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I rapporti con le autorità europee sulla ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi non sono affatto stabilizzati. La prima dimostrazione è data dalla richiesta che il Supervisory Board della Vigilanza unica ha fatto perché sia effettuato un aumento di capitale di 8,8 miliardi, a fronte di quello di 5 definito a luglio e confermato a novembre, quando si riteneva sufficiente portare il Cet 1 al 4,5%, mentre ora si richiede di arrivare all’8% sempre ipotizzando lo scenario peggiore. Non sono chiare le ragioni del mutamento, da parte della Vigilanza, che potrebbero essere attribuite, in parte, alla conversione delle obbligazioni subordinate, le quali concorrono alla formazione del patrimonio, in obbligazioni senior. Tuttavia dell’ipotesi di tale conversione si sapeva già da novembre, dunque in tempo per proporre eventualmente una variazione che, invece, imposta ora, ha il sapore chiaro dell’oscillazione di questo controllore, privo di punti stabili di riferimento, a maggior ragione perché la superiore dotazione di capitale è connessa non a eventi attuali o imminenti ovvero, ancora, di non lontana verificabilità, bensì al materializzarsi di scenari di particolare avversità costruiti con un test di notevole severità. Sembra abbastanza singolare che esercizi in vitro debbano poi tradursi nella corresponsione di concrete risorse finanziarie e in tempi rapidissimi. Come se la Vigilanza si privasse poi dei suoi poteri e strumenti di intervento e dovesse decidere una volta per tutte i presidi da introdurre. Se a ciò si aggiunge che nel Supervisory Board la decisione come sopra adottata non è stata unanime, si conferma, una volta di più, che la funzione ha bisogno di urgenti e efficaci interventi di revisione e di reimpostazione.Così non può continuare, mentre con una stretta frequenza si assiste a cervellotiche misure, a provvedimenti miopemente rigoristici, a gravi errori di comunicazione e di informazione. Non è un giocare a tombola, estraendo numeri diversi, di volta in volta.

Un test dovrebbe essere fatto – e subito – sulla Vigilanza unica e sui danni che essa rischia oggettivamente di determinare, da ultimo con un oscillare delle misure imposte che disorienta risparmiatori e mercati e riduce la fiducia, già non eccelsa, che si ripone in questo organo. D’altro canto, il Consiglio direttivo della Bce, a maggior ragione per i rischi che provoca l’operare della Vigilanza unica, deve fare sentire la sua voce: se non lo fa, vuol dire che condivide le misure imposte. Del resto, un autorevole membro del Consiglio, il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, ha espresso giudizi critici sull’operazione in nome di un maggiore, dannoso rigorismo, comunque dimostrando così che l’organo non è un mero terzo.

Ma, poi, c’è il ruolo del governo italiano che deve chiarire con un piano organico come intenda affrontare, in funzione della prossima assunzione della figura di azionista ampiamente di riferimento, tutti i passaggi della ricapitalizzazione, non essendo all’uopo sufficiente il decreto emanato, e gli interventi previsti per le altre banche in difficoltà, distinguendo quelli sul capitale da quelli per lo smaltimento delle sofferenze. Più in particolare, è legittimo chiedersi se il governo sapesse del maggiore onere da sostenere per la ricapitalizzazione, richiesto dalla Vigilanza, o no. Nel primo caso, esso avrebbe omesso di informare mercato e risparmiatori, rimasti ancorati ai 5 miliardi; dovrebbe altresì chiarire se condivida oppure no l’aumento a 8,8 miliardi. Nel secondo caso, avrebbe molte ragioni per contestare formalmente l’operato della Vigilanza. In entrambi i casi la non condivisione dell’aumento dovrebbe portare a una presa di posizione formale, non lasciando nulla di intentato, anche l’eventuale ricorso alle sedi giurisdizionali, non esistendo un potere legibus solutus. Non si tratta di blaterare o di battere i pugni sul tavolo: di fronte a decisioni che appaiono largamente spopositate – e che mirano soprattutto a dare tranquillità al ruolo di burocrati sprovvisti di diretta legittimazione democratica – bisogna agire con determinazione ed efficacia. Tutto ciò, naturalmente, non fa venir meno le responsabilità dello stesso governo nel gestire questa vicenda e di tutti gli altri soggetti coinvolti.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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