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Mamdani, prossima fermata New York City Hall. La Grande Mela fin dalle le prime proiezioni dell’alba ha un nuovo sindaco: è Zohran Mamdani, 34 anni, candidato Democratico che si definisce “socialista”, con madre indiana e padre dell’Uganda, dove è nato.

Elezione ratificata dallo scrutinio dei voti che evidenzia uno scarto di nove punti fra Mamdani e l’ex governatore democratico dello stato di New York, Andrew Cuomo, una vecchia volpe politica, appoggiato da Donald Trump ed Elon Musk, mentre il candidato repubblicano Curtis Sliwa non ha superato il 7% dei voti.

Zohran Mamdani è il primo sindaco musulmano della città, il primo di origine sud-asiatica e il primo nato in Africa e quando entrerà in carica, il 1° gennaio, diventerà anche il sindaco più giovane della città da oltre un secolo. La madre, Mira Nair, è una famosa regista cinematografica e il padre, Mahmood Mamdani, professore di antropologia e scienze politiche alla Columbia University.

Da politico locale praticamente sconosciuto a 111° Primo cittadino di una metropoli di 8 milioni e mezzo di abitanti, 340.000 dei quali con un patrimonio netto di oltre 1 milione di dollari l’anno e altri 123 concittadini con un patrimonio di svariati miliardi di dollari.

Proveniente da una famiglia di intellettuali della diaspora indiana, si è imposto in pochi mesi nel panorama politico americano come il nuovo astro nascente del partito Democratico, sostenuto dall’ex presidente Barack Obama, ma non da tutto l’establishment del partito. Ha stravinto con un programma per rendere New York più vivibile, con bus e asilo nido gratuiti, supermercati comunali, affitti calmierati, più tasse a tutti i cittadini con un reddito superiore al milione di dollari, e un nuovo Dipartimento per la Sicurezza della Comunità col compito di inviare operatori sanitari psichiatrici a gestire le chiamate di emergenza al posto degli agenti di polizia.

Nonostante i Repubblicani, a cominciare dal presidente Donald Trump, lo abbiano presentato come una minaccia e il volto di quello che definiscono il Partito Democratico più radicale, l’exploit elettorale di Mamdani dà credito ai Democratici che hanno esortato il partito a puntare su candidati progressisti, invece di schierarsi con i centristi nella speranza di riconquistare gli elettori indecisi che hanno abbandonato il partito, risucchiati dall’effetto Trump.

L’attenzione dei media e dell’opinione pubblica è ora rivolta al tycoon che ha minacciato di prendere il controllo della città e di fare arrestare e deportare il neo sindaco di New York. Mamdani è nato in Uganda, dove ha trascorso la prima infanzia, ma è cresciuto a New York ed è diventato cittadino statunitense nel 2018.

È sposato con la 28enne artista Rama Duwaji, nata ad Houston, Texas, da genitori siriani, che pubblica ogni mese sul profilo social l’elenco degli oggetti trovati per strada a New York: libri, quadri, cd, cellulari, indumenti, quadri, sculture, ecc. Un’idea che evidenzia la sua idea della Grande Mela e degli Stati Uniti e che ha catturato l’attenzione di migliaia di giovani newyorkesi.

Cavalcando l’ondata storica di entusiasmo che segna un cambio generazionale e ideologico nella più grande e più ricca città degli Stati Uniti, il neo sindaco ha affermato che il suo successo e la contemporanea vittoria delle candidate democratiche elette prime donne governatrici, Mikie Sherrill in New Jersey e Abigail Spanberger in Virginia, dimostrano che Trump e i repubblicani si possono battere.

“Vedo l’alba di un giorno migliore: l’alba di New York. Se qualcuno può dimostrare a una Nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, è proprio la città che gli ha dato i natali”, ha affermato Mamdani. Ma l’America non è New York. E anche se al fiele, il bacione indirizzato al tycoon rischia di sortire l’effetto di un boomerang.

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