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Un haircut radicale. Così Mediobanca Securities intitola una nota di ieri su Intesa Sanpaolo . L’acquisizione da parte del Santander del Banco Popular ha portato a un aumento della determinazione e della velocità di attuazione della direttiva europea BRRD da parte del SSM/SRB, a detta degli analisti della banca d’affari. Negli ultimi giorni, la stampa ha indicato l’urgenza dell’Italia di tagliare con il passato e di risolvere i problemi pendenti con Mps , Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Banca Carige .

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha impresso una decisa accelerazione al dossier Bpvi/Veneto Banca con l’obiettivo di arrivare a una soluzione entro la scadenza prefissata di fine giugno. Il piano emerso, nelle sue linee generali, dovrebbe prevedere, attraverso una sorta di risoluzione soft, la separazione degli attivi performing da quelli non performing e la creazione di una bad bank in cui verrebbero stoccati i secondi.

L’advisor Rothschild potrebbe poi mettere sul mercato le good bank e le società controllate con l’obiettivo di individuare compratori in tempi brevi. Le attività bancarie dovrebbero essere assegnate a un unico soggetto e il nome di Intesa Sanpaolo è il primo della lista. Il tutto per tenere a bada le autorità di risoluzione.

La ricapitalizzazione volontaria delle due banche venete consentirebbe probabilmente all’Italia di adottare una ricapitalizzazione precauzionale al posto del bail-in in quanto l’Europa sta recentemente pressando l’Italia a risolvere le situazioni bancarie più difficili. In mancanza di un accordo, invece, la situazione potrebbe precipitare in una risoluzione e questo, secondo gli analisti di Mediobanca , dimostrerebbe che le banche italiane “non sono tagliate per soluzioni sistemiche”. In entrambi i casi, le banche dovranno subire alcune perdite con quest’ultimo scenario che probabilmente sarebbe un risultato finanziario sub-ottimale.

Un’acquisizione potrebbe rappresentare il terzo modo per risolvere il problema. La consistenza delle esposizioni non performanti (Npe) coinvolte, la pulizia/ricapitalizzazione necessarie, i rischi legali pendenti e il gearing implicito di bilancio dovrebbero determinare le eventuali condizioni da imporre all’acquirente. Ancora, i dati finanziari sono solo una parte della storia, rendendo molto difficile la previsione del risultato finale.

Secondo più fonti intesa Sanpaolo è l’unica banca che potenzialmente può studiare l’acquisizione di Bpvi/Veneto Banca. “Abbiamo costruito un modello “plug and play” che gestisce tutte le variabili in gioco. Sono diverse le condizioni che Intesa Sanpaolo potrebbe imporre per quest’acquisizione ed è altrettanto ampia la gamma di opzioni disponibili per finanziare questo deal”, affermano gli analisti di Mediobanca che hanno simulato quattro scenari che riflettono un takeover completo o l’acquisto delle good bank con un impatto neutrale a livello di utile per azione o con un taglio del dividendo 2017.

Più nel dettaglio, gli esperti di Mediobanca hanno ipotizzano il bail-in del debito subordinato, un taglio del 40% dei costi target, una copertura delle Npe al 60% senza nuove agevolazioni fiscali. Quest’analisi esclude considerazioni sui rischi legali pendenti, azioni di potenziamento dei ricavi e il rimborso della liquidità garantita dallo Stato. Lo scenario che implica un impatto neutrale sull’utile per azione di Intesa Sanpaolo richiederebbe un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro con un effetto leva di 20bp sul Cet1 in caso di un takeover completo contro un +10bp di Cet1 nel caso di acquisto delle sole good bank.

Al contrario, un’acquisizione interamente finanziata da un taglio del 90% del dividendo 2017 comporterebbe un +6% dell’utile per azione 2020 con il ratio Npe della banca al 14% che salirebbe al 17% in caso di un takeover completo, mentre scenderebbe al 13% nel caso di acquisto delle sole good bank. “I calcoli indicano che un’operazione M&A sarebbe preferibile alle altre alternative. Eppure sappiamo che la realtà suggerisce che uno spezzatino è complesso su molti fronti, anche se Intesa Sanpaolo detiene un rilevante potere di negoziazione”, osservano ancora gli analisti di Mediobanca .

“Riteniamo improbabile un takeover completo viste le modeste implicazioni sul ratio Npe, mentre una parziale acquisizione di Bpvi/Veneto Banca potrebbe avere un significato finanziario, ma richiederebbe una revisione strategica in anticipo di tre trimestri rispetto al nuovo piano industriale e/o un doloroso taglio del dividendo di Intesa Sanpaolo nel breve termine, che potrebbe comunque arrivare anche con una risoluzione rigida. Il risultato non è ovvio e quindi manteniamo il rating neutral e il target price a 2,60 euro sul titolo Intesa Sanpaolo “, concludono gli analisti di Mediobanca .

Al contrario Equita ritiene che, in caso di banche ripulite, ricapitalizzate e con un fondo esuberi per finanziare le riduzioni di personale, l’impatto negativo sul Cet1 di Intesa Sanpaolo sarebbe contenuto (nell`ordine di 80 punti base) e assorbibile senza modificare la guidance di dividendo 2017 (3,4 mld euro)», sostiene Equita.

In borsa il titolo ha perso lo 0,4%

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