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La Cina punta sulla farmaceutica italiana. E lo fa mettendo gli occhi su un gioiello di casa nostra, il Gruppo Recordati, storica azienda di Correggio, che capitalizza a Piazza Affari circa 6 miliardi di euro e controllata per il 51 per cento del capitale proprio dalla famiglia Recordati.

A puntare sulla società che questo anno ha tagliato il traguardo dei 90 anni di vita è un mega colosso cinese Fosun Pharmaceutical Group, fondato nel 1994, con oltre 17mila dipendenti e quotato nel listino di Shanghai. La società fa parte di un fondo attivo in diversi settori tra i più importanti in Asia che nel 2015 valeva oltre 11 miliardi di euro di fatturato e di 1,2 miliardi di profitto ed è specializzata nella produzione e nella commercializzazione di farmaci, in particolare è leader nella cura delle malattie del fegato, del diabete, della tubercolosi e prodotti diagnostici, oltre ad essere il fornitore a livello mondiale di farmaci anti-malaria.

Guidata dal cinquantenne Guo Guangchang per Forbes il 19° uomo più ricco della Cina, con un patrimonio personale di 6,3 miliardi di dollari, conosciuto anche per i suoi investimenti spericolati ma di successo come il Warren Buffett cinese, più che sulla ricerca la società focalizza il proprio business sulla commercializzazione dei medicinali, non a caso è il secondo azionista di Sinopharm, il più grande distributore farmaceutico della Cina.

L’attenzione per Recordati partirebbe proprio da questo assunto, trovare una sorta di cavallo di Troia che permetterebbe al gruppo Fosun di penetrare nel mercato non solo italiano ma anche europeo, con particolare attenzione all’Europa dell’Est a partire dal mercato russo dove Recordati ha un’efficiente rete di distribuzione. Un’azione che potrebbe definirsi “predatoria” che è poi anche un modus che la Cina ha adottato negli ultimi anni per conquistare sempre più mercati e quello farmaceutico fa gola perché tradizionalmente è un settore anticiclico che ha risentito poco anche in Europa degli effetti della crisi economica.

D’altra parte le acquisizioni, soprattutto di natura speculativa, sono nel dna di Guo Guangchang noto alle cronache per aver acquistato lo scorso anno il Club Med, Le Cirque du Soleil e Palazzo Broggi, ex quartier generale di UniCredit, oltre ad aver fatto circolare il proprio interesse per rilevare il Milan, che poi è stato venduto ad un’altra cordata sempre cinese. Per farsi un’idea di cosi sta parlando basta considerare che all’estero, dal 2010 a oggi, il gruppo Fosun ha speso oltre 15 miliardi di euro e nel campo farmaceutico l’operazione che ha fatto più scalpore è stata quella relativa all’indiana Gland Pharma il cui 86 per cento è andato alla società cinese per 1,3 miliardi di dollari.

Un personaggio, mister Guangchang da un passato abbastanza oscuro: vicino sì alla nomenclatura comunista, ma che è stato arrestato, anche se per solo 24 ore nel dicembre scorso, dalla polizia di Shanghai proprio per la campagna contro la corruzione avviata proprio dal segretario del partito comunista Xi Jinping.

Intanto Piazza Affari, alla notizia dell’interesse del colosso cinese per Recordati, ha fatto salire il titolo (+3 per cento) anche se fonti vicino al gruppo hanno smentito il possibile passaggio di mano con l’interesse semmai di valutare soltanto possibili alleanze geografiche di prodotto escludendo la vendita del controllo societario.

Recordati, che nel 2015 ha avuto ricavi consolidati per oltre un miliardo di euro, un utile operativo di 278,5 milioni e un utile netto di 198,8 milioni di euro, ha visto questa estate la scomparsa del suo fondatore e presidente, Giovanni Recordati, dopo una lunga malattia. Adesso è guidata da Alberto Recordati presidente e da Andrea Recordati, già chief operating officer, ora vicepresidente e amministratore delegato. Che la società sia in salute lo dimostra anche l’andamento del titolo azionario che da un minimo di 4,99 euro a maggio 2012 sono arrivate alla quotazione attuale di 28 euro.

Ecco chi sono i cinesi che vogliono Recordati

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