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Andrà così? Non lo so, ma ha ragione l’amico Stefano “…anche per i giornaloni italiani vale la legge dell’oltre: oltre Roma, oltre le Alpi. L’alternativa, con quel che attraversa oggi i mass media, siano fatti di carta, di onde, di bit, è l’oblio”. Parole sante le sue, ma esse devono essere lette in termini di business e manageriali, non certo culturali. Considero questa una grande opportunità, per un giornalismo “corsaro” tutto da costruire, grazie a due concentrazioni, “Repubblica/La Stampa/Secolo” (fatta) e “Corriere/Sole” (da fare), alle quali probabilmente ne seguiranno altre di giornali di media-alta stazza. Una volta imboccata questa strada è il ceo capitalism che detta il protocollo per diventare, sempre meno liberi ma sempre più grandi, oltre le Alpi, prima, oltre gli oceani, poi. Il “consolidamento” di cui parla Marchionne è questo, le proprietà vendono, il ceo comanda, in nome del mercato. Il business si fa sull’abbattimento dei costi e l’ottimizzazione degli investimenti, non certo sui ricavi e sulla crescita.

A differenza del capitalismo classico, il ceo capitalism prevede la scomparsa delle proprietà riferite a “Famiglie” (Repubblica, La Stampa) o a “Salotti alto borghesi” (Corriere) e il controllo affidato a un azionariato talmente diffuso, da farsi liquido, nel senso più sociologico del termine. La governance delle nuove aziende editoriali sarà modificata radicalmente. L’amministratore delegato attuale verrà declassato a capo della “struttura”, così l’attuale direttore responsabile declassato a semplice interprete-garante della linea editoriale e del controllo del perfetto allineamento politico dei giornalisti al conformismo fattosi norma (brutalmente: un kapò). Tutto il potere sarà concentrato nel CEO, al contempo supermanager e proprietario facente funzione, e garante di ultima istanza verso il Sistema. Senza futuro le vecchie grandi firme, ex sacerdoti con ermellini spelacchiati.

Un mese fa ipotizzai che anche per i grandi giornali valeva il parallelo con il processo di concentrazione-fusione del business delle birre. Qua sono rimaste i marchi, le etichette, l’immagine di prodotto ma il liquido è lo stesso, stesse le reti distributive, stesse le politiche prezzi: però meno addetti, lavori poveri, minor qualità. Questo succederà anche ai giornalisti (la mitica “22” si è già fatta “postazione web”, mancava la “postura”: da dritta a inclinata), i giornali, fattisi giganti, perderanno via via l’allure nobile di portatore di libertà per assumere la stessa dignità di una lattina di birra: un prodotto tecnicamente perfetto, di basso costo, senz’anima. Questi processi di successivi consolidamenti, nel caso delle birre, hanno fatto nascere, di contro, molte birre artigianali. Lo stesso avverrà nei giornali, i giornali medi piccoli non hanno alternative, dovranno o suicidarsi, gommoni al servizio delle corazzate, o assumere connotazioni, non solo “artigianali” ma pure “corsare” (questa la parola chiave, tutta da declinare, di chi crederà ancora nel giornalismo libero).

Una grande opportunità per quelli di noi che sapranno scrivere in modo nuovo, libero dalla sudditanza del Potere, per giornali snelli, leggeri, corsari, contro le corazzate, per definizione legate con lacci e lacciuoli alla Classe Dominante. Saranno enormi le praterie a disposizione di chi vuole intraprendere. Suggerisco di studiare il caso del “This Day”, uscito lunedì della scorsa settimana, nell’alveo del Gruppo Trinity Mirror, che a sorpresa ha deciso di puntare sulla carta stampata, primo quotidiano uscito da trent’anni a oggi in Inghilterra. Il suo target è rivolto a persone che non leggono più i giornali di regime. Dicono: “This Day” punta a conquistarli con una rigorosa selezione di notizie, impacchettate per chi ha poco tempo a disposizione, massimo 30 minuti. Sarà politicamente neutrale perché secondo una ricerca di mercato gli inglesi sono stufi della faziosità dei loro grandi giornali”. Parole sante per le mie orecchie.

Una sola domanda: quanti saranno quelli di noi, liberi e perbene, che vogliono ciò?

(Articolo pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

Vi racconto la magnifica era che si apre con Repubblica-Stampa

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