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E’ l’agricoltura il settore su cui puntare di più per rilanciare l’economia del Mezzogiorno e, di conseguenza, di tutto il Paese. E’ questo il messaggio arrivato dalla Camera dei Deputati dove ieri è stato presentato il rapporto curato da Ismea e Svimez sul ruolo del comparto agricolo nel Meridione. Un dossier che ha messo in evidenza punti di forza e di debolezza dell’agricoltura nel Sud Italia, con una certezza fondamentale: la strada intrapresa, almeno da questo punto di vista, sembra essere quella giusta.

I NUMERI PRIMA DI TUTTO

I dati illustrati dal direttore generale di Ismea Raffaele Borriello confermano un trend in miglioramento con i fondamentali economici tutti in positivo. Nel 2015, ad esempio, l’agricoltura nel Mezzogiorno ha fatto registrare una crescita del 7,3%: molto meglio di tutti gli altri settori. Bene anche l’export, grazie anche ai buoni risultati ottenuti dal sistema Paese nel suo complesso: nel Sud Italia quello di prodotti agricoli è cresciuto del 15,5%, mentre quello di prodotti alimentari del 7,6%. E ancora gli investimenti, che nel 2015 hanno raggiunto i 2,2 miliardi di euro con un aumento del 9,6%. L’aspetto forse più importante però è un altro: l’occupazione. Nel 2015 il numero di persone attive nel settore agricolo ha raggiunto nel mezzo giorno le 500.000 unità. In termini numerici questo vuol dire +3,8%: non male in un Paese – e in un’area geografica soprattutto – in cui la disoccupazione continua a farla da padrona. Merito soprattutto dei più giovani e del loro rinnovato interesse per questo settore: negli ultimi 10 anni le immatricolazioni alle facoltà di Agraria sono aumentate del 20%. Solo nei primi nove mesi del 2016 gli under 35 hanno creato in Italia 90.000 nuove imprese agricole, 20.000 del quali sono nate al Sud (il rapporto e la nota tecnica possono essere consultati integralmente a questo link).

IL DIBATTITO ALLA CAMERA

Numeri incoraggianti che, secondo Borriello, testimoniano “la necessità di parlare di agricoltura e mezzogiorno” per far sì che questo settore sia messo al centro delle politiche economiche del governo e del Parlamento. D’altronde – ha sottolineato il commissario Ismea Enrico Corali – l’Italia non può certo permettersi di non mettere a frutto “il ritrovato interesse per la terra delle giovani generazioni“. Un’aspirazione che non può essere considerata esclusivamente di tipo economico, ma che rivela anche “la scelta di vita” fatta da molti ragazzi e ragazze, decisi a non abbandonare il loro territorio di origine e, anzi, a impegnarsi in prima persona per valorizzarlo e sfruttarne a pieno le potenzialità. Attenzione però a non parlare di questo settore solo in termini, per così dire, bucolici, ha messo in guardia il deputato Pd e membro della commissione agricoltura di Montecitorio Nicodemo Oliverio: “La terra non è solo il luogo delle tradizioni e delle radici: è un veicolo fondamentale per avviare un’attività imprenditoriale moderna“.

LA GRINTA DI GALANTINO

Ed è qui che entrano in gioco le istituzioni il cui compito deve essere quello di non frustrare questa aspirazione che poi rappresenta anche una grande opportunità di crescita per il Mezzogiorno e per tutto il Paese. “E’ possibile anche al Sud fare impresa e farla bene: qui c’è gente che ha voglia di andare avanti di non fermarsi”, ha affermato un uomo del Meridione come il segretario generale della Cei Nunzio Galantino, che non ha lesinato qualche critica alla politica: “Che ci vuole a capire che questo è un settore su cui puntare?“. Gli ostacoli, certo, non mancano e in fondo sono sempre gli stessi da decenni. Galantino ne ha citati in particolare due: la criminalità e la burocrazia. Sotto il primo profilo il segretario generale della Conferenza episcopale italiana è stato netto: “Dove c’è criminalità, non c’è e non può esserci sviluppo“. E lo stesso ha lasciato intendere a proposito dei mille rivoli della pubblica amministrazione: “Agisce quasi per vessazione verso le persone“.

LO SVILUPPO INDUSTRIALE CHE SERVE

Il punto di debolezza principale dell’agricoltura nel Mezzogiorno lo ha, invece, messo a fuoco il presidente Svimez Adriano Giannola: “Rispetto alle sue potenzialità il Sud produce troppi pochi beni agroalimentari“. In pratica, le colture vanno forti ma è nel successivo passaggio della produzione industriale che cominciano i problemi perché troppo spesso si finisce con il vendere i prodotti subito dopo averli coltivati: “Sarebbe, invece, necessario che si sviluppasse direttamente nel Meridione l’industria agroalimentare, in modo da accorciare la filiera e da territorializzare la produzione“.

L’ANALISI DI MARTINA

Punto di vista che il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ha dichiarato di condividere: “Un tema agro-industriale c’è, inutile negarlo: è storicamente l’aspetto su cui bisogna lavorare di più in questo settore“. Martina ha poi rivendicato i risultati ottenuti in questi anni: “E’ stata una legislatura fortemente agricola per il lavoro svolto sia dal Parlamento che dal governo“. Poi, però, ha sottolineato la necessità di non fermarsi perché – nonostante le buone performance evidenziate nel rapporto – di strada da fare ancora ce n’è molta: “Prendo questi numeri come un compito a casa“. L’importante – ha concluso – è tenere a mente lo spirito imprenditoriale con cui i giovani del Sud si stanno accostando al settore agricolo: “I ragazzi e le ragazze che scelgono l’agricoltura vogliono fare impresa“. Un ritorno alla terra, dunque, che non deve essere interpretato come un ripiegamento su sé stessi ma al contrario come la voglia di essere innovativi anche in un settore millenario quale, appunto, l’agricoltura.

IL MESSAGGIO DI BOLDRINI

Il dibattito – moderato dalla giornalista Paola Saluzzi – era stato introdotto dall’intervento della presidente della Camera Laura Boldrini. “Non è possibile neppure pensare che l’Italia esca dalla crisi economica senza il Mezzogiorno“, ha affermato Boldrini. E neppure senza un’agricoltura di qualità.

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