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Il centro di Roma blindato, perché l’allarme terrorismo ha avvolto anche la parata ai Fori imperiali, non ha impedito il solito successo di folla per i circa 4 mila militari e civili che hanno sfilato per il 2 giugno. “Insieme per il Paese” è stato il motto scelto quest’anno, un orgoglio nazionale che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha tradotto anche nella vicinanza alle regioni del Centro Italia colpite nei mesi scorsi dai terremoti. Molti sindaci di quelle aree hanno partecipato il 1° giugno al ricevimento al Quirinale e 140 primi cittadini delle zone terremotate hanno aperto la sfilata dei circa 400 sindaci, sistemati successivamente nel palco di fronte a quello presidenziale: presenti le massime cariche istituzionali e numerosi ministri. Tra i tanti politici non c’era il segretario del Pd, Matteo Renzi, che probabilmente albergava nella mente dei presenti.

I drammi del terremoto

La drammatica situazione vissuta da quelle popolazioni ha avuto una vetrina importante come segnale di “vicinanza a tutti coloro che hanno subito le tragiche conseguenze” e come riconoscenza ai militari e civili che sono intervenuti nell’emergenza, come ha sottolineato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel messaggio istituzionale. Un affetto che ha fatto certamente piacere, anche se “non ci sentiamo abbandonati, ma un po’ trascurati sì” come ha ammesso Aleandro Petrucci, sindaco di Arquata del Tronto. Non è stato quindi casuale che uno degli applausi più fragorosi abbia accolto i settori della parata con la Protezione civile e gli assetti dei Vigili del fuoco, delle Forze armate e delle forze dell’ordine impegnati negli interventi di pubblica utilità. Un riferimento contenuto anche nel messaggio di Mattarella al capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, nel quale non si poteva dimenticare il ruolo delle Forze armate in Italia e all’estero in un’epoca così difficile.

Il bisogno di sicurezza

Il ringraziamento per quanto si fa per la sicurezza l’ha dimostrato anche il pubblico applaudendo ogni reparto delle quattro Forze armate, della Polizia e della Guardia di Finanza, ciascuno con rappresentanze delle unità di élite. Il ministro Pinotti nel messaggio ha ricordato le “emergenze che richiedono scelte altrettanto strategiche” rispetto a quelle di 71 anni fa, scelte “per tutelare quei valori di democrazia, libertà, sicurezza per cui gli italiani hanno tanto combattuto: scelte che coinvolgono direttamente le nostre Forze armate, da sempre al servizio del Paese e della sicurezza dei cittadini e indiscusse protagoniste delle operazioni di sicurezza e stabilità in favore della collettività internazionale”. A corollario, l’inno nazionale cantato da Andrea Bocelli con le voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia e il triplo passaggio delle Frecce tricolori.

Il 4 novembre

La “rimodulazione” del 2 giugno già dal 2016 come festa di tutti (più sobria degli anni scorsi, l’ha definita lo speaker) ha “rilanciato” le celebrazioni del 4 novembre che è ufficialmente la festa delle Forze armate. Qualcuno si sta preoccupando perché il prossimo 4 novembre potrebbe cadere in periodo (post?) elettorale e dunque l’organizzazione potrebbe risentirne. Nel frattempo, vista la stima di Mattarella verso i militari, potrebbe essere una buona scusa per votare a febbraio…

Quei giornalisti rompiscatole

Un’ultima notazione riguarda quei rompiscatole di giornalisti e perdonerete il conflitto di interessi. Quest’anno la tribuna stampa è stata sistemata sullo stesso lato del palco presidenziale e a debita distanza, anziché di fronte come sempre. Dal ministero della Difesa lo spiegano con la richiesta del presidente della Repubblica di avere di fronte a sé i sindaci e quindi, a cascata, i giornalisti sono finiti in piccionaia. Dal Quirinale respingono con sdegno l’insinuazione, rimandando al mittente la responsabilità. Chiunque sia il reo, non stiamo parlando di “status” anche se l’autostima dei giornalisti è piuttosto elevata, bensì di lavoro: la parata ai Fori imperiali non è solo l’occasione per festeggiare la Repubblica e per permettere ai cittadini di applaudire le Forze armate (vanno lì soprattutto per questo), ma spesso riserva notizie politiche che negli anni scorsi sono state colte perfino guardando due parlamentari parlare fitto tra loro o individuando qualcuno che sbuffava, oltre che naturalmente con contatti ravvicinati. Basterebbe ricordare nel 2006 Fausto Bertinotti, presidente della Camera per conto di Rifondazione comunista, che sfoggiava il simbolo pacifista (difficile da individuare a centinaia di metri). Notizie e contatti che sono altra cosa rispetto alle dichiarazioni fatte alle agenzie di stampa o alle tv “a margine” della manifestazione. Una volta sistemati i sindaci non si poteva trovare qualche strapuntino? Fatti salvi i giornalisti che continuano a fare la scampagnata con la famiglia o chi ha letto un quotidiano per l’intera durata della parata, gli altri l’anno prossimo potrebbero scegliere il divano di casa propria: volete mettere una bella diretta tv?

Ecco cosa è successo alla parata del 2 giugno ai Fori imperiali

Il centro di Roma blindato, perché l’allarme terrorismo ha avvolto anche la parata ai Fori imperiali, non ha impedito il solito successo di folla per i circa 4 mila militari e civili che hanno sfilato per il 2 giugno. “Insieme per il Paese” è stato il motto scelto quest’anno, un orgoglio nazionale che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha…

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