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Come mai, nonostante le disastrose esperienze di governo locale, il movimento di Grillo continua a tenere botta nei sondaggi? E come mai, nonostante i duri contrasti sulla leadership, il centrodestra sembra navigare nuovamente col vento in poppa? Non c’è nessun mistero. Le ragioni sono numerose e diverse, ma una le precede tutte: le “miserie politiche” della sinistra italiana (copyright di Emanuele Macaluso). Non mi riferisco soltanto alle risse da condominio tra Giuliano Pisapia e Massimo D’Alema. Pensiamo a due episodi apparentemente di poco conto: quando il “comunismo sentimentale” di Staino trova rifugio nelle pagine dell’Avvenire, e quando il Manifesto, nell’anno del centenario della Rivoluzione d’ottobre, allega al giornale i discorsi di Papa Francesco, significa che qualcosa di profondo si è rotto nel suo tradizionale sistema dei valori .

È come se la sinistra esistente e quella (si fa per dire) nascente stessero uscendo di scena tra l’indifferenza generale, testimoniata peraltro dagli indici d’ascolto in picchiata dei talk show televisivi. Nella cerimonia che ha celebrato il decennale della nascita del Pd, Walter Veltroni ha provato ad alzare il tiro della campagna elettorale di fatto già in corso, ma l’entusiasmo suscitato è durato il tempo di un discorso. Prevale un senso di mestizia (l’assenza di Romano Prodi al teatro Eliseo ha pesato non poco), mal dissimulato dalle sicurezze ostentate da Matteo Renzi.

Il dado del Rosatellum è tratto, ma il Rubicone è stato attraversato solo da Silvio Berlusconi, forse l’unico che si gioverà della nuova legge elettorale. Intanto, assistiamo a una competizione tra i tre partiti principali condotta all’insegna di un populismo sfrenato e di un giustizialismo schizofrenico. Troppi segnali e troppi provvedimementi, già approvati o solo annunciati, vanno in questa direzione. Il Pd è forse l’ultima forza con radici storiche che può resistere allo tsunami che ha investito il socialismo continentale. Tiene solo il Labour di Jeremy Corbin in Gran Bretagna, con vecchie ricette novecentesche e lo sguardo rivolto al passato, ma ancora non è chiaro quanto sia merito suo e quanto demerito di Theresa May.

Tuttavia, fin qui non si è visto uno scatto di reni, un progetto politico (il futuro declinato dal segretario dei democratici pare ormai un disco rotto) che sappia parlare al Paese con un linguaggio di verità e- sul piano della comunicazione- con un linguaggio più fresco; e che sappia indicare ai cittadini prospettive promettenti. Paolo Gentiloni si limita -pur dignitosamente- a tirare a campare. Renzi si è acconciato a un pasticcio sulla riforma elettorale, mentre attraversava in lungo e in largo le contrade domestiche come un ciclista in surplace. Non voglio poi parlare del suo principale oppositore interno, un ministro della Giustizia che ha avallato una riscrittura del codice antimafia lesiva di un principio elementare dello stato di diritto. Per carità di patria, infine, stendo un velo di pietoso silenzio sulle ridicole logomachie con cui baruffa la sinistra-sinistra. Chissà, magari è soltanto un momento sfortunato della vita nazionale. Ma attenzione alla noia e al disincanto. Sono nemici invincibili.

Il Pd e le miserie politiche della sinistra italiana

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