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Primarie croce e delizia del Pd. A pochi giorni dalla riconferma di Matteo Renzi alla guida del partito, non mancano le polemiche, mentre ormai sono arrivati i dati definitivi: l’ex premier è stato rieletto segretario con il 69,2% dei voti – al di sotto della soglia del 70, inizialmente indicata -, Andrea Orlando è salito al 20 e Michele Emiliano ha confermato il suo 10,9. Risultati in linea con le elaborazioni di alcuni istituti di ricerca che hanno fotografato il calo di partecipazione e il cambiamento radicale dell’elettorato.

I CONFRONTI DI ITANES CON IL PASSATO

Come ha sottolineato l’Istituto Itanes – con la partecipazione a un milione e 839mila persone – manca all’appello un milione di elettori rispetto alle primarie del 2013 quando, a votare, erano stati 2.805.695. Un decremento del 34%, pari a 957mila elettori in meno. Renzi perderebbe dunque 600mila preferenze passando da 1.895.000 voti a 1.283.000. Un dato che desta ancor più clamore se si considera che l’ex premier ha ottenuto un plebiscito nelle cosiddette regioni rosse dove, però, si è registrato la maggior diminuzione di votanti. Renzi, nella sua Toscana, vince con l’81% dei voti ma la partecipazione cala del 46%, mentre in Emilia ottiene il 74% con un calo dei votanti del 48%. Anche in Umbria stravince con l’80% ma la percentuale di elettori segna un -42%. Nelle Marche, infine, si registra un -51% a fronte di una vittoria che, anche in questo caso, supera il 70%.

LA MAPPA DEGLI ELETTORI FIRMATA DAL CISE

Per il Cise (centro italiano studi elettorali) della Luiss, invece, “ancora una volta la cosiddetta Zona Rossa (Toscana, Emilia-Romagna, Marche e Umbria) si conferma uno zoccolo duro per il Pd: le quattro regioni hanno totalizzato circa 515.000 votanti, quindi più del 25% del totale”. Per il resto c’è da segnalare la buona partecipazione al voto al Sud dove Emiliano riesce a battere Renzi nella sua Puglia 50 a 35. Dalle primarie del 2007 che incoronarono Walter Veltroni primo segretario del Pd a quelle del 2009 che videro Pierluigi Bersani avere la meglio su Dario Franceschini, il calo partecipazione è stato del 13%. Dalle primarie del 2009 a quelle del 2013, il calo si è ridotto del 9%, mentre, ora, dopo quattro anni, si è registrato un -34%. “I dati delle primarie del Pd indicano – si legge nelle conclusioni dell’indagine del Cise – una chiara e costante diminuzione nella partecipazione a fronte di una scarsa competitività tra i candidati, dato che il candidato favorito (Veltroni, Bersani e Renzi) ha sempre vinto con largo margine”.

COME CAMBIANO GLI ELETTORI PD

Secondo un’indagine di Cls (Candidate and Leader Selection) curata da Fulvio Venturino, Marco Valbruzzi e Antonella Seddone, i votanti alle primarie sono per il 41% pensionati e l’età media è over 50. Per la precisione: il 42% ha più di 65 anni, il 21% è fra i 55 e i 64 anni, mentre un altro 21% ha un’età compresa fra i 35 e i 54 anni e solo un 15% è un under 35 anni. Alle primarie del 2013 gli anziani erano appena il 29% e i giovani il 19%. Ma a destare preoccupazione è soprattutto il fatto che sia proprio il 40enne Renzi a raccogliere il maggior numero di consensi tra gli over 65: ben il 45% a fronte del 38% di Orlando e del 24% del governatore della Puglia, Michele Emiliano. “Nonostante un leader giovane le primarie confermano una caratteristica dell’elettorato pd che avevamo già riscontrato: il partito è sbilanciato verso le classi d’età più alte mentre il Movimento 5 Stelle prevale tra i giovani”, spiega Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos che ha condotto una ricerca simile per il Corriere della Sera.

LE CLASSI SOCIALI

Per quanto riguarda la composizione dell’elettorato il 14% degli elettori sono lavoratori autonomi, un altro 14% sono dipendenti pubblici, mentre il 16% sono dipendenti del settore privato. Gli studenti sono solo il 7% a fronte di un 41% di pensionati. Tra tutti questi votanti il 47% si definisce di “centrosinistra”, mentre gli elettori “di sinistra” calano dal 37% al 34% ma aumentano di 3 punti coloro che si dichiarano di “centro” o di “centrodestra”. Fra gli elettori di Emiliano e di Orlando, rispettivamente il 44% e il 47% si definisce di “sinistra”, mentre il 50% dei votanti renziani si definisce di “centrosinistra”.

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