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Per i grillini il governo ha compiuto una scelta sbagliata nel rimandare l’ambasciatore italiano in Egitto. Ma se l’Italia ha qualche possibilità che si faccia davvero luce sul caso di Giulio Regeni (e magari anche sui silenzi del Regno Unito e dell’università di Cambridge) è proprio con il ritorno in Egitto del nostro ambasciatore. Ma il Movimento 5 Stelle strilla. Ecco che cosa è successo ieri in Parlamento.

IL DIBATTITO IN PARLAMENTO

Più che a un dibattito parlamentare, è sembrato di assistere a un talk show televisivo in cui le polemiche e le accuse, più politiche che di merito, hanno preso il posto dell’approfondimento e dell’analisi. Una rissa verbale (visionabile per intero a questo link) innescata dalle parole al vetriolo pronunciate dal pentastellato Alessandro Di Battista che, nel corso dell’audizione di Angelino Alfano sul caso Regeni, ha attaccato pesantemente il ministro e i due presidenti delle commissioni Esteri di Palazzo Madama e Montecitorio, Pierferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto.

L’AFFONDO DI DI BATTISTA

L’esponente a cinquestelle ha prima polemizzato per i tempi, a suo dire troppo lunghi, con cui Alfano si è recato in Parlamento per spiegare il perché della decisione italiana di rimandare in Egitto il nostro ambasciatore a un anno e mezzo dalla decisione di ritirarlo dopo il brutale assassinio del ricercatore italiano Giulio Regeni. Poi ha rilanciato la dibattuta inchiesta del New York Times di qualche settimana fa nella quale si affermava come i servizi segreti Usa avessero fin da subito avvertito le autorità italiane sulle responsabilità dei vertici del governo egiziano nell’omicidio Regeni. E, infine, ha attaccato ancora a testa bassa. “Quando un Paese sacrifica un ragazzo sull’altare degli interessi economici è un Paese morto. E lo avete ammazzato voi questo Paese, lo ha ammazzato la vostra ipocrisia“, ha concluso Di Battista.

LE REPLICHE DI CICCHITTO E CASINI

Inevitabili le repliche di Cicchitto e Casini la cui reazione, però, è stata all’insegna di toni diversi. Il primo – presidente della commissione Esteri della Camera ed esponente di spicco di Alternativa Popolare – l’ha commentata con ironia: “L’intervento di Di Battista così eversivo e rivoluzionario è in contraddizione con quello di Di Maio a Cernobbio, che sembrava Andreotti da giovane“. Molto più duro, invece, Casini. “Si deve vergognare lei di un intervento cialtronesco che strumentalizza la memoria di Regeni solamente per una ragione di carattere politico“, ha risposto a Di Battista il presidente della commissione Esteri del Senato.

LE PAROLE DI ALFANO

Prima che andasse in scena la bagarre, era stato il turno di Angelino Alfano e della sua informativa. “L’Egitto è partner ineludibile dell’Italia esattamente come l’Italia è partner ineludibile dell’Egitto: è impossibile per Paesi dirimpettai non avere interlocuzione politico-diplomatica di alto livello“, ha commentato il ministro degli Esteri che in questo modo ha spiegato la decisione del governo di far tornare in Egitto il nostro ambasciatore. Una decisione che non farà venire meno l’impegno italiano a stabilire definitivamente la verità sulla morte del giovane ricercatore triestino. L’omicidio di Regeni – ha sottolineato ancora Alfano – “è una grave ferita per le nostre coscienze, per tutti noi e per un intero Paese“. Non ci sarà dunque alcuno sconto alle autorità egiziante, ha fatto intendere il ministro degli Esteri che ha sottolineato come Palazzo Chigi abbia sempre sostenuto “il lavoro investigativo della procura di Roma“, per “giungere alla verità vera, e non di comodo, che identifichi i responsabili” della morte del ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo nel febbraio 2016. Una verità – ha concluso Alfano – che sarà cercata “ovunque“, “anche a Cambridge“, l’università inglese dove studiava Regeni e per conto della quale aveva iniziato il suo lavoro in Egitto (qui e qui due approfondimenti di Formiche.net sul comportamento della Gran Bretagna e dell’ateneo britannico).

 

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