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Nelle corse alla nomination democratica e repubblicana, è ‘febbre di New York’, pur se le primarie nello Stato della Grande Mela si svolgeranno solo il 19 aprile. E sale la temperatura dello scontro tra Hillary Clinton, che vuole e deve assolutamente vincere là dove fu eletta senatore nel 2000, se non vuole perdere credibilità, e il suo rivale Bernie Sanders, mentre il presidente Barack Obama dimostra crescente insofferenza per Donald Trump, che incappa in una ‘gaffe / lapsus’ sull’aborto, quando parla di punire chi lo pratica (“i medici, non le donne”, chiarisce, ex post, quando tutti avevano invece capito il contrario).

Obama giudica “irresponsabili” le sortite sul nucleare fatte da Trump in coincidenza del Vertice sulla non proliferazione, con il rischio incombente d’una ‘bomba sporca’ nelle mani dei terroristi. “Trump sa poco di politica estera e si sicurezza nucleare”, dice il presidente, dopo che lo showman non aveva escluso l’uso del nucleare “se necessario”: un’eventualità che è nella dottrina militare Usa, ma che viene sempre evocata con molta prudenza. Il commento di Obama giustifica quello analogo del candidato repubblicano John Kasich, “Trump non è preparato per la presidenza”.

La Casa Bianca mette pure sotto accusa i media per lo spazio indiscriminato dato alle affermazioni del magnate dell’immobiliare, accusandoli di farsi megafono acritico delle sue affermazioni solo perché fanno audience. Trump è però più impegnato a fare marcia indietro sull’aborto, dicendo che le leggi ci sono già e non vanno cambiate, che a rintuzzare Obama sul nucleare. Lo showman è anche nel mirino del fisco, che sta facendo controlli sui suoi redditi dal 2009 al 2014.

Sanders, che a febbraio ha di nuovo raccolto più soldi di Hillary (43,5 milioni contro 30,1), ma ha anche speso di più (40,9 milioni contro 34,3 milioni), è all’offensiva. A fine febbraio, secondo i dati della commissione elettorale federale, il senatore del Vermont aveva complessivamente raccolto 140 milioni di dollari circa da quasi due milioni di donatori singoli, mentre Hillary raggiungeva quota 161 milioni da un milione di donatori singoli.

Il candidato ‘socialista’ ha detto al regista nero Spike Lee che, se vincerà a New York, dove sarebbe in svantaggio, otterrà pure la nomination e la Casa Bianca, Ma Hillary lo accusa di “giochi politici e attacchi negativi”. Tra l’altro, Sanders ha rifiutato tutte le date finora proposte per un dibattito in tv, pur sollecitandolo. “Sono stufa, sono veramente stufa delle bugie di Sanders su di me”, ha risposto, piccata, l’ex first lady a un attivista di Greenpeace che la accusava di accettare donazioni dall’industria dei combustibili fossili, citando come fonte la campagna del senatore, il cui portavoce Michael Briggs ribadisce: “La verità è che la Clinton ha fatto affidamento sui fondi dei lobbisti che lavorano per l’industria petrolifera e del gas”.

Anche a New York, la Clinton punta sulla diversità, lanciando la sua campagna da Harlem, storicamente il quartiere dei neri.

NY scalda il match tra Hillary e Sanders, Obama contro Trump

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