’aspetto tecnico c’è quello politico e l’impatto comunicativo perché sembra che il partito (o almeno qualcuno nel partito) non si fidi dell’operato del presidente, tanto da porre rimedi preventivi.

DUE ASPETTI DA RICORDARE

Tanto più in un momento in cui si diffondono le voci su un piano di contrattacco dello staff legale ingaggiato da Trump, che starebbe cercando le strade per screditare il team legale di Mueller, scavando su eventuali aspetti critici nel passato dei collaboratori dello special counsel. Per esempio, conflitti di interessi (spesso battuti negli ultimi giorni nella narrativa via Twitter diffusa quotidianamente da Trump), che potrebbero essere una delle motivazioni formali per esautorarlo.

(Foto: Wikipedia, Lindsay Graham)

Il repubblicano Graham vuole assicurarsi che Trump non possa licenziare Mueller "tanto semplicemente"

Guivedì (come se per l'amministrazione Trump non fosse già abbastanza), uno dei più importanti e influenti senatori del Partito Repubblicano, Lindsay Graham (dal South Carolina), giovedì s'è fatto portavoce di un gruppo ristrettissimo di colleghi (bipartisan) che sta preparando un disegno di legge per impedire di licenziare uno special counsel senza prima la sentenza di un processo federale. È ovvio che il quadro…

Dal "fattore K" al "fattore M" (media e magistratura)

La sentenza su ...Capitale (urge nuova definizione) sembra che non abbia insegnato nulla ai giornalisti e ai pm che vedono la Spectre mafiosa all'opera anche in Val Pusteria. Un tempo c’era il “fattore K” (copyright Alberto Ronchey), che consentì all’Italia democristiana e comunista di restare per mezzo secolo un’enclave partitocratica inviolabile. Dopo la fulminante parabola referendaria di Mario Segni, siamo…

Libia, è possibile un blocco navale italiano (logico e antidemagogico)?

L'ondata migratoria che interessa l'Italia è “confusa”, in quanto si mischiano soggetti che fuggono da situazioni di guerra e cercano asilo (una porzione minima stimata intorno al 7% della massa complessiva) a migranti economici (la stragrande parte), normalmente giovani, adulti e maschi. L'Italia, con i suoi 8000 km di costa e quale paese più a sud del vecchio continente nel…

Matteo Richetti, Vitalizi

Vi racconto le ultime follie parlamentari sulla legge Richetti

Se fossi Matteo Richetti non mi accontenterei dell’approvazione, alla Camera, del disegno di legge "ammazza vitalizi". Potrebbe completare la sua vergognosa operazione, con la presentazione di un nuovo progetto intitolato "Profitti di regime". In sostanza, una volta ricalcolato (chissà come?) l’infame vitalizio, si procede al sequestro cautelare dei beni mobili ed immobili dell’ex parlamentare, sui quali si effettua l’esproprio in percentuale…

macron

Le (apparenti) contraddizioni di Macron

Le vicende legate ai rapporti Francia-Italia ultimamente hanno (giustamente) sollevato qualche perplessità ed apprensioni sulle reali intenzioni di Macron. Il vertice sulla Libia, l’ambigua dichiarazione sugli hotspot in Africa, la vicenda Stx relativa alla partecipazione di Fincantieri per il controllo di Saint Nazare. Insomma, dopo aver celebrato la vittoria alle elezioni francesi sulle note dell’inno europeo, Macron sembra essersi indirizzato…

israele

Tutte le nuove tensioni fra Israele e Giordania

Si annuncia un nuovo venerdì di tensione oggi a Gerusalemme, dopo che le autorità israeliane hanno deciso di restringere nuovamente l'accesso alla spianata delle moschee alle sole donne e agli uomini con più di 50 anni. La mossa del governo arriva dopo l'ennesima giornata di scontri tra palestinesi e forze di sicurezza, avvenuti dentro e fuori l'Haram al Sharif, venerato…

Vladimir Putin

Sanzioni Usa alla Russia, ecco perché i colossi dell'energia europei tremano

Il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, che il Congresso Usa sta predisponendo, potrebbe rivelarsi una mazzata per l'industria energetica europea. E potrebbe aprire la strada alla conquista del mercato del vecchio continente da parte delle concorrenti americane. Se il piano di sanzioni, passato martedì alla Camera, dovesse essere approvato anche dal Senato e poi ratificato dal presidente Donald Trump,…

La Rai riaccende i riflettori su padre Dall'Oglio

In questi giorni ricorrono due anniversari di cui si sta parlando poco. Due storie diverse ma allo stesso tempo vicine. Parliamo di padre Jacques Hamel, il sacerdote cattolico barbaramente sgozzato in Francia il 26 luglio dell’anno scorso da due giovani terroristi islamici mentre celebrava messa; e di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano fondatore della comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa,…

Sanità, sanzioni, transgender: tre problemi per Trump in un solo giorno

Giovedì il Senato ha bocciato la proposta repubblicana di abolire il sistema sanitario Obamacare senza prima aver messo in piedi una riforma sostitutiva. È un altro colpo politico subito dalla Casa Bianca che aveva spinto, anche e soprattutto per mano presidenziale, questo genere di azione legislativa. Ci sono stati 3 repubblicani che hanno votato con i democratici contro lo skinny…

welfare, sentenza, corte costituzionale

Cosa dice Bruxelles dell'ultima macronata di Macron su Fincantieri?

Il presidente francese Emmanuel Macron ha gettato la maschera, non solo quella di aver tentato di accreditarsi come un europeista convinto, ma anche quella di voler vantare un approccio manageriale alla politica. Dopo la Libia, di cui Francia e Gran Bretagna condividono gran parte delle responsabilità dell’attuale caos, Macron ha giocato la carta del "bonapartismo" anche su Fincantieri, rimettendo in…

×

Iscriviti alla newsletter