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Rapporto Istat: una depressione inarrestabile del nostro Paese. Si tratta di un nuovo record negativo, non si era mai arrivati così in basso. Il dato avrà conseguenze nefaste sull’invecchiamento della popolazione e sull’economia. Un paese con pochi giovani ha una domanda debole e un’economia stagnante che rischia di precipitare nella spirale senza uscita della stagnazione secolare.

Andando poi a studiare a fondo il Rapporto dalle stime è confermata la frenata della spinta alla natalità da parte anche degli immigrati, ma non da oggi ma dal 2012. Oggi in Italia siamo 60 milioni e viviamo fino a 80 anni e incrociando poi i dati delle regioni e delle dimissioni ospedaliere (per cui la Ministra Lorenzin aveva anticipato ieri in una dichiarazione “la tragedia delle poche nascite è apocalittica”) in Emilia Romagna e Toscana, ad esempio, abbiamo in calo delle nascite compreso tra il 3 e il 5%, quindi, per la prima volta regioni famose per i loro sistemi di welfare accogliente, segnano il passo in linea con il dato nazionale.

Riguardo alle cause, ci sono più fattori. Intanto lo stesso invecchiamento della popolazione ha ridotto il numero di donne giovani, tra quelle in età fertile, rendendo le gravidanze più difficili e definendo le nuove mamme “attempate”. E’ un dato sociale ormai acclarato, inoltre, quello secondo cui le coppie aspettano a fare i figli per vari motivi, legati tra l’altro anche all’instabilità economica e quindi alla crisi, ma non soltanto.

C’è incertezza sul futuro e la famiglia paga le cause non mettendo più al mondo figli. La questione più sconcertante è che persiste una confusione tra i dati segnalati dai vari istituti e ministeri sul mercato del lavoro e ovviamente sulla nuova occupazione. Mentre infuria la bufera sulle campagne elettorali fatte a suon di colpi di machete sugli scandali, i temi del sostegno alla famiglia non li trovi nei programmi dei candidati. Dunque la famiglia, sì quella indicata dalla nostra “Cattedrale Costituzionale”, fatta da un uomo e una donna che procreano, che sono e rimangono il miglior ammortizzatore sociale che ha permesso allo Stato di stare ancora in piedi, facendosi ancora carico delle inefficienze per i disabili, i minori, gli anziani, i figli che non trovano lavoro e restano in casa con i genitori , disoccupati e privi di speranza per il futuro.

L’aggressione sociale e culturale inflitta alla famiglia con imposizioni fiscali e strumentalizzando la lotta contro l’omofobia con l’equiparazione alle unioni civili, tartassando la scuola con programmi scolastici deliranti e sceneggiando anche attraverso i media la famiglia allargata, quella invece c’è negli slogan dei futuri sindaci. E però e però ,senza famiglia stabile disposta a mettere al mondo figli e ad educarli e ad amarli, la società entra in crisi profonda e questo è evidente già da ora. Dunque i dati di Istat oggi confermano che questo governo e quelli che verranno hanno problemi emergenti che vanno oltre le unioni civili e la riforma della costituzione violata, con i quali isterismi demagogici hanno occupato e occuperanno i prossimi mesi della politica nostrana.

Chi verrà eletto avrà il problema di imboccare la via maestra della ripresa economica, della crescita della conseguente creazione di posti di lavori perché i giovani di oggi possano contare su un reddito sufficiente quando non solo si ritireranno dal lavoro, ma prima ancora possano procreare e investire in un progetto di vita. Allora Renzi per una volta sola, faccia il Presidente del Consiglio e faccia concretamente quello che dice e che non fa:”Il debito pubblico va ridotto non perché ce lo chiede l’Europa ma perché ce lo chiedono i nostri figli”. Altroché flessibilità consociativa e il padre di famiglia solo per esibire la prole a Francesco!

Matteo Renzi

Perché in Italia non si fanno più figli

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