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Dopo l’annuncio da parte dell’ad di Eni, Claudio Descalzi, dell’avvio dei nuovi investimenti nel settore energetico in Adriatico a partire da agosto, le imprese dell’oil&gas guardano con grande interesse ai primi progetti. L’attenzione si concentra in particolare sul decommissioning, il disarmo delle piattaforme non più in produzione.

“Oggi ci stiamo attrezzando – spiega Franco Terlizzese (in foto), direttore generale del Mise per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie – per garantire un processo di decommissioning sicuro, efficiente e adeguato alle aspettative di istituzioni, aziende e cittadini sul territorio per piattaforme offshore che sono in grande prevalenza localizzate nel mare antistante la costa romagnola. Il processo su queste piattaforme – è previsto un primo pacchetto di 15 installazioni – deve chiudersi in tempi brevi, entro il 2020; si tratta quindi di un progetto molto sfidante perché articolato sui prossimi 36 mesi. Bisogna partire già quest’anno, per questo sono attivi dei tavoli di lavoro con gli operatori e le parti sociali già da diversi mesi. Esiste un accordo tra ministero dello Sviluppo Economico e Regione Emilia Romagna che ci aiuta d’altra parte a confidare in una cooperazione effettiva sulla base di direzioni e obiettivi condivisi”, spiega il direttore del ministero dello Sviluppo.

In Adriatico oggi si concentra gran parte del parco di piattaforme offshore italiane, la maggior parte per produzione di gas. Per alcune di esse sono maturi i tempi per il decommissioning, per molte altre è già previsto un adeguamento alle norme su sicurezza e ambiente attraverso un piano di ammodernamento tecnologico con benefici nella ottimizzazione delle produzioni in corso.

“C’è un aspetto positivo da considerare – aggiunge Terlizzese – ovvero che queste condizioni fanno dell’iniziativa in Adriatico un possibile riferimento per una diffusione di best practice nelle zone contigue del bacino del Mediterraneo, in linea con le priorità dell’iniziativa della Commissione Europea Bluemed coordinata dal nostro Paese”.

L’avvio dei lavori – come ha spiegato anche Descalzi dopo l’incontro di Ravenna – deve avvenire già quest’anno. “Vogliamo rispettare l’obiettivo del 2020 – dice Terlizzese – per una quindicina di piattaforme individuate come prioritarie. Ci sono 36 mesi a disposizione per trovare una sintonia tra tutte le parti coinvolte e implementare il processo in piena sicurezza. I nostri uffici tecnici stanno già valutando i primi progetti presentati”.

È anche vero che il decommissioning viene visto da qualche impresa come la fine della ricerca e dell’attività su giacimenti autorizzati per nuove attività.  La legge prevede che, dopo lo smantellamento delle piattaforme, entro le 12 miglia non si investa in nuove attività. “Molte delle piattaforme – afferma il direttore del Mise –  sono ancora ricche di potenziale produttivo e saranno oggetto di interventi di ottimizzazione tecnologica che ne consentiranno il mantenimento produttivo in sicurezza per molti anni. Può avere senso considerare l’opportunità di lasciare le piattaforme non più produttive dove sono per ragioni di tutela ambientale, oppure per non modificare l’ecosistema che si è creato intorno ad esse in questi 50 anni, oppure per motivi di ricerca scientifica oppure ancora per usi terzi che possano interessare la Regione o altri istituzioni”.

Dopo gli anni bui, il settore e l’indotto guardano ora con più interesse verso una ripresa dell’attività. Per operare nel decommissiong illustrato dal Mise, a Ravenna si sono già formati due consorzi che associano le imprese al top. “La riqualificazione e il rimodernamento offrono opportunità di sviluppo anche nel futuro per il territorio”, conclude Terlizzese.

terlizzese

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