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Funzionari americani hanno confermato al Washington Post che avamposti tattici delle forze speciali americane sono operativi dalla fine del 2015 in Libia, con il compito di costruire una forze offensiva per contrastare lo Stato islamico.

Le postazioni si troverebbero ad est come ad ovest, a conferma che la programmazione militare si muove in anticipo rispetto alla diplomazia e alla politica, dicono alcuni analisti. Se il Paese è diviso a metà tra un governo a Tripoli voluto dall’Onu che non riesce a ottenere il sostegno della Cirenaica, i team della Sof statunitensi, composti da “meno di 25 soldati”, hanno già stabilito una sorta di comando congiunto unificato. A est sarebbero nelle basi delle milizie di Misurata fedeli al premier designato Fayez Serraj, a ovest in quelle di Bengasi (Benina) controllate dalle forze cirenaiche guidate dal generale Khalifa Haftar.

CONTACT TEAMS

Si tratta di due contact teams con compiti più politici che militari, in quanto stanno lavorando da mesi per individuare le fazioni libiche potenzialmente alleate, ma nel frattempo raccolgono anche informazioni sui movimenti dei baghdadisti. A questi team, insieme ad altri omologhi occidentali, si collegherebbero i successi nelle campagne mirate: al loro lavoro (collaborazione di forze speciali americane e francesi) si deve l’eliminazione, a novembre del 2015, del capo di tutto lo Stato islamico in Libia, Abu Nabil al Anbari, noto come Abu al Mughīrat al Qahtānī (il cui volto è apparso postumo, giovedì per la seconda volta in un banner Twitter in cui il gruppo minacciava, ancora, di marciare su Roma). È anche per proteggere queste squadre, di dimensioni così limitate e inserite all’interno di un contesto altamente ostile, che gli Stati Uniti hanno chiesto all’Italia la possibilità di utilizzare la base di Sigonella per il decollo di veicoli senza piloti armati.

A EST E A OVEST, OLTRE LA POLITICA LIBICA

Dal punto di vista politico-diplomatico – notano diversi osservatori – è molto interessante la disposizione geografica dei due team, sebbene confermi comunque altre indiscrezioni uscite in passato. La presenza di una squadra di contatto ad est e un’altra ad ovest testimonia come come la carta Haftar sia un piano B del tutto utilizzabile dall’Occidente.

Governi e generali americani ed europei sono alla ricerca di partner libici affidabili, a cui appoggiarsi nell’eventualità di un intervento su scala più ampia. Sotto quest’ottica va letta la decisione del Consiglio presidenziale guidato da Serraj di creare un nuovo corpo militare ufficiale, la Guardia presidenziale, ufficialmente riconosciuto dall’Occidente. La scorsa settimana anche la leadership egiziana, dopo un incontro al Cairo col futuro premier libico, ha avallato il percorso di Serraj, auspicando che la Libia e le sue forze armate tornino unite; l’Egitto è stato finora uno degli sponsor esterni all’indipendentismo cirenaico.

Libia, dove sono le forze speciali Usa

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