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“Avevamo invitato Chiara Appendino che non è potuta venire. In generale vogliamo confrontarci con tutti ma pensiamo che non sia utile a nessuno ripetere l’esperienza di qualche anno fa, quando Mattia Fantinati del Movimento 5 stelle venne non a dialogare ma ad insultare il Meeting e i presenti. Ci interessa il dialogo, non i talk show”. Così Giorgio Vittadini, uno dei leader storici di Comunione e liberazione – risponde ai rilievi per alcune assenze al Meeting di Rimini. Ma in questa conversazione di Formiche.net con Vittadini – ordinario di Statistica metodologica all’Università di Milano Bicocca, fondatore della Compagnia delle opere e presidente della Fondazione per la sussidiarietà – si parla poco o niente di partiti ma di molto altro. A partire, ovviamente dal Meeting di Rimini.

Professore, a molti osservatori questo Meeting è parso incapace di esprimere una diversità. In crisi di identità. Lei ha replicato: “Avere un’identità non significa schierarsi in uno scenario in bianco e nero”. Ma poi non deve venire il tempo del giudizio sulla realtà e sui problemi complessi? E quando? E in che termini?

Decidere di guardare ad esempi positivi di integrazione, come abbiamo fatto ad esempio con la mostra sui volti giovani dell’Italia multietnica significa dare un giudizio ben preciso: quella è la società del futuro e ciò richiede che la si conosca, senza censurare i problemi. La stessa mostra infatti affronta anche il tema del radicalismo islamico violento in cui cadono alcuni giovani figli di immigrati europei. Anche in questo caso la risposta del Meeting c’è ed è di lungo periodo: come educare a un bene più grande.

In una intervista del 1996 don Giussani sottolineava lo smarrimento del popolo. Oggi come allora il popolo è smarrito. Sul lavoro, la povertà, la sfida delle migrazioni. Come il Meeting dà un aiuto per intervenire nella realtà di una società sempre più liquida?

È proprio il contesto di una società liquida che dovrebbe far apprezzare il valore di un’iniziativa come il Meeting, che è un momento di formazione delle coscienze. Qui chiunque può trovare opportunità di conoscenza, confronto, condivisione di esperienze. Cosa altro può dare consistenza all'”io” e creare unità, coscienza civile?

Come si riguadagna l’eredità dei padri per possederla? Quale eredità ha raccolto il Meeting dall’esperienza di Cl da cui nasce – anche se non la esaurisce – e come la trasmette alle giovani generazioni?

Chiunque deve fare i conti con la sua storia, bella o brutta che sia. Ma per essere utile una tradizione deve essere vagliata, verificata rispetto al proprio cuore e alla realtà presente. Come ci ha detto papa Francesco, venerare don Giussani come un “caro estinto” non serve a niente. Occorre immedesimarsi nel suo insegnamento perché il suo carisma continui ad essere una guida. Il suo metodo, che sottolinea il paragone con il proprio cuore, è oggi più che mai attuale in questo cambiamento in cui ogni appartenenza formale rischia di non avere più senso. Anche per il Cristianesimo, o la fede nasce dall’esperienza, o è destinata a perdersi.

“Viva i materassi” ha detto l’altro giorno. Incontro, dialogo. Diventare un po’ l’altro che si ascolta. Il genio del cristianesimo non è anche quello di avere sempre previsto e individuato prima di tutti soluzioni originali ai problemi? Gli ospedali, le misericordie, le università lo documentano. Oggi la Chiesa, e quella italiana in particolare, ha gli strumenti per creare strade nuove ed efficaci?

La caratteristica di un materasso è la flessibilità. Chi è flessibile e aperto a ciò che accade, si arricchisce, senza per questo venire meno alla sua identità ma maturandola sempre. Non si è mai arrivati, e avere un’identità non significa disporre di un set monolitico di convinzioni. Ciò che serva alla Chiesa è l’esperienza di tante persone che insieme e in comunione vivono la fede come percorso di risposta alla propria e altrui sete di felicità. Solo così le opere che nascono possono essere testimonianza di una speranza nuova.

Alla vigilia del Meeting al Corriere della Sera ha indicato prioritario il tema del lavoro. Cosa chiedete concretamente al governo su questo?

Sicuramente bisogna rilanciare gli investimenti pubblici, ma non basta. Occorre a mio avviso sostenere maggiormente chi innova, investe, esporta. Inoltre è fondamentale sostenere di più il sistema educativo e formativo. Investire in capitale umano è la vera strada per rilanciare lo sviluppo e creare lavoro.

Travolti dall’attualità, anche dopo il Messaggio di Papa Francesco, molto si è discusso di immigrazione e cittadinanza. Qual è la sua opinione sullo Ius soli?

Personalmente sono favorevole allo scopo della legge (anche se poteva essere scritta meglio), che è accettare l’identità multietnica delle nostre società. I ragazzi delle nuove generazioni figli di immigrati devono potersi sentire appieno italiani. Ritengo comunque che anche per loro la priorità sia il lavoro.

Il Meeting parla con tutti e fa il tifo per le istituzioni. Politicamente in questa edizione ci sono molti politici Pd o di governo. Nemmeno è una novità. Ma perché manca totalmente un confronto con il Movimento 5 stelle, forza politica di prima grandezza con cui fare i conti?

Avevamo invitato Chiara Appendino che non è potuta venire. In generale vogliamo confrontarci con tutti ma pensiamo che non sia utile a nessuno ripetere l’esperienza di qualche anno fa, quando Mattia Fantinati del Movimento 5 stelle venne non a dialogare ma ad insultare il Meeting e i presenti. Ci interessa il dialogo, non i talk show.

Si sente più garantito da un cristiano al governo?

Mi sento garantito da chi sa governare, non come uomo solo al comando ma da primus inter pares ed è sinceramente mosso dal desiderio del bene comune.

Siamo alle battute finali del Meeting 2017. Un primo bilancio? Cosa rimarrà? Cosa offre all’Italia?

Il Meeting 2017 mostra quanto sia necessario per tutti un’educazione delle persone ai desideri umani più veri. Questa è la vera concretezza che dà vita a testimonianze di impegno con la realtà. È ciò di cui abbiamo più bisogno in questo cambiamento d’epoca. Fondamentali per tutti sono i corpi intermedi dove avviene questa educazione e da cui nascono le domande che ci spingono a cercare. Questo Meeting sancisce la fine dell’idea che il singolo cittadino si debba rapportare direttamente con il potere senza essere intermediato da realtà sociali.

Giorgio Vittadini

Il Meeting di Rimini, CL e don Giussani. Parla Vittadini

"Avevamo invitato Chiara Appendino che non è potuta venire. In generale vogliamo confrontarci con tutti ma pensiamo che non sia utile a nessuno ripetere l'esperienza di qualche anno fa, quando Mattia Fantinati del Movimento 5 stelle venne non a dialogare ma ad insultare il Meeting e i presenti. Ci interessa il dialogo, non i talk show". Così Giorgio Vittadini, uno…

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