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Utili sopra ogni più rosea aspettativa. Le Poste italiane battono le stime del consensus e di Mediobanca. “Nei nove mesi i ricavi hanno segnato una crescita dell’8% anno su anno, in linea con le nostre stime – scrive Gian Luca Ferrari, equity analyst della banca d’affari italiana – mentre il profitto operativo si è attestato a 1,2 miliardi di euro, il 29% di crescita anno su anno e il 5% in più rispetto alla nostra previsione a 1,143 milioni”. Un piccolo ulteriore incremento inatteso che è però molto importante e segnala che la strada seguita dal gruppo è quella giusta.

IL FOCUS SUI CONTI

Nel dettaglio, sono stati i servizi finanziari e assicurativi a tirare la volata all’ex monopolista della corrispondenza: i ricavi dei servizi finanziari sono cresciuti del 4% anno su anno, e anche se sui conti correnti il margine da interessi netto e calato del 2% – meno comunque delle stime di Mediobanca – l’ebit ha segnato una crescita del 5% a 704 milioni. I ricavi del servizi assicurativi hanno segnato un incremento del 10%: “Le spese per il personale sono ammontate a 4,3 miliardi, circa l’1% in meno delle nostre stime – continua Ferrari – mentre il settore posta ha visto un calo dei volumi del 10%, e i pacchi sono cresciuti del 14%. Nel complesso pacchi e posta hanno visto il volume di affari diminuire del 3,6% anno su anno con un netto peggioramento nel terzo trimestre per via della pressione sui prezzi di entrambe le categorie di attività. Tuttavia l’ebit è stato di 35 milioni di euro, sopra la perdita lorda di 137 milioni registrata nei primi nove mesi del 2015”. E il calo non preoccupa in quanto già nelle attese degli analisti e dunque nei prezzi di Borsa (anche per il quarto trimestre è scontato un ulteriore lieve peggioramento).

I DUE ASPETTI POSITIVI

Mediobanca è molto positiva sul titolo delle Poste Italiane, che è partecipata al 65% dal Tesoro e ha un flottante pari al 35% del capitale. Lo è sulla base di alcuni dati importanti. Il primo è la ristrutturazione della divisione poste e l’accelerazione del pacchetto di prepensionamenti preventivati che ha fatto abbassare sensibilmente il costo del personale: nei nove mesi sono stati pre-pensionati 4800 dipendenti e il management ha confermato che si arriverà a quota 5mila, come previsto, entro fine anno. “Inoltre – continua Ferrari, che ritiene che il titolo farà meglio del mercato a 12 mesi con un prezzo obiettivo di 7,7 euro dagli attuali 6 – la società ha continuato a ridurre la sua esposizione ai titoli di Stato italiani che passano dal 75% del suo portafoglio nel 2015 al 71% di oggi. La quota di corporate bond passa invece dall’11 al 13%”. Sul fronte BancoPosta, il management ha reiterato la possibilità di una ricapitalizzazione, dato “il calo dell’8,8% dei depositi al dettaglio anno su anno”.

LO SCENARIO CON PIONEER

“Ora il focus si sposterà – conclude Ferrari – verso potenziali opportunità di M&A, che la società già sta valutando”, ma di cui poco o nulla è stato detto in fase di presentazione dei numeri. Ma il riferimento è chiaro – e palese nel report di Ferrari – alla possibilità di un’offerta per Pioneer che Poste presenterebbe congiuntamente ad Anima e a Cdp e forse anche Aberdeen per la parte no-core del business, secondo quanto riportato dalla stampa.

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