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I pochi dati macroeconomici e finanziari finora resi disponibili in ordine alla Nota di aggiornamento del Def 2016 (crescita reale, deficit/pil e debito/pil) sono l’architrave per la prossima Legge di bilancio, che assorbe per la prima volta nella storia repubblicana ogni altra manovra contestuale. Da quest’anno, infatti, si applica la riforma dell’articolo 81 della Costituzione che rende superflua l’adozione della legge di Stabilità, ovvero della Finanziaria. La legge di bilancio, infatti, non è più una legge di recepimento delle precedenti normative di entrata e di spesa.

Per quanto riguarda la crescita dell’economia, il governo ha tenuto conto dell’andamento recentemente riflessivo dell’economia, rivedendo al ribasso le precedenti previsioni-obiettivo: il 2016 si dovrebbe chiudere con un +0,8%, mentre nel 2017 si dovrebbe arrivare al +1%. Nel Def di aprile scorso si prevedeva invece un +1,2% per quest’anno ed un +1,4% nel 2017: rispetto a cinque mesi fa, c’è uno 0,4% in meno entrambi gli anni. Un anno fa, nell’aggiornamento del Def 2015, i dati erano ancora più ottimistici: sia il pil del 2016 sia quello del 2017 sarebbero dovuti crescere del +1,6%. La revisione al ribasso, in dodici mesi, è stata dunque dello 0,8% in ciascuno dei due anni.

Per quanto riguarda il rapporto deficit/pil, quello del 2016 si dovrebbe chiudere al -2,4%, peggiorando di un decimale le previsioni del Def di aprile (-2,3%) e di due decimali le previsioni di un anno fa (-2,2%). Considerando che l’andamento dell’economia è stato nettamente peggiore rispetto alle previsioni (-0,4 punti rispetto alle previsioni di aprile e -0.8% rispetto a quelle di settembre scorso), si deve dare atto al governo di essere riuscito a controllare in modo assai efficace l’andamento del deficit.

Il rapporto deficit/pil relativo al 2017, che era stato programmato al-1,1% giusto un anno fa e portato al -1,8% ad aprile scorso, viene peggiorato ancora: – 2%. Questa percentuale è al netto dell’ulteriore peggioramento (presumibilmente lo 0,4%) necessario per fronteggiare le spese per migranti, sicurezza e terremoto, che andranno contabilizzate a consuntivo,

Considerazioni sostanzialmente analoghe valgono per quanto riguarda l’andamento del rapporto debito/pil: a settembre scorso, si prevedeva che il 2016 si sarebbe chiuso al 131,4%, mentre ad aprile scorso il rapporto era stato portato al 132,4%. A preconsuntivo, con la Nota appena approvata, si aggiunge un altro 0,4%, arrivando al 132,8%. Considerato che nel 2015 il rapporto debito/pil era stato del 132,7%, si può considerare sostanzialmente raggiunto l’obiettivo della stabilizzazione del debito. La Nota di aggiornamento prevede per il 2017 una riduzione del rapporto debito/pil di ben 6/10 di punto, riducendolo al 132,2%. E’ una percentuale peggiore rispetto al 130,9% previsto ad aprile scorso ed al 127,4% della Nota di aggiornamento di un anno fa, che amplifica gli effetti della minore dinamica dell’economia ma soprattutto della ancora più deludente dinamica inflazionistica. Basta pensare che un anno fa si ipotizzava per il 2016 un deflatore dei consumi pari al +1,6% e ad aprile ancora un +1,3%.

Deficit ancora alto, debito appena stabilizzato. Se un fallimento c’è, non è attribuibile alle politiche di bilancio, che devono rispettare i limiti imposti dal pareggio in Costituzione, dal Fiscal Compact e dal divieto di finanziamento diretto da parte della Bce.

La scarsa crescita, e soprattutto la scarsa inflazione, dipendono dall’inefficacia delle politiche monetarie e dall’ostruzione del canale bancario.

Tutti i numerini poco esaltanti del Def ingabbiato da Bruxelles

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