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Luca Zaia fa marcia indietro sui vaccini e spiazza Matteo Salvini che fino a ieri lo aveva strenuamente sostenuto nella sua battaglia – adesso sospesa – contro le prescrizioni fissate dalla legge approvata a fine luglio. “Sto con Zaia, no a obblighi sovietici. L’Italia non sia cavia delle case farmaceutiche“, aveva dichiarato ieri il leader del Carroccio. Che, però, oggi è stato di fatto sconfessato dallo stesso governatore del Veneto.

IL PASSO INDIETRO DI ZAIA

Dopo le critiche ricevute negli ultimi giorni – e dopo gli appelli arrivati anche dagli alleati di Forza Italia – Zaia ha deciso di ripensarci e di conformarsi alla normativa nazionale in materia di vaccinazioni. Sospeso, dunque, il decreto moratoria di due anni che avrebbe permesso alle famiglie di presentare la documentazione vaccinale per i bimbi da zero a sei anni entro il 2019. Ed evitare così la decadenza dell’iscrizione dagli asili nido e dell’infanzia. Come noto, la legge stabilisce che i bambini non vaccinati non possano frequentare asili nido e scuole dell’infanzia, neppure nel caso in cui le loro famiglie paghino le sanzioni previste a carico degli inadempienti.

LE RAGIONI DEL PASSO INDIETRO

A ufficializzare il passo indietro del Veneto è stato Zaia in persona che ha comunicato di aver ricevuto una lettera del direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan, con la decisione di sospendere la moratoria. Il governatore ha comunque annunciato di ritenere ancora valida l’interpretazione che era alla base del suo decreto e di essere pronto, dunque, a portare la questione di fronte al Consiglio di Stato. Zaia ha rilevato come Mantoan nella sua lettera abbia confermato la sua posizione, secondo cui la legge aprirebbe alla possibilità “di fare un moratoria fino al 2019 per i bambini dai zero ai sei anni già iscritti agli asili o scuole d’infanzia privi di vaccinazione, interpretazione non condivisa dal ministero“. Pertanto – ha concluso il presidente del Veneto – “alla comunicazione fatta da Mantoan sulla sospensione confermo che chiediamo che venga inoltrato il quesito direttamente al Consiglio di Stato“.

SCONFESSATA LA LINEA SALVINI

Cavilli legali a parte, dalla decisione di Zaia a uscire malconcio – politicamente parlando – è il segretario della Lega che non più di 24 ore fa si era schierato in modo netto sulla vicenda: “Vaccinarsi deve essere una libera scelta, non un obbligo sovietico. Non vorrei che l’Italia sia stata scelta da cavia delle case farmaceutiche“. La sua linea, dunque, è stata sconfessata. Per non parlare delle bordate che Salvini aveva rifilato agli alleati di Forza Italia, i quali si erano appellati al governatore veneto affinché rivedesse la sua posizione. “Romani e Brunetta hanno tempo per occuparsi di altri problemi: Zaia sta ricevendo le lodi di tante associazioni“, aveva detto il leader del Carroccio. Frasi che adesso rischiano di ritorcerglisi contro come un boomerang.

LE REAZIONI

Non è un caso, infatti, che le principali reazioni alla retromarcia di Zaia siano arrivate da alcuni ex alleati di centrodestra oggi in maggioranza con il Pd. “Il buon senso, e la tutela della salute dei bambini, vince“, ha scritto ad esempio su Twitter il capogruppo alla Camera di Alternativa popolare, Maurizio Lupi. “Apprendiamo con soddisfazione la decisione del Veneto di allinearsi alla normativa nazionale“, ha commentato invece il ministro della Salute – ed esponente di spicco del partito di Angelino Alfano – Beatrice Lorenzin. Prima del passo indietro di Zaia il governo aveva già annunciato di essersi messo al lavoro sul ricorso da presentare contro il decreto del Veneto adesso sospeso.

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