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C’è attenzione in Parlamento nei riguardi della filiera industriale della Difesa italiana, Leonardo in primis ma non solo l’ex Finmeccanica. Il tema è in cima all’agenda della commissione Difesa di Camera e Senato. La questione è stata sollevata nei giorni scorsi da Formiche.net, e riguarda una certa apprensione delle imprese italiane del comparto difesa verso quel processo di creazione di un’industria della difesa comunitaria finanziata con un apposito Fondo da 5 miliardi all’anno.

CHE COSA PREOCCUPA LE IMPRESE

Il meccanismo del Fondo per la Difesa prevede, a partire dal 2019, una dotazione di 500 milioni di euro l’anno per finanziare la filiera industriale Ue mentre a partire dal 2020 al Fondo verrà destinato 1 miliardo di euro l’anno con un contributo successivo di altri 4 miliardi alimentato dagli stessi Paesi membri per un totale di 5,5 miliardi l’anno. Il problema è che – complice un regolamento piuttosto stringente – l’Italia e le imprese italiane rischiano di essere tagliate fuori dalla corsa, lasciando campo libero a industri più pesanti come quelle di Francia e Germania.

MONTECITORIO SI MUOVE

L’allarme lanciato l’altro giorno dall’associazione delle aziende della Difesa ha però lasciato il segno. Tanto che a Montecitorio hanno deciso di prendere di petto la questione. Le audizioni dopo quella dei vertici Aiad, l’associazione presieduta da Guido Crosetto (qui il resoconto dell’audizione) proseguiranno  a un ritmo abbastanza serrato, il prossimo 25 ottobre è stato chiesto l’intervento del numero uno di Leonardo-Finmeccanica, Alessandro Profumo. Poi toccherà ad altri esponenti della filiera. Obiettivo, spiega una fonte parlamentare, è di arrivare in tempi ragionevoli, molto prima del voto in primavera, con ogni probabilità entro la fine dell’anno, a un documento di indirizzo che formalizzi la posizione dell’Italia sulla questione del progetto di Difesa europea. Testo che potrebbe mettersi in scia alle recenti perplessità giunte dal Senato sulla medesima questione.

L’ASSE COL SENATO

In commissione si pensa anche di utilizzare come base del documento le precedenti osservazioni dell’omonima commissione al Senato, di cui nei giorni scorsi Formiche.net ha dato conto. In particolare preme modificare l’articolo 6 del regolamento che istituisce il Fondo che fissa una soglia minima di due Stati, per un totale di tre aziende coinvolte, al fine di erogare i fondi. Questo significa che se per esempio Francia e Germania dovessero proporre progetti più convincenti, ciò basterebbe a far prendere alle risorse la strada di Berlino e Parigi.

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