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Il Forum economico di San Pietroburgo si chiude con un bilancio positivo per le numerose imprese italiane presenti in Russia. Segno – secondo ambienti imprenditoriali e governativi – che vi è la volontà di far nuovamente decollare le relazioni economiche e commerciali tra i due paesi. In totale, al termine dei colloqui italo-russi, sono stati sottoscritti undici fra accordi e lettere di intesa, per un controvalore pari a 1,3 miliardi di euro, come ha confermato lo stesso presidente russo, Vladimir Putin. Si tratta, però, di intese che potrebbero portare il giro di affari a 4 miliardi di euro, ha sottolineato invece il premier italiano, Matteo Renzi. “Qui oggi c’è un pezzo d’Italia molto importante”, ha enfatizzato l’altro rappresentante del governo italiano presente alla Davos russa, il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda. “Quello fra Italia e Russia è un rapporto profondo che va avanti da molti anni: per il governo si tratta di capire che cosa possiamo fare per migliorare questo rapporto”, ha aggiunto Calenda.

I DOSSIER DELL’ENI

Le intese di peso sono, dunque, arrivati. Partiamo da quelli in campo energetico, dove il Ceo di Eni, Claudio Descalzi, ha sottoscritto una direttiva di base con la compagnia petrolifera russa Rosneft. La direttiva riguarda la collaborazione su tutta la catena produttiva del greggio, compresa l’esplorazione, la produzione, la raffinazione e lo sviluppo tecnologico degli idrocarburi. Ma in particolare, Igor Sechin, capo di Rosneft, secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier vorrebbe coinvolgere il Cane a Sei Zampe per la ripresa delle esplorazioni sui giacimenti di idrocarburi scoperti nel mare di Kara (porzione meridionale del mar glaciale Artico) che i russi sono stati costretti a sospendere per carenza d’investimenti da parte dei partner stranieri dopo lo scoppio della crisi ucraina e per il conseguente mancato trasferimento di tecnologie estrattive occidentali dovuto alle sanzioni. Sempre con Rosneft è stata firmata una joint venture da parte di Fincantieri per la progettazione di una nuova tipologia di unità navale, che verrà costruita presso il cluster cantieristico di Zvezda, nella Russia orientale.

COSA HA FATTO FINMECCANICA

Molto attiva anche Leonardo-Finmeccanica. L’ad della compagnia italiana Mauro Moretti ha firmato un’intesa di sviluppo di strategia con Russian elicopter per spingere l’AugustaWestland 189 “il nostro gioiello elicotteristico”, ha detto ai russi Moretti. Niente di nuovo, invece, sul fronte della più complessa partnership con Sukhoi per il progetto del Superjet 100. Moretti ha utilizzato parole diplomatiche: “”Stiamo rinnovando, per continuare a svilupparla, la grande collaborazione sul Superjet100″. Vedremo in futuro quali saranno le reali intenzioni di piazza Monte Grappa. Sempre Leonardo-Finmeccanica ha, infine, firmato un protocollo di intenti per la realizzazione di un progetto di investimento nel campo della cybersecurity con le Poste russe.

 

SAIPEM E NORD STREAM

Stefano Cao, fresco di nomina alla guida di Saipem, non ha ottenuto particolari rassicurazioni in merito alla possibile partecipazione al progetto Nord Stream II (sul quale invece sembrava puntare la società, anche come compensazione per la cancellazione delle commesse sul South Stream avvenuta quest’inverno) ma ha avviato un partenariato strategico e di cooperazione incentrato su attività legate al gas naturale liquefatto (Gnl) con Novatek, il più grande produttore indipendente di gas naturale della Federazione Russa. Lo scopo dell’accordo è quello di sviluppare e rafforzare la partnership strategica e la cooperazione nelle infrastrutture di trasporto del gas, che Novatek ha bisogno di portare avanti per crescere di dimensioni. Il ceo di Novatek, Leonid Mikhelson, ha poi concluso due accordi con Lorenzo Simonelli, Ad della General Electrics Oil & Gas: uno di partenariato strategico e cooperazione tra Ge Oil & Gas/Nuovo Pignone e Novatek e un altro tra Ge Oil & Gas/Nuovo Pignone e la Yamal Lng, per fornire apparecchiature tecniche allo stabilimento Gnl nella regione siberiana dello Yamal, dove si produce in pratica la quasi totalità del gas russo destinato all’Italia.

 

LA CASSA E ALTRE AZIENDE

Molto attiva anche Cassa Depositi e Prestiti, che, alla presenza di Fabio Gallia, ha dato vita ad un Memorandum of Understanding tra Sace, Socar, la compagnia petrolifera di stato della Repubblica dell’Azerbaijan, Exiar, l’agenzia russa di credito all’esportazione e il Gruppo Gazprombank (la banca d’investimento del colosso energetico Gazprom per intenderci)volto al finanziamento del progetto Gpc: la costruzione di un impianto petrochimico a Garadagh, nei pressi di Baku, in Azerbaijan, destinato a rifornire l’Europa, la Turchia e la Cina. Il progetto vede il ruolo attivo della società di costruzioni ed ingegneria Maire Tecnimont (tra l’altro una delle realtà tradizionalmente radicata in Russia) che ha a sua volta firmato un accordo di collaborazione con il cliente Eurochem e con la società russa di costruzioni Velesstroy. Insomma, se il premier Renzi – come riferiscono le cronache diplomatiche – si è mangiato le mani per non aver potuto seguire la partita della nazionale (perché impegnato nel trilaterale con il presidente Putin e con il presidente kazako Nazarbaev) di certo non può che essersi leccato le dita per l’importante bottino che l’Italia riporterà a casa da San Pietroburgo.

matteo renzi

Eni, Saipem, Finmeccanica. Tutte le intese al Forum di San Pietroburgo

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