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Lavoro, donne, progetti, aspirazioni. Di tutto questo, e di molto altro, si è parlato ieri nella sala Cobalto della sede di Eni in occasione del “Pink about tomorrow”. Presenti una cinquantina di studentesse provenienti da alcuni istituti superiori di Milano e in procinto di terminare il loro percorso di scuola media superiore. A presentare sogni e progetti, declinati in chiave totalmente femminile, una schiera di esperti: Marco Coccagna, amministratore delegato di Eni Corporate Univerisity; Simone Caroli, esperto di politiche giovanili del lavoro ed esponente di Confindustria Lecco; Giulia Fiore, Vice President Coordinamento Processi, Metodologie e Sviluppo Risorse Umane di Eni; Valentina De Nicola, addetta ai rapporti con le università per Eni; Roberto Salati, psicologo. Inoltre, hanno raccontato la loro esperienza personale in azienda anche Valentina Cellilli, ingegnere chimico della Raffineria Eni di Sannazzaro, e Elisa Brunnich, geologa.

IL MERCATO DEL LAVORO
A illustrare il quadro del mercato del lavoro è stato Simone Caroli. “In Italia il mercato è anziano non riesce a includere i giovani” ha esordito l’esperto che poi ha aggiunto: “La scuola italiana produce sempre meno tecnici, per motivi culturali o di mancato orientamento. Per questo, si tende a preferire più la formazione teorica che quella tecnica che però è meno spendibile sul mercato del lavoro”. E’ noto il fatto che il mercato sia alla ricerca di 76 mila figure professionali con urgenza ma che queste siano introvabili. Periti meccanici, tecnici del legno, periti elettronici, ingegneri dell’industria, matematici, ingegneri elettronici. “Perché sono introvabili? I motivi possono essere molteplici. Per il 38 per cento potrebbe esserci un gap di competenze, per il 34.5 per cento di offerta e per il 23.5 di aspettative” ha spiegato Caroli. Inevitabile a questo punto un focus sul sistema educativo italiano che non è un sistema VET (vocational education e training). Il lasso di tempo tra l’istruzione e il lavoro è infatti molto più ampio rispetto a altri paesi (ad esempio, il sistema duale tedesco). “In Italia prevale un’istruzione terziaria accademica” ha detto ancora.

IL VALORE AGGIUNTO DELLE DONNE
Ma chi si laurea? “Tendenzialmente le donne che si iscrivono alle facoltà scientifiche si laureano anche più velocemente degli uomini”, ha detto ancora Caroli. Le donne hanno una marcia in più. E non è uno scatto d’orgoglio femminista a dirlo ma i fatti. “Determinazione, perfezionismo, multitasking, flessibilità, creatività, sensibilità, concretezza, queste sono le caratteristiche migliori delle donne”, ha concluso l’esperto.

IL LINK CON LE UNIVERSITA’
Valentina De Nicola ha spiegato: “Sempre più spesso, Eni cerca di instaurare rapporti con le università. L’obiettivo è quello di anticipare l’incontro degli studenti con il mondo del lavoro”. Poi, ha specificato: “Si cerca di offrire maggiore concretezza ai giovani attraverso master di primo e secondo livello”. Esiste infatti un portale di orientamento al lavoro (you@eni) che permette di conoscere più da vicino il mondo Eni.

LE STORIE
Valentina Cellilli e Elisa Brussich hanno poi raccontato la loro esperienza in azienda. L’ingegnere e la geologa hanno ripercorso la loro carriera. “Ho fatto il liceo classico, con 2-3 ore a settimana di matematica e poi mi sono iscritta a Ingegneria”, ha detto la Cellilli. Anche quando è arrivata a San Donato, Valentina ha scelto di andare in ufficio “mi sembrava fosse una cosa più da donna”, poi però ha capito che la sua vera vocazione era stare sul campo “e così la raffineria di Sannazzaro è diventata la mia nuova casa”. Ha aggiunto: “Da dicembre 2012 faccio parte del reparto tecnologico della SOI EST, mi occupo di monitorare e mantenere sotto controllo le prestazioni degli impianti di competenza e fornisco assistenza nella gestione degli stessi”. Anche Elisa Brussich, trentina doc, ha raccontato le sue esperienze “in campagna”, fatte a contatto con la natura. “Sin da piccola ho capito che il mio lavoro doveva avere a che fare con le rocce. Ho studiato, mi sono iscritta a Geologia e proprio nel periodo universitario il mio rapporto con Eni è nato e si è consolidato”, ha detto. E’ stata in giro per tanti anni, in Egitto sul Sinai si è occupata di formazione nell’ingegneria del petrolio e ha fatto una delle esperienze più importanti della sua vita. “Mi occupo di petrofisica: sulla base di responsi elettrici, acustici, magnetici, elettromagnetici e radioattivi di alcuni strumenti calati nel pozzo perforato, interpreto la minerologia, geologia e mineralizzazione degli strati attraversati, individuando a che profondità si trovano olio, acqua e gas” ha spiegato subito. Ha aggiunto: “Nella mia vita non c’è stata solo la carriera, ma anche la famiglia. Sono sposata e mamma di due bambini”. Prova del fatto che anche le donne che lavorano possano affiancare alla carriera, una vita da moglie e madre.

TUTTE LE DONNE DEL CANE A SEI ZAMPE
Anche l’Eni quindi ha uno staff ‘ad alto tasso di quote rosa’. “Su 35 mila persone che lavorano in azienda – ha detto Giulia Fiore il 23-24 per cento sono donne. Il 50 per cento si occupa di attività di staff, il 35 per cento di acquisti e commerciale e il 30 per cento di ricerca e sistemi informatici”. E i posti dirigenziali? I dati (aggiornati nel 2015) dicono che in Eni il 30 per cento delle donne è stato nominato responsabile, il 23 per cento è responsabile e il 14 per cento dirigente. Il consiglio d’amministrazione è composto per il 36 per cento da donne.

Pink about tomorrow, tutti i dettagli

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