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Il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian è stato l’ultimo, ma è solo un ordine cronologico dettato dalle agende, dei big della diplomazia occidentale a visitare il Golfo nel tentativo di mediare la crisi innescata da un gruppo di paesi guidati da Arabia Saudita ed Emirati Arabi che hanno isolato diplomaticamente il Qatar. Le Drian domenica 16 luglio era ad Abu Dhabi, dove ha incontrato Mohammed bin Zayed, leader emiratino che insieme all’omologo saudita Mohammed bin Salman (MbS) ha fatto da architetto alla mossa contro Doha. Prima il francese si era incontrato con lo sceicco kuwaitiano Sabah, che è colui che per il Consiglio della Cooperazione del Golfo (di cui fanno parte Qatar e blocco isolante) cura le possibilità di mediazioni, sabato 15 con MbS e con il capo della diplomazia saudita: riunioni fatte di ritorno dalla tappa qatarina dove era stato a colloquio con l’emiro Mohammed bin Abdulrahman Al Thani.

IL GIRO DI DIPLOMATICI OCCIDENTALI NEL GOLFO

La feluca francese ha espresso posizioni di rito, niente di eccezionale (“Occorre calma”, serve “mediazione e dialogo”, basta con la linea dura della sanzioni, anche perché “soltanto insieme potete combattere il terrorismo”, ha detto), come prima di lui avevano fatto i notabili della diplomazia americana, inglese e tedesca, tutti volati nel Golfo negli ultimi giorni per cercare di mediare a una crisi regionale che ha interessi strategici globali – l’Italia aveva ospitato il ministro degli Esteri del Qatar per un incontro pubblico romano i primi di luglio.

L’INTERESSE FRANCESE

La Francia ha una posizione piuttosto delicata. Ha interessi fortissimi nell’area: negli Emirati ha una base militare, un campus della Sorbona, e spianato la strada per portarci un distaccamento del Louvre, e poi ha commesse militari in corso. “Situazione analoga con il Qatar, che ha comprato armamenti francesi e ha investito molto nel paese europeo” spiega a Formiche.net Cinzia Bianco, analista specializzata in Medio Oriente della Nato Defence College Foundation e Phd Candidate all’Università di Exeter. “Inoltre – aggiunge Bianco – Parigi ha anche interessi a costruire un rapporto con l’Iran: non dimentichiamoci che Total ha firmato il primo grosso contratto petrolifero occidentale con Teheran post-sanzioni”, ossia dopo la chiusura dell’accordo sul nucleare e la riqualificazione diplomatica iraniana. L’Iran è un argomento centrale nella crisi: dietro alle accuse sul terrorismo, si nasconde anche questo confronto geopolitico tra le monarchie sunnite del Golfo, capitanate dall’Arabia Saudita, e la Repubblica islamica sciita iraniana. Doha mantiene rapporti con Teheran perché ci condivide il South Pars, enorme giacimento di gas naturale sul Persico – il blocco isolante invece chiede un'(improbabile)interruzione di questo genere di relazioni al Qatar, perché sono lette soprattutto in chiave di politica estera: il Consiglio muove le sue carte in contrasto, e non in contatto, con l’Iran.

L’OBIETTIVO TEDESCO

All’inizio di questo mese il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, ha fatto uno strano annuncio: intervistato dalla radio Deutschlandfunk ha detto che la Bnd (l’intelligence di Berlino) aveva ottenuto un via libera da Doha per “controllare tutti i suoi libri, qualora noi avessimo dubbi su certi individui o organizzazioni”. È un tentativo di disinnescare la situazione, se si considera che le motivazioni formali dell’isolamento diplomatico imposto al Qatar sono legate al finanziamento di gruppi terroristici (poi dietro si nascondono quelle competizioni geopolitiche regionali).  “La Germania sta utilizzando la crisi per portare acqua ai propri interessi, anche in chiave europea. La mossa sul terrorismo è un tentavi di farsi da garante, e solletica una risposta saudita, perché Berlino che annuncia la disponibilità qatarina a mostrare le proprie connessioni, invita anche Riad a fare altrettanto e scoprire le carte” spiega Bianco: “I tedeschi cercano di giocare un ruolo, anche perché la loro presenza nel Golfo è puramente commerciale: sanno che i paesi della regione continueranno a importare i beni in arrivo dalla Germania perché in molti casi sono leader di settori d’export, e poi anche Berlino ha interessi nella riqualificazione iraniana”.

(Foto: Twitter, @JY_LeDrian)

Come mediano Francia e Germania nella crisi col Qatar

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