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Quale è il ruolo di Malta nella complessa partita che vede protagonisti l’agenzia europea Frontex, le Ong e i trafficanti di uomini? È legittimo il sospetto che le autorità dell’isola lavorino per “dirottare” i barconi carichi di profughi sulle coste italiane?

I dubbi sono alimentati dalla relazione che il contrammiraglio Nicola Carlone, capo ufficio operazioni della Guardia costiera, ha presentato al Comitato Schengen della Camera lunedì 3 maggio.

L’ISOLA RESPINGE I BARCONI

Il punto è questo: le convenzioni internazionali prevedono che chi soccorra un’imbarcazione in difficoltà debba scortare gli occupanti al primo porto sicuro. Nel caso dei migranti che partono dalla Libia, la Tunisia e la stessa Malta sono più vicine della Sicilia (anche se spesso non di Lampedusa). Eppure, malgrado i salvataggi dei naufraghi si spingano sempre più a ridosso delle acque territoriali libiche, il grosso degli sbarchi avviene sulle coste siciliane. La Tunisia non viene considerata del tutto sicura, ma ci si chiede perché le Ong che soccorrono i migranti non li portino a Malta o lo facciano raramente. L’accusa rivolta da Carlone alle autorità maltesi è abbastanza chiara: negare alle navi cariche di profughi il permesso di attraccare ai porti dell’isola. Questo per evitare l’applicazione del trattato di Dublino, che prevede che i richiedenti asilo presentino la pratica nel paese in cui vengono identificati cioè, in quel caso, proprio Malta. Meglio, per la piccola isola del Mediterraneo (appena 440mila abitanti), che tale onere se lo accolli l’Italia. “Ogni volta che riceviamo una chiamata di soccorso avvisiamo i centri più vicini, ma ci dicono di no – ha dichiarato Carlone – È successo un mese fa, almeno un paio di volte con la Tunisia e succede spesso con Malta”. Secondo il contrammiraglio, Malta sottovaluterebbe “le condizioni di pericolo in cui si trovano le imbarcazioni, evitando di intervenire con i soccorsi”.

IL RUOLO DELLE ONG

Altri elementi di interesse, rispetto al ruolo di Malta, sono giunti dalle audizioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro in Parlamento, l’ultima delle quali si è svolta il 3 maggio davanti alla Commissione difesa del Senato. Qui Zuccaro ha ribadito la sostanza delle sue precedenti dichiarazioni al comitato Schengen, in cui affermava una possibile collaborazione di trafficanti e alcune Ong, in cui opererebbero “profili non sempre collimanti con quelli dei filantropi”. Zuccaro non ha precisato a chi si riferiva, anche se ha ribadito la propria “fiducia” nei confronti di Save the Children e Medici senza frontiere “che non devono dimostrare a nessuno quello che fanno”. Zuccaro ha però riproposto ai senatori i dubbi su altre organizzazioni, così come ha sollecitato la necessità di capire chi le finanzia.

I RAPPORTI FRA MALTA E MOAS

Tornando al ruolo di Malta, qui ha base Moas, una delle Ong su cui Zuccaro aveva espresso dubbi nella prima audizione al Comitato Schengen (anche se sulla versione italiana del suo sito si legge che la onlus è registrata in Italia). Sempre a Malta, racconta Il Giornale, vivono Regina e Christian Catambrone, fondatori e finanziatori di Moas.

“Quel che colpisce della MOAS è una struttura assolutamente atipica”, dice a Formiche.net il giornalista di Piazza Pulita, Antonino Monteleone, raccontando le inchieste del programma de La 7 su Libia e migranti, “Medici Senza Frontiere non ha nel suo organico ex ufficiali di alto grado dell’esercito di uno Stato, la MOAS ne ha avuti due: Ian Ruggier, l’ufficiale di Malta che aveva represso con la forza la protesta dei migranti sull’isola, e l’ex capo di stato maggiore maltese Martin Xuereb. Inoltre l’Ong riceve i droni dalla società austriaca Schiebel, un’azienda che oggi vende droni per il salvataggio dei migranti ma domani non si fa problemi a venderli alla portaerei di un esercito”.

Moas il 27 marzo scorso ha organizzato, proprio a Malta, MoasXchange, un forum dedicato al fenomeno migratorio a cui hanno partecipato le principali autorità dell’isola. C’erano il presidente di Malta Marie-Louise Coleiro Preca, l’Arcivescovo Charles Scicluna, il responsabile dell’ufficio immigrazione della Caritas Italia Oliviero Forti, il segretario generale della Comunità di Sant’Egidio Giacomo Zucconi e il Rappresentante UNHCR a Malta, Kahin Ismail.

In ogni caso, Regina Catambrone in un’intervista al Corriere ha rispedito al mittente i sospetti di collaborazione con i trafficanti, ribadendo che l’obiettivo di Moas è aiutare i migranti disperati nel rispetto della legalità e in collaborazione con la Guardia costiera.

LE CONDIZIONI DEI MIGRANTI A MALTA

In ogni caso, che Malta non sia il luogo ideale per i migranti, lo conferma un’inchiesta del Parlamento dell’isola iniziata nel 2012, conclusasi nel 2014 e ripresa da Avvenire in cui si dava conto delle condizioni disumane in cui venivano tenuti i richiedenti asilo, vittime di percosse e violenze sessuali.

In conclusione, fermo restando che non esistono prove della condotta scorretta di Malta nell’ambito degli sbarchi, né di presunti legami fra le autorità dell’isola e Moas, Zuccaro ha sollecitato la politica affinché fornisca alla magistratura nuovi strumenti di indagine, a partire dalle intercettazioni satellitari.

Malta NICOLA CARLONE GUARDIA COSTIERA

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