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“Nessun favoritismo, nessuna corsia preferenziale”. Così tra l’altro diceva in Parlamento, il 18 dicembre 2015, l’allora ministro delle Riforme Maria Elena Boschi sulla mozione di sfiducia presentata contro lei dalle opposizioni sulla questione Banca Etruria, istituto di cui il padre dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio è stato vicepresidente.

Due giorni fa escono le prime anticipazioni del libro scritto “Poteri forti (o quasi)” scritto da Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. A pagina 209 si legge: “L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”.

Boschi su Facebook ha replicato:  “Non ho mai chiesto all’ex ad di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria. Ho incontrato Ghizzoni come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere. Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario”.

Controreplica di de Bortoli: “Attendo la querela, sono sicuro delle mie fonti”.

E sul Messaggero il vicedirettore Osvaldo De Paolini rivela: “Ghizzoni comunicò alla Boschi l’impossibilità di Unicredit di fare una qualunque proposta” per Banca Etruria.

Ghizzoni: “No comment”. Dunque l’ex amministratore delegato di Unicredit tace. E chi tace, acconsente.

Il caso (forse) è chiuso.

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