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Voucher sì, voucher no. Cgil e Pd sull’orlo di una crisi di nervi per i dibattuti voucher. Dopo la vittoria del no al referendum costituzionale, c’è un’altra consultazione che agita la sinistra e il Partito democratico: il referendum contro il Jobs Act e contro i voucher. Ecco cosa si dice nel partito guidato dall’ex premier, partendo da chi nel Pd cerca di contrastare le posizioni della Cgil sul tema.

LA POLEMICA DI LANDINI

“Da anni la Cgil chiede politiche attive sul lavoro e di questo va dato loro atto. Nel caso del referendum sui voucher, tuttavia, si sono concentrati su una battaglia facilmente monetizzabile in termini di consenso”. Lo dice Mila Spicola, insegnante e dirigente del Pd, interpellata da Formiche.net sulle polemiche legate all’abolizione dei voucher, scatenate dal leader Fiom Maurizio Landini, in un’intervista a Repubblica. “I voucher vanno aboliti”, aveva detto pochi giorni fa il segretario generale della Fiom: “Non ci sono vie di mezzo. E se il governo non ha il coraggio di cambiare strada, neanche di fronte al risultato del 4 dicembre, allora ci penseranno gli italiani con il referendum promosso dalla Cgil. Ragionare in termini di correttivi significa non rendersi conto che i voucher stanno annullando il rapporto di lavoro e diventando una forma di sfruttamento inaccettabile, ormai sotto gli occhi di tutti. Il governo confermerebbe così la distanza con la realtà del paese”.

LA REGOLAMENTAZIONE NECESSARIA

I voucher, così come sono, non hanno funzionato. La soluzione, però, non è eliminarli, ma regolarli”, spiega, invece, Mila Spicola. In che modo, lo decideranno i tecnici, dice, magari “garantendone la tracciabilità o limitandoli ad alcuni lavori, dopo aver fatto delle valutazioni di impatto”. Il problema, insomma, non può essere liquidato con un sì o un no: “Sono d’accordo con i sindacati quando analizzano le questioni legate al lavoro in modo più ampio, ma trovo sbagliato focalizzare l’attenzione su un solo tema, che in quel momento sembra facilmente monetizzabile in termini di consenso e di battaglia sindacale. Se, da un lato, ridurre a un quesito referendario un problema così complesso può servire ad attirare l’attenzione su quel tema, dall’altro significa banalizzarlo”.

IL LAVORO AL CENTRO

Il voucher è un’intuizione “sacrosanta nelle intenzioni”, continua la dem, “che andava regolata subito” e che, “nel nulla delle politiche attive”, è risultata “una goccia d’acqua del deserto”, con la conseguenza di una moltiplicazione smisurata del suo utilizzo. “Ma quello che oggi è voucher ieri era nero. Togliendo i voucher non scompare la precarietà, solo torna nera”. “L’altro limite, che riguarda il Paese e tutti i governi”, ha proseguito, “è che non c’è una visione di sistema e che le politiche attive del lavoro non sono state considerate in modo adeguato rispetto ad altri provvedimenti. La precarietà si combatte con azioni strategiche come la formazione professionale, l’orientamento e il dialogo fra università e scuola”.

LA VERSIONE DI MARATTIN

Agire in base ai dati, senza abbandonarsi a tifoserie e opportunismi, è l’auspicio che Luigi Marattin, consigliere economico della Presidenza del Consiglio, ha diffuso dalla sua pagina Facebook: “Accade che le opinioni si formano sulla base di posizionamenti ideologici o convenienze politiche del momento”, occorre, invece, “guardare in quali settori sono stati usati nel 2016 i voucher e a chi sono andati (sono dati, tra l’altro, perfettamente ottenibili visto che proprio il governo Renzi ha introdotto la piena tracciabilità dei voucher) (…) . Se sono andati tutti a studenti e pensionati, non vi è proprio alcun problema (e abolirli farebbe riesplodere il nero). Se sono andati tutti a lavoratori nell’edilizia, allora nascondono un nuovo e pericoloso precariato. E se la situazione è mista, occorre guardare i dati per capire dove intervenire per asportare il “tumore” senza ledere organi vitali”.

LA POSIZIONE DI MARTINA

Ancora sui numeri, e contrario all’abolizione totale, anche il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, intervistato ieri dal Corriere: “Serve un lavoro di analisi settore per settore, che potremo fare solo quando avremo i dati completi della tracciabilità introdotta, voglio ricordarlo, proprio dal governo Renzi”. La limitazione dei voucher applicata in agricoltura rappresenta un caso di successo sulla regolazione, che ha fatto calare in modo significativo il loro utilizzo e che può essere un modello per altri settori: “Oggi i voucher in agricoltura rappresentano meno del 2% rispetto al totale di quelli utilizzati. Prima eravamo su livelli molto più alti, vicini al 15% del turismo, al 14% del commercio, al 12% dei servizi”. Ciò è stato possibile limitando l’uso dei voucher a studenti, pensionati e cassintegrati e mettendo un tetto di 2 mila euro ai compensi che il lavoratore può ricevere dallo stesso datore di lavoro, con i voucher.

I DISTINGUO DI DEL CONTE

Opportuna l’eliminazione totale, invece, nel campo dell’edilizia, il settore a maggior rischio di abusi, secondo il ministro, ma anche per Maurizio Del Conte, presidente dell’Agenzia nazionale per il lavoro, intervistato pochi giorni fa sempre dal Corriere. No all’abrogazione, sì a limitazioni mirate, affinchè non vengano usati come escamotage per eludere soluzioni più vincolanti. “I voucher hanno il merito di far emergere prestazioni che prima venivano fatte solo in nero. Però i numeri dimostrano che c’è stato un abuso”, ha spiegato. “Potrebbero essere espressamente esclusi alcuni settori, come l’edilizia. Bisogna impedire che i voucher vengono utilizzati al posto di contratti più stabili”.

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