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Sarà un processo elettorale privo di sorprese, dove il vincitore è già pre-annunciato: il partito Russia Unita. Questa volta non ci sono state proteste, l’agenda del governo non è condizionata in alcun modo e l’opposizione non sta manifestando per il blocco posto ad alcune candidature. Ma le conseguenze delle elezioni legislative che si terranno in Russia il 18 settembre restano un mistero. Nonostante la crisi economica, e l’alto indice di disoccupazione, la popolarità del presidente Vladimir Putin sta vivendo uno dei suoi momenti migliori. L’ultimo sondaggio sostiene che l’82 per cento dei russi vorrebbe una nuova candidatura dello zar al Cremlino.

Qui un reportage fotografico di Bela Doka sui fan di Putin, pubblicato dal Guardian. 

I SEGGI

Gli elettori sceglieranno i deputati della Duma di Stato (la Camera bassa del Parlamento russo), i membri delle assemblee legislative regionali e i capi di diversi distretti federali come la Repubblica di Cecenia, Komi, Ossezia Settentrionale-Alania e le città Tula, Tver’ e Ul’janovsk. In totale, si tratta di 450 seggi, di cui 225 saranno eletti dalle circoscrizioni in maniera uninominale e 225 con le liste dei partiti.

I PARTITI

Tra le (poche) novità di queste elezioni ci sono le primarie dei partiti. Anche Russia Unita, il partito conservatore-nazionalista che sostiene Vladimir Putin, ha eletto i suoi candidati con un processo elettorale interno. Si sono presentati anche Parnas, il partito in cui militava Boris Nemtsov, l’oppositore ucciso nel 2015. Tuttavia, l’ondata di patriottismo che ha provocato l’annessione della Crimea ha sepolto il messaggio liberale promulgato da Parnas.

LA DENUNCIA

Anche il Partito Comunista cerca di vincere qualche seggio nelle regioni. Secondo il leader del partito, Guennadi Ziuganov, “nei piani alti del potere hanno promesso elezioni pulite e dignitose, ma nei piani più bassi agiscono come non si faceva neanche negli anni ‘90: non c’è dialogo politico. Tutto è sporco”. Ziuganov ha detto che la campagna elettorale per le legislative del 18 settembre è la meno trasparente dalla caduta dell’Unione sovietica, avvenuta nel 1991, a oggi.

L’ACCUSA DI NAVALNY 

In un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della sera, l’ex blogger, Alexej Navalny, ha denunciato irregolarità simili: “Questa è la vera ingiustizia. Non avranno bisogno di trucchi o frodi: alle elezioni prendono parte solo quelli che non minacciano il sistema. Il risultato lo sappiamo già, alla Duma ci saranno quattro partiti: Russia Unita, i comunisti, il partito di Zhirinovski e Russia Giusta. E come in passato i partiti democratici, come Yabloko e Parnas, prenderanno il 2 per cento”.

LE PREVISIONI

Per il direttore del Centro di ricerca sull’opinione pubblica russa (Vciom), Valery Fedorov, Russia Unita è scesa dal 45 al 39 per cento: “È stata una tendenza costante, ma non rapida. E l’ultimo sondaggio che abbiamo effettuato nel week-end mostra che questo calo si è fermato. Oggi Russia Unita è circa al 41,5 per cento. E ora il destino delle elezioni è definito. Vediamo che Russia Unita ha mobilitato tutte le sue risorse, ha chiesto il supporto del presidente”, ha spiegato Fedorov in un’intervista con Euronews. “Io posso confermare la mia previsione – ha aggiunto : anche se il partito raccoglierà meno voti che nelle elezioni precedenti – vi ricordo che l’ultima volta ha ottenuto il 49 per cento –, stavolta potrebbe avere qualcosa come il 43-45 per cento o anche il 47 per cento dei voti”.

L’analista russa Ekaterina Shulman, specializzata in processi legislativi, crede che “sono elezioni con risultati prevedibili, ma con conseguenze imprevedibili […] la Duma dipende dal governo e il governo dipende dal prezzo del petrolio”.

LA CRISI

La Russia sta attraversando una profonda crisi economica a causa della caduta del prezzo del petrolio. I bilanci pubblici sono stati calcolati con il barile a 120 dollari, mentre ora è a 40 dollari. Con queste risorse il governo non ha potuto soddisfare le promesse di aumentare le pensioni e ridurre la disoccupazione. Ha dovuto, invece, tagliare il 6 per centro della spesa pubblica. Tutte le sovvenzioni e i sussidi sono stati colpiti da un’inflazione del 13 per cento.

IL VOTO IN CRIMEA

Mentre il dissidente Navalny ha invitato gli elettori russi a boicottare le elezioni, in Ucraina il governo di Petro Poroshenko ha chiesto ai cittadini di non votare nei seggi elettorali in Crimea. Il portavoce del presidente, Sviatoslav Tsegolko, ha scritto su Twitter: “Il presidente (Poroshenko) ha incaricato il ministero degli Affari esteri di informare Mosca dell’impossibilità di effettuare elezioni russe in territorio ucraino”. La Rada Suprema (Parlamento ucraino) ha chiesto alla comunità internazionale di non inviare alcun osservatore internazionale in occasione delle elezioni in Crimea.

Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che la Russia non prenderà posizione rispetto alle dichiarazioni dell’Ucraina, perché la “Crimea è territorio russo”.

mediterraneo daghestan, Russia, Putin

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