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Stefano Parisi non c’è alcun dubbio, convince sia come manager che come politico poiché possiede esperienza aplomb professionale, energia e ha la risposta giusta al momento giusto. Ho avuto il piacere di conoscerlo e apprezzarlo ai tempi della battaglia cruenta per il Libro bianco e la Legge Biagi: un guerriero colto ed equilibrato, un ottimo amministratore e imprenditore. Della serie di Cairo insomma, dei quali l’Italia ne ha indubbiamente bisogno.

Si è convinto a scendere in politica e per un pugno di voti non è diventato Sindaco di Milano. Dunque bene se ora può guidare una forza di centro destra. Parisi a fine febbraio ha lasciato la carica di presidente di una Tv, ma resta il socio principale di Chili con una quota del 48 per cento, insieme a altri due fondi e altri investitori. Lui comunque resta in consiglio comunale, e ha fatto il miracolo nel centrodestra “della madonnina” di marciare compatto, tutti insieme dalla Lega a Forza Italia fino all’Ncd, che invece in Parlamento sta con il governo.

Ecco spiegate, quindi, le ragioni per cui Parisi va bene e può raccogliere un bel po’ di moderati con la sua governance nell’impegno politico diretto. E’ un primo della classe Parisi, socialista da sempre, e lo ha dimostrato in Fastweb, nell’ufficio studi della Cgil e poi, nel 1984, a soli 28 anni, arriva al ministero del Lavoro come capo della segreteria tecnica di Gianni De Michelis, che lo conferma nello stesso ruolo anche quando passa agli Esteri e poi nel 1992, a Palazzo Chigi con Giuliano Amato, responsabile del dipartimento economico della presidenza del Consiglio, poi con Carlo Azeglio Ciampi, Berlusconi, Lamberto Dini e infine Romano Prodi: cambia il capo del governo, Parisi rimane.

Poi nasce l’Associazione Amici di Mario Rossi, che aveva come scopo dichiarato: promuovere la riforma dello Stato in senso liberale e lì comincio a conoscerlo bene perché poi, insieme a Sacconi diventa l’Associazione Amici Marco Biagi. Nel 1997 Parisi diventa direttore generale del Comune con Letizia Moratti Sindaco. E poi al fianco di Albertini, realizza una riforma di segno aziendalista della macchina comunale cablandola in maniera straordinaria e competitiva. Nel 2000 è alla direzione generale di Confindustria, ai tempi della presidenza di Antonio D’Amato e poi Fastweb…

Con Parisi alla guida, Fastweb continua a crescere e nel 2006 si aggiudica il contratto unico di fornitura per la Pubblica Amministrazione, un appalto da centinaia di milioni. Parisi con il suo dinamismo e la capacità di fare saprà collaborare con le teste pensanti e riformatrici moderate e questa è già una buona ragione per sperare che un po’ tutti gli scapigliati in cerca di leaderismo e di accalappiare il patrimonio berlusconiano, si convincano che è la persona giusta al posto giusto.

Vi racconto la vera sfida di Stefano Parisi

Stefano Parisi non c’è alcun dubbio, convince sia come manager che come politico poiché possiede esperienza aplomb professionale, energia e ha la risposta giusta al momento giusto. Ho avuto il piacere di conoscerlo e apprezzarlo ai tempi della battaglia cruenta per il Libro bianco e la Legge Biagi: un guerriero colto ed equilibrato, un ottimo amministratore e imprenditore. Della serie di…

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