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Un comunicato ufficiale che suona come un garbato ceffone alla frenesia renziana post elettorale. Il virgolettato del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è un vero e proprio altolà all’annuncio urbi et orbi di Matteo Renzi di dimettersi già oggi da premier dopo la vittoria del No con il 59 per cento dei voti al referendum costituzionale del 4 dicembre.

Leggiamo il comunicato del Quirinale: “Il Presidente del Consiglio, a seguito dell’esito del referendum costituzionale, ha comunicato di non ritenere possibile la prosecuzione del mandato del Governo e ha pertanto manifestato l’intento di rassegnare le dimissioni.
Il Presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al Presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento“.

Dunque, occorre mettere in sicurezza la legge di bilancio che va approvata entro la fine dell’anno, per scongiurare sciatterie politiche e istituzionali. In verità, ci sono anche altri dossier che necessitano di importanti ed eventuali interventi già in cantiere, dalla riforma Madia della pubblica amministrazione e della dirigenza statale bacchettata dalla Corte costituzionale a quella delle banche popolari azzoppata da un’ordinanza del Consiglio di Stato. Per non parlare del salvataggio di Mps, ora sempre più a rischio con fondi privati: decreto in arrivo con un intervento pubblico nel capitale e con garanzie statali per la ripatrimonializzazione?

Quindi, le dimissioni di Renzi sono state congelate. La baldanza da fiera delle vanità ha lasciato spazio al realismo e al senso delle istituzioni. I fatti prevalgono sugli uzzoli. Tutto frutto di quella guida “autorevole e salda” di Sergio Mattarella, come ha riconosciuto ed elogiato lo stesso Renzi nell’annuncio post elettorale. Una guida “autorevole e salda” che svela nel contempo un’altra leadership, poco autorevole e poco salda.

Matteo Renzi e la soave sberla di Sergio Mattarella

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