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Lo scudo missilistico Aegis-Nato rivolto verso oriente è operativo, nonostante la Russia denunci il fatto di sentirsi minacciata dal sistema.

CONTRO GLI IRANIANI

“Ora abbiamo la capacità di proteggere la Nato in Europa”, ha detto Robert Bell, inviato del Pentagono all’Alleanza parlando dalla base di Deveselu, nel sud della Romania. “Gli iraniani stanno aumentando la loro capacità [missilistica] e dobbiamo muoverci in anticipo”, ha spiegato Bell ai giornalisti, aggiungendo che il sistema sarà presto consegnato al comando della Nato. Un altro impianto analogo, basato sui missili intercettori SM-3 Block, sarà costruito in Polonia, a Redzikowo, vicino all’enclave russa di Kaliningrad, e dovrebbe essere pronto per il 2018.

Dunque nonostante lo storico accordo sul nucleare chiuso nel luglio scorso, l’America e la Nato continuano a temere Teheran come una minaccia. Questo perché al di là della linea politica moderatamente riformista mostrata dal governo iraniano, incarnata dal presidente Hassan Rouhani e ancor più dal capo della diplomazia Jawad Zarif, la Repubblica islamica continua a covare internamente posizioni radicali e reazionarie rappresentate dai Guardiani rivoluzionari, il corpo militare teocratico che allunga i tentacoli su tutti il sistema statale iraniano.

NON CI SONO NEMICI SPECIFICI

Dacian Ciolos, il premier romeno, durante l’inaugurazione dell’impianto ha dichiarato che lo scudo missilistico rispetta i provvedimenti della Carta delle Nazioni Unite: “Lo scudo missilistico è uno strumento progettato esclusivamente per l’auto-difesa contro le minacce di missili balistici (ossia quelli che hanno ampia gittata ed escono dall’atmosfera terrestre, ndr), rafforza la capacità del sistema di difesa missilistica della Nato ed espande la copertura e la protezione per gli Stati alleati dell’Europa centro-meridionale, riducendo il rischio di possibili attacchi balistici al di fuori dello spazio euro-atlantico”; posizione più morbida rispetto alle parole dell’inviato americano, visto che non ha indicato nessun nemico specifico per non infastidire nessuno, visto che è il suo territori ad essere esposto in prima fila.

UN APPARATO ARTICOLATO

13178558_1257960364233857_7089106232034969197_nGli intercettori dell’impianto costato 800 milioni di dollari (nella foto il funzionamento spiegato in un’infografica da Radio Free Europe), andranno a completare un apparato composto anche dagli incrociatori lanciamissili classe TiconderogaArleigh Burke, che solcano continuamente le onde del Mediterraneo. Due stazioni di allarme precoce sono state schierate invece alla stazione della RAF di Fylingdales ed in Turchia. La stazione mobile AN/TPY (Army Navy / Transportable Radar Surveillance) è stata schierata a Kürecik, in Turchia. La presenza di Nato nell’Europa orientale è in aumento negli ultimi quattro anni, frutto di un bilanciamento alla politica aggressiva russa.

LA POSIZIONE DI MOSCA

Pochi giorni fa il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha affermato che “gli Stati Uniti hanno la necessità di dimostrare la necessità di un sistema di difesa missilistica”. Mosca non ritiene sufficienti le rassicurazioni americane ed europee e si sente minacciata lungo i propri confini occidentali. E rilancia: il generale Serghei Karakayev, comandate delle Forze strategiche missilistiche (Rvsn), ha annunciato che la Russia ha messo in cantiere nuovi missili balistici intercontinentali in grado di penetrare lo Scudo missilistico Usa. “Questa decisione è dannosa e sbagliata, perché è in grado di sconvolgere la stabilità strategica”, ha detto alla Mikhail Ulyanov, capo del dipartimento del ministero degli Esteri russo per i problemi di proliferazione e controllo degli armamenti. Mosca sostiene che lo schieramento dell’Aegis sia una violazione dell’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty (INF), trattato di eliminazione degli arsenali a corto e medio raggio firmato da Ronald Reagan e Mikhail Gorbachev nel 1987.

Nato

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