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Prima o poi per tutti, o quasi tutti, gli inquilini della Casa Bianca arriva quel momento in cui più del 50 per cento dei cittadini disapprova il suo operato. Durante la presidenza Trump, tuttavia, questo momento è arrivato molto prima del previsto. Secondo un sondaggio condotto dall’agenzia Gallup Donald Trump si è dimostrato, fino ad ora, un presidente impopolare, raggiungendo un tasso di disapprovazione maggioritario dopo appena una settimana dall’Inauguration Day.

IMPOPOLARITÀ IN TEMPI RECORD
“Donald Trump ha raggiunto un tasso di disapprovazione maggioritaria in un tempo da record, dopo appena 8 giorni”, scrive ForbesIl commento della rivista si basa sul sondaggio realizzato da Gallup, una delle aziende più famose al mondo nel campo delle indagini demoscopiche, il 28 gennaio. “Il sondaggio è stato condotto telefonicamente prendendo in considerazione un campione di circa 1500 adulti; il margine di errore è di circa 3 punti percentuali”, si legge sul sito dell’agenzia.

Inizialmente, secondo l’indagine, il 45 per cento degli americani approvava l’operato del neo presidente, il 45 per cento lo disapprovava e il restante 10 per cento era indeciso. Poco dopo l’Inauguration Day, giorno in cui Trump si è insediato, i dati sono cambiati, registrando una crescita della fetta di cittadini americani contrari alla condotta della nuova amministrazione. Per la precisione, è bastata appena una settimana affinché il 51 per cento degli americani dichiarasse di non approvare il lavoro del nuovo inquilino della Casa Bianca. Un presidente precoce in tal senso, poiché per Bill Clinton questo momento arrivò dopo 573 giorni di presidenza, per George Bush senior ce ne vollero 1336, per il figlio 1205 e per Barack Obama 963. Dal 1945, poi, tre presidenti – Gerald Ford, John F. Kennedy e Dwight D. Eisenhower — un tasso di disapprovazione superiore al 51 per cento non l’hanno nemmeno mai raggiunto.

IL QUINNIPAC UNIVERSITY POOL
Quello condotto da Gallup non è l’unico sondaggio dai risultati poco incoraggianti. Secondo il Quinnipac university poll, basato sui dati raccolti nei primi 5 giorni successivi la cerimonia di insediamento (condotto rispetto a un campione di 1190 elettori, con un margine di errore pari al 2.8 per cento), il 44 per cento degli intervistati ha detto di disapprovare l’operato dell’amministrazione Trump, il 36 per cento di approvarlo e il restante 19 per cento si è dichiarato indeciso.

I democratici, poi, stando al sondaggio, non si sono mai sforzati di dare anche solo il beneficio del dubbio al neo presidente: il 4 per cento ha approvato il lavoro di Trump, mentre il 77 per cento si è detto insoddisfatto.

Dai risultati dell’indagine sono emersi anche altri trend interessanti. Mentre tra gli uomini è stata registrata solo una piccola differenza tra quanti si sono detti soddisfatti e quanti insoddisfatti dall’operato del nuovo governo repubblicano, tra le donne intervistate la metà si è detta insoddisfatta e appena un terzo ha dichiarato il contrario. Altro trend, la percentuale di intervistati che hanno affermato di “disapprovare fortemente” Trump è pari al 40, mentre solo il 29 per cento ha dichiarato di “apprezzarlo fortemente”.
Secondo il Quinnipac university poll, poi, il 50 per cento degli elettori pensa che Trump sarà un presidente peggiore del suo predecessore, Barack Obama.

Da un’ulteriore ricerca condotta dalla Quinnipiac University, e pubblicata il 30 gennaio, è emerso che secondo il 48 per cento dei cittadini statunitensi è giusto “sospendere l’immigrazione da regioni a rischio terrorismo, anche se ciò significa respingere anche i profughi”. Il 42 per cento è contrario e il restante 10 non si è espresso.

UNA SETTIMANA INTENSA
Sebbene di tempo ne sia passato poco dal giorno dell’Inauguration Day, l’amministrazione Trump non si è risparmiata nel promuovere ordini esecutivi che hanno suscitato polemiche. Il via alla costruzione del muro lungo il confine tra gli Stati Uniti e il Messico, l’autorizzazione per la realizzazione di due oleodotti in North Dakota, il divieto di ingresso per gli immigrati provenienti da 7 paesi musulmani e la reintroduzione della “Mexico City Policy”, secondo cui le Ong che forniscono assistenza sanitaria e informazioni riguardo l’interruzione volontaria della gravidanza non riceveranno più fondi dall’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale. Questi sono solo alcuni degli ordini esecutivi firmati dal presidente Trump e che, a quanto pare, poco sono piaciuti al popolo americano.

Sondaggi a parte, che l’amministrazione Trump non stia muovendo nella direzione del pieno consenso popolare lo dimostrano anche le numerose manifestazioni che da giorni animano le strade del Paese. Il giorno successivo l’insediamento si è tenuta la Women’s March on Washington, una manifestazione creata da Teresa Shook per promuovere i diritti delle donne e della comunità Lgbt, sensibilizzare l’opinione pubblica sulla disparità razziale, sui problemi dei lavoratori e sulla questione ambientale. In contemporanea alla Women’s March di Washington se ne sono svolte altre con il medesimo scopo. 500 mila persone sono scese in strada nella capitale degli Stati Uniti, 750 mila erano presenti a Los Angeles, 250 mila a Chicago e 150 mila a Boston. A Londra hanno manifestato in 100 mila.

Migliaia di persone, poi, si sono riunite nei pressi della Casa Bianca, a Washington, e a Battery Park, a New York, per protestare contro la stretta sull’immigrazione. Gli slogan più ripetuti sono stati “No Ban No Wall”, “Dump Trump”, “We are all american”. La causa è stata sposata anche da artisti e disegnatori che si sono uniti alle proteste a modo loro, dando sfogo alla creatività. Così sui social network sono state diffuse le immagini di alcune creazioni che esprimono dissenso nei confronti dell’ordine esecutivo adottato dal presidente Trump per la “protezione della nazione contro l’ingresso di terroristi stranieri”.

Cosa pensano davvero gli americani delle prime trumpate di Donald Trump

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