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Sabato un non meglio specificato aide del Congresso ha raccontato ad Associated Press che la Commissione intelligence del Senato ha inviato richieste formali “a più di una dozzina di organizzazioni, agenzie e privati”, chiedendo loro di “preservare” tutto il materiale relativo all’ingerenza russa nelle elezioni del 2016 e questioni connesse; aspetti su cui il panel sta indagando.

NON CANCELLARE NIENTE

Venerdì due lettere simili, una firmata dal presidente della commissione il repubblicano Richard Burr, e un’altra da Mark Warner, il capogruppo dei democratici, sono state inviate al consiglio legale della Casa Bianca. Contenuto: chiunque abbia informazioni riguardanti i contatti di uomini dell’amministrazione, del comitato politico del presidente Donald Trump, del team di transizione, “o chiunque agisca per loro conto”, è tenuto a conservare tutto. Sebbene per il momento non ci sarebbero informazioni a riguardo, Chuck Schumer, il senatore democratico che prima era al posto di Warner, ha commentato intervenendo alla camera che c’è preoccupazione che qualcuno possa cercare di cancellare elementi importanti per coprire eventuali prove.

LE PAURE DEL SENATO

Poche ore prima che le lettere lasciassero il Campidoglio, il capo dell’Fbi James Comey aveva tenuto un incontro riservato con i membri della stessa commissione. Tema: la Russia. Non sono usciti commenti ufficiali, ma uscendo dalla riunione Warner aveva detto di essere fiducioso che tutto il materiale necessario per l’indagine verrà conferito al Congresso; tuttavia successivamente sono state inviate le lettere, a monito formale. È questo il clima tra White House e il Congresso al momento. Le commissioni intelligence di Camera e Senato indagano sulle interferenze russe durante le presidenziali e sulle connessioni Trump-Russia da quando le agenzie di intelligence avevano iniziato a sospettare che Mosca volesse mettere le mani sulle presidenziali. Se le indagini delle Commissioni intelligence dovessero trovarsi davanti nuovi interrogativi, e con il caso Flynn ci sono i presupposti, potrebbero crearsi commissioni d’inchiesta congressuali bipartisan ad hoc: i democratici le ritengono una svolta politica, perché i risultati potrebbero avere un’eco pubblica mentre al momento le indagini restano riservate. Intanto anche il Senate Judiciary Committee ha iniziato a svolgere delle proprie investigazioni, e il 27 febbraio riceverà un briefing da Comey.

L’INDAGINE DELL’FBI

L’inchiesta del controspionaggio dell’Fbi verte su vari aspetti che sono interconnessi. Ci sono le interferenze russe durante la campagna elettorale, quelle che riguardano l’hacking su alcuni sistemi informatici di esponenti del partito democratico attraverso cui si è creata la diffusione di informazioni su Hillary Clinton, riprese anche per creare notizie false, tutto per screditare e diffamare la candidata democratica (e dunque favorire Trump). Poi ci sono i contatti di elementi vicini a Trump con la Russia, e si vuole capire fino a che punto gli interessi, anche personali, possano essersi intrecciati con Mosca. Infine c’è il filone recente che riguarda le conversazioni tra l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn con l’ambasciatore russo negli Stati Uniti. Secondo cinque funzionari governativi che hanno parlato anonimamente con la Reuters, su Flynn indagherebbe la sede dell’Fbi di Washington; le sue comunicazioni telefoniche sarebbero infatti finite in mezzo alle intercettazioni che il Bureau stava compiendo per controllare i contatti tra uomini del team di Trump ed elementi russi (tra questi anche Michael Cohen, l’avvocato personale di Trump). Flynn, che non sapeva di essere intercettato, è stato già sentito dall’Fbi tra il 23 e il 26 gennaio e ha dichiarato, mentendo, di non aver parlato di sanzioni con l’ambasciatore russo: gli agenti che hanno parlato con lui sapevano invece quello che Flynn e il diplomatico s’erano detti, e mentire ai Federali è un reato, ovviamente. Sempre secondo la Reuters, nel frattempo l’ufficio di Pittsburg del Bureau, che segue molti casi di cyber security, sta cercando di capire chi è stato materialmente a compiere l’hack contro il Comitato nazionale dei democratici; mentre quello di San Francisco sta lavorando sul nome di Guccifer 2.0, un hacker che così s’è fatto chiamare e che ha diffuso diverso materiale sottratto al capo della campagna Clinton-2016 John Podesta.

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Come procedono le indagini di Fbi e Congresso sul caso Trump-Russia

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